Agricoltori e architetti insieme per creare nuovi spazi “green” in città per verde bello e utile
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Cia e Promoverde organizzano il “Green Shared Day” per promuovere la riorganizzazione dell’arredo urbano. Dagli orti verticali ai muri vegetali, le nuove forme del verde cittadino portano molteplici vantaggi: riducono le polveri sottili e contengono gli effetti dello smog; rallentano le acque piovane in un’ottica di difesa idrogeologica; tutelano il paesaggio contro incuria e degrado; moltiplicano le possibilità di “urban farming”. Ora avanti su progetti integrati, anche espositivi, fino ad “Expo 2015”.
Serve un piano di riorganizzazione del territorio urbano, che sviluppi le opportunità offerte dall’integrazione tra agricoltura, architettura, alimentazione e cultura in un’ottica di riduzione delle emissioni, di sostegno al “city farming” e di tutela del paesaggio contro incuria, degrado e cementificazione selvaggia. E’ quanto è emerso dal “Green Shared Day”, l’iniziativa organizzata da Cia e Promoverde oggi all’Auditorium “Giuseppe Avolio”.
I nuovi stili di vita e le emergenze ambientali impongono di concepire in modo nuovo gli spazi cittadini, dando al verde urbano un ruolo diverso che non è più solo “ornamentale”, ma diventa “strutturale”. Per raggiungere questo obiettivo, l’agricoltura italiana sta promuovendo una nuova sinergia con l’architettura e lavorando a soluzioni urbanistiche innovative, dove l’elemento naturale si insinua all’interno delle architetture in modo nuovo, penetrando negli spazi e negli interstizi ricavati nella tessitura delle costruzioni urbane. Così nascono ad esempio gli orti verticali, i muri vegetali o i “garden roof”.
“Sono queste le nuove forme del verde che nascono dalla ricerca del più recente vivaismo specializzato, che lavora già da diversi anni in tandem con l’architettura più sensibile all’aspetto ambientale delle costruzioni -ha detto Gianluca Cristoni, presidente di Promoverde, l’associazione per la Qualità del Paesaggio e del Florovivaismo- e portano con sé molteplici vantaggi, che vanno dalla riduzione del delta termico e delle polveri sottili al forte rallentamento delle acque piovane, fondamentale in un Paese come il nostro dove il rischio idrogeologico coinvolge ben 6.633 comuni. Senza contare, poi, l’importanza dell’impatto estetico e sulla biodiversità”.
“Il verde -ha spiegato il presidente della Cia, Dino Scanavino- aumenta la vivibilità dentro le mura cittadine, svolgendo una triplice funzione. Da una parte contiene gli effetti dello smog, responsabile dell’11 per cento dei casi di aggravamento di asma dei bambini e del 18 per cento dei problemi acuti negli anziani affetti da problemi respiratori, dall’altro il verde pubblico può essere adibito alle coltivazioni a uso domestico con gli orti urbani. In questo modo non solo si dà un sostegno alle famiglie, ma si salvaguarda il paesaggio sottraendo all’incuria e al degrado terreni spesso lasciati incolti e abbandonati. Infine, è un fattore capace di aumentare la vivibilità dei centri urbani, considerato l’effetto benefico che il verde ha anche da un punto di vista psicologico per i cittadini”. Per questo motivo “la Cia promuove il nuovo legame tra architettura ‘ecofriendly’ e florovivaismo -ha aggiunto Scanavino- e sostiene la sperimentazione in questo campo”.
D’altra parte, ha sottolineato Cristoni, “una concreta testimonianza del sempre più importante ruolo che viene attribuito al verde è rappresentato dalle recenti forme di defiscalizzazione (fino al 65 per cento) introdotte in Italia a favore di chi inserisce piante sui tetti e sulle pareti. Solo a Roma, così, si potrebbe rinverdire una superficie potenziale di 400 ettari”.
Promoverde e Cia, quindi, hanno deciso di raccogliere insieme la sfida di una “rinaturalizzazione” degli spazi urbani, imposta anche dai parametri di Kyoto. “All’interno di molteplici eventi fieristici, da Saie a Eima, abbiamo in mente un progetto integrato che li colleghi in una sorta di ‘Green Shared’ -hanno annunciato le due organizzazioni-. Si tratterebbe di una integrazione anche espositiva, oltre che concettuale, in modo tale da realizzare una condivisione di conoscenza tra operatori di settori distinti, ma non differenti, come sono quelli della costruzione e gestione del territorio, del paesaggio e degli spazi verdi, dell’alimentazione e dell’agricoltura. Un percorso che non si fermerà ai singoli eventi, ma che intende snodarsi attraverso di essi per arrivare fino a Expo 2015”.