Coi: rivisti finalmente al rialzo i limiti di alcuni acidi grassi
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Un vero e proprio successo quello che la filiera italiana dell'olio d'oliva, con la regia del MIPAAF, ha ottenuto facendo riscrivere al Consiglio oleicolo internazionale i limiti dei parametri di purezza dell'olio d'oliva.
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Questi acidi grassi sono degli indici di purezza in quanto servono ad individuare se in un olio sono state introdotte o meno sostanze estranee all'oliva, come nel caso di semi o di oli raffinati. La composizione totale di acidi grassi dell'olio è data per la maggior parte dall'acido oleico, che può variare da un minimo del 47% del totale fino ad arrivare all'82%, come nel caso degli extravergini made in Italy. La sola ipotesi di poter finire fuori parametro per alcune cultivar avrebbe portato al loro deprezzamento sul mercato, dando via così a una serie di fenomeni di speculazione commerciale.
Grazie al lavoro della filiera italiana dell'olio d'oliva, guidata dal MIPAAF, sono stati inviati al Coi circa 8-9.000 campioni di olio di almeno tre diverse annate provenienti da Puglia e Calabria. Valutati così i livelli mediani di questi acidi, superiori ai limiti fissati dal Coi, si è proceduto alla richiesta di modifica di questi ultimi. In meno di un anno si è giunti così alla modifica, grazie anche alla collaborazione di altri paesi produttori, come Spagna, Francia, Grecia: tempo davvero molto breve se si considera che l'Argentina ha impiegato non meno di sei anni per ottenere dal Coi una modifica del limite degli steroli.
Redazione