Cambiamento climatico: nuovi tipi di grano resistenti al caldo
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Dal programma internazionale di breeding del frumento duro all’Icarda (International Center for Agricultural Research in dry areas - Centro Internazionale per la ricerca nelle regioni aride) nascono nuove varietà di grano duro resistenti alle alte temperature e capaci di sfamare milioni di persone.
La scoperta di questi nuovi grani risulta molto importante soprattutto per la possibilità di sfamare numerose popolazioni, a partire da quelle che vivono nel bacino del fiume Senegal fino ad arrivare, in prospettiva, a tutte quelle africane colpite dalle carestie.
Ma non solo, anche in Europa, con le temperature medie in aumento, si richiedono grani più resistenti al caldo e alla siccità.
Grazie a tecnologie come quella dell’impronta genetica, ma anche a tecniche tradizionali di selezione è stato infatti possibile sviluppare una serie di varietà di grano duro in grado di sopportare una temperatura costante di 35-40 gradi nella savana del bacino del fiume Senegal, che attraversa Mauritania, Senegal e Mali.
Le nuove varietà possono maturare in quelle particolari condizioni pedoclimatiche in appena 90 giorni: ovvero il tempo giusto per alternarsi con la coltivazione del riso, praticata per otto mesi l’anno. Per le popolazioni della regione, spesso colpite da carestie, vuol dire poter contare su più alimenti e proteine, dal momento che il grano ha un tasso proteico più alto del riso.
Ma non solo, anche in Europa, con le temperature medie in aumento, si richiedono grani più resistenti al caldo e alla siccità.
Grazie a tecnologie come quella dell’impronta genetica, ma anche a tecniche tradizionali di selezione è stato infatti possibile sviluppare una serie di varietà di grano duro in grado di sopportare una temperatura costante di 35-40 gradi nella savana del bacino del fiume Senegal, che attraversa Mauritania, Senegal e Mali.
Le nuove varietà possono maturare in quelle particolari condizioni pedoclimatiche in appena 90 giorni: ovvero il tempo giusto per alternarsi con la coltivazione del riso, praticata per otto mesi l’anno. Per le popolazioni della regione, spesso colpite da carestie, vuol dire poter contare su più alimenti e proteine, dal momento che il grano ha un tasso proteico più alto del riso.
Redazione