Agrinsieme: o si rinnova il Distretto floricolo subito o si chiude
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Ecco la «proposta di Agrinsieme» al Comitato del Distretto floricolo interprovinciale Lucca Pistoia del 30 dicembre scorso. L’attuale mandato del Comitato e del presidente è scaduto il 30 novembre 2014 e alcuni dei 65 soggetti locali fondatori non esistono più. Nel documento Si chiede, entro gennaio o al massimo un trimestre, una verifica sui componenti del distretto, il rinnovo degli organismi e la relazione annuale.
In una fase in cui c’è estremo bisogno di una strategia per il settore floricolo che coinvolga non solo il territorio lucchese e pistoiese ma tutta la regione, il Distretto floricolo interprovinciale Lucca Pistoia non è diventato l’autorevole «tavolo di raccordo e di proposta» che doveva essere. Ma, prima ancora, deve rinnovare i propri organismi, il Comitato di distretto e la Presidenza, che sono scaduti dal 30 novembre del 2014. Inoltre deve essere ridefinito in relazione ai mutamenti istituzionali avvenuti negli ultimi anni, che hanno fatto sì che alcuni dei 65 soggetti fondatori o componenti non esistono più (varie associazioni e comunità montane), mentre altri sono stati accorpati (consorzi di bonifica) oppure hanno cambiato o stanno cambiando radicalmente ruolo e competenze (province e camere di commercio). Con la conseguenza, ad esempio, che il ruolo di coordinatore del distretto, prima in mano a un rappresentante della provincia di Lucca e uno del Comune di Pescia (nello specifico il direttore del Mefit Fabrizio Salvadorini), adesso è svolto solo da quest’ultimo, visto che le province cedono le competenze sull’agricoltura alla Regione.
Sono queste le principali motivazioni contenute nel documento che gli esponenti di Agrinsieme (il coordinamento formato da Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative) del Distretto floricolo interprovinciale hanno fatto verbalizzare durante la seduta di ieri mattina del Comitato distrettuale, presso la sede del Mercato dei fiori della Toscana – Città di Pescia (Mefit), per ribadire e dare concretezza operativa alla richiesta già avanzata da Cia e Confagricoltura nel Comitato di distretto del 3 dicembre - di fronte all’assessore regionale all’agricoltura Remaschi - di procedere alla verifica dei componenti del Distretto e al rinnovo dei suoi organismi.
La «proposta di Agrinsieme» consiste in quattro passaggi:
1) il coordinatore del Distretto dovrebbe convocare il Tavolo di Concertazione (in pratica l’assemblea del Distretto) entro il mese di gennaio del 2016 per aggiornare i componenti e verificare la loro rinnovata volontà di partecipazione;
2) si dovrebbe poi verificare che quanto contenuto nella legge regionale 21/2004 e nel documento Istanza di riconoscimento, firmato dai 65 soggetti locali fondatori, sia ancora condiviso riguardo agli impegni sottoscritti;
3) sempre entro il mese di gennaio 2016, o al massimo entro il primo trimestre, bisogna procedere al rinnovo degli organismi del Distretto (Comitato e Presidente);
4) il Coordinatore dovrebbe predisporre, come previsto dalla legge 21/2004, la relazione annuale che dimostra l’attualità del progetto del Distretto, in sostanza una relazione su quanto fatto e quanto si prevede di fare nell’anno successivo.
«Se come ha confermato nella riunione del 3 dicembre l’assessore Remaschi, dal 1 gennaio 2016 l’agricoltura è materia avocata completamente alla Regione – si legge nel documento di Agrinsieme -, ci sarà la necessità anche di modificare la figura del Coordinatore stesso. Il sindaco di Pescia sostiene, ad esempio, che il comune di Viareggio sostituisca la Provincia di Lucca». «L’alternativa a cui siamo di fronte – è scritto nel testo di Agrinsieme - è quindi di intraprendere immediatamente il rinnovamento del Distretto o prendere atto dell’impossibilità di farlo e decretarne la chiusura. Per cui, se entro il mese di gennaio 2016, e comunque non oltre il primo trimestre, non verranno avviate le procedure di rinnovo e verifica, i rappresentanti di Agrinsieme considerano terminata l’esperienza del Distretto». Per gli esponenti di Agrinsieme, infatti, «occorre uno scatto in avanti. Occorre che la Regione consideri il settore floricolo strategico non solo per l’area distrettuale, ma come polo produttivo di interesse almeno regionale, individui un metodo e un momento in grado di elaborare una soluzione».
Fra le critiche all’operato del distretto contenute nel documento di Agrinsieme, vanno ricordate le seguenti: il distretto «non è riuscito a raccordare le politiche dei comuni di Viareggio e di Pescia per trovare una soluzione alla incancrenita questione dei mercati floricoli»; «non è riuscito ad elaborare una moderna visione del settore floricolo, aggiornando i servizi alle imprese, le piattaforme logistiche, i sistemi di vendita, gli standard produttivi»; non è riuscito «a realizzare un Pif (Progetto integrato di filiera) floricolo» né nel passato Psr (Programma di sviluppo rurale) né, finora, in quello attuale (2014-2020).
«Chiaramente – viene precisato nel testo -, non è solo responsabilità del Distretto se il settore floricolo non riesce a trovare una sua strategia. In una area tutto sommato piuttosto ristretta, abbiamo 2 mercati, 2 cooperative che, coordinati, potrebbero costituire un punto di forza. Viceversa, scoordinati e in competizione tra loro, sono un punto di debolezza». E, prendendo spunto dal mancato Pif di settore, viene affermato quanto segue: «non siamo riusciti a coinvolgere aziende floricole, cooperative, mondo della ricerca e della commercializzazione in un progetto che riuscisse a modernizzare il settore. Un Distretto rinnovato e rimotivato dovrebbe essere lo strumento di coordinamento per cogliere questo obiettivi». Inoltre viene ricordato il ruolo che potrebbe avere il Distretto «nel coordinare le politiche urbanistiche dei comuni e degli enti aderenti, dando una mano alla semplificazione e uniformità di gestione ad esempio sulla questione delle serre, delle risorse idriche, del risparmio energetico».
Redazione Floraviva
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