Agroalimentare: Italia prima in Ue per valore aggiunto, ma cali da Covid
-
in Notizie
Il sistema agroalimentare italiano, dall’agricoltura alla ristorazione, pesa 522 miliardi di euro, pari al 15% del Pil. Lo dice l’Annuario dell’agricoltura italiana 2019 presentato oggi dal Crea insieme al Rapporto sul commercio estero dei prodotti agroalimentari 2019 con anticipazioni sul 2020. Il sostegno pubblico è pari a 11,9 miliardi, sceso del 10% dal 2015 al 2019, mentre è «straordinaria» la riduzione del deficit negli scambi con l’estero: da 5 miliardi di euro nel 2015 a meno di 1 miliardo nel 2019. Riguardo ai primi nove mesi del 2020, saldo addirittura positivo nel commercio estero, grazie al +0,8% dell’export e -4,4% dell’import. Tra i settori più colpiti dal Covid in primavera, il florovivaismo e in particolare la floricoltura.
«Con oltre 522 miliardi di euro, il sistema agroalimentare italiano rappresenta il 15% del Pil nazionale: primi in Europa per valore aggiunto agricolo. È su questo che dobbiamo lavorare per creare reddito e posti di lavoro in grado di traghettarci oltre la crisi dovuta alla pandemia. Con il nuovo corso alla guida del Crea, stiamo analizzando i fabbisogni delle diverse realtà locali e sono certo che potremo dare presto risposte, raggiungendo risultati concreti ed efficaci per le nostre imprese».
E’ quanto dichiarato da Giuseppe L'Abbate, sottosegretario alle Politiche agricole, intervenendo oggi alla presentazione dell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2019, realizzato dal Crea con il suo Centro Politiche e Bioeconomia e corredato quest’anno anche dal Rapporto sul commercio estero dei prodotti agroalimentari 2019 con anticipazioni 2020 e dal Rapporto L’emergenza Covid-19 e il settore ittico italiano: impatto e risposte. Incontro durante il quale è emerso che il sistema agroalimentare è stato messo alla prova dalla pandemia, ma ha saputo essere più resiliente di altri settori economici.
Il quadro strutturale conferma che, nonostante una superficie agricola nazionale che è circa la metà di quella spagnola e francese, l’agricoltura italiana ha la leadership europea per valore aggiunto ed è al terzo posto per produzione lorda vendibile (plv). L’Italia è primo produttore mondiale di vino in volume e primo produttore europeo in valore nella produzione di ortaggi. Nel 2019 il valore della produzione agricola è stato di 57,3 miliardi di euro, in linea con l’anno precedente, di cui oltre il 50% dovuto alle coltivazioni, il 29% circa agli allevamenti e la restante parte alle attività di supporto e secondarie.
Crescita significativa nell’ultimo decennio per l’industria alimentare con +12% di valore aggiunto (circa il doppio rispetto a quello del manifatturiero) e +8% dell’indice della produzione, a fronte di una diminuzione generale. Le produzioni di qualità certificata (Dop-Igp) sono state tra le più dinamiche dell’agroalimentare italiano, con un valore che raggiunge i 17 miliardi di euro (oltre il +4%), tra componente alimentare e vinicola, circa il 19% del totale dell’agro-alimentare italiano.
Sempre più significativa è la crescita delle attività connesse all’agricoltura, ormai oltre un quinto del valore complessivo della produzione agricola: l’agriturismo con +3,3% in valore e +4,1% di aziende nel solo 2019 e il contoterzismo (+1,7% in valore), particolarmente attivo in termini di maggiore diffusione di innovazioni tecnologiche, ricorso alle pratiche dell’agricoltura 4.0, facilitazioni nel rispetto di alcune prescrizioni ambientali, riduzione del digital divide.
Sono più di 1,5 milioni le aziende agricole, di cui il 27% sono imprese che intrattengono rapporti stabili di mercato, ricoprono il 65% della Sau (superficie media di 21 ha, superiore alla media nazionale) e rappresentano il 75% della produzione standard complessiva. Le imprese non specificamente orientate al mercato, invece, sono circa il 66% del totale (di cui il 36% ha rapporti solo saltuari e il 30% dedito al solo autoconsumo) e occupano complessivamente circa il 29% della SAU totale.
Rilevante il sostegno pubblico al settore agricolo, circa 11,9 miliardi di euro nel 2019, ma in calo rispetto agli anni precedenti: dal 2015 al 2019, infatti, si è verificata una riduzione di oltre 1,3 miliardi di euro (-10%), quasi totalmente derivante da minori agevolazioni nazionali.
Sul fronte degli scambi commerciali, come evidenziato nel Rapporto sul commercio estero dei prodotti agroalimentari 2019 con anticipazioni 2020, netta è stata la riduzione del deficit della bilancia agroalimentare italiana, sceso largamente al di sotto di 1 miliardo di euro nel 2019, a fronte dei 5 miliardi del 2015 e degli oltre 9 miliardi del 2011.
Si tratta di un dato straordinario, confermato dai primi 9 mesi del 2020, in cui, addirittura, si verifica un cambio di segno nel saldo, per la prima volta positivo dall’inizio della serie storica, grazie alla crescita tendenziale delle esportazioni (+0,8%) a fronte di un importante calo delle importazioni (-4,4%). In particolare, l’export, dopo un’ottima performance nei primi tre mesi dell’anno (+6,3%) e un calo nel secondo trimestre (-4,6%) soprattutto a maggio, ha visto una ripresa dei flussi, confermata al termine del terzo trimestre 2020 (+0,8%).
I settori dell’export più colpiti dagli effetti del Covid-19, nel secondo trimestre 2020, sono stati il florovivaismo (che in particolare nel comparto della floricoltura ha visto finire al macero a primavera il 60% della produzione di fiori recisi), le carni, i prodotti dolciari e il vino (nonostante la crescita del canale della grande distribuzione), parzialmente compensati dalla crescita di altri importanti prodotti del made in Italy, come la pasta, le conserve di pomodoro e l’olio di oliva.
Redazione