Magazzini (Vivaisti Italiani): i produttori del verde fra i protagonisti di Agenda 2030
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Il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini, a margine dell’incontro della Regione a Firenze per l’avvio del percorso dell’Agenda 2030 verso una Toscana Sostenibile a cui sono intervenuti Enrico Rossi e l’assessore Federica Fratoni, ha sottolineato che i produttori del verde sono in prima fila: «sì, c’è bisogno di ridurre l’uso dei combustibili fossili, ma c’è anche bisogno di polmoni verdi che riducano la CO2 e l’inquinamento dell’aria nelle aree urbane».
«Tutto questo processo verso la sostenibilità ambientale ha senso solo se è impostato per lo sviluppo, nella cornice di uno sviluppo sostenibile, perché pensando solo alla tutela dell’ambiente senza sviluppo l’umanità non sopravvivrà lo stesso».
E’ l’idea espressa a Floraviva dal presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini concludendo una breve intervista dopo l’incontro “Agenda 2030: verso una Toscana sostenibile” organizzato ieri a Firenze a palazzo Strozzi Sacrati dall’assessorato all’ambiente della Regione Toscana.
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Luca Magazzini ha precisato a Floraviva innanzi tutto che «con questo nuovo mandato il Consiglio dell’Associazione Vivaisti Italiani scommette sullo sviluppo sostenibile larga parte del futuro del settore. Questo vuol dire innovazione di processo, alternative ai prodotti della chimica di sintesi e in generale meno impatto ambientale. Ci lavoriamo ogni giorno. Nel nostro sistema produttivo è già iniziato il cambiamento: le aziende continuano a fare test sì, ma proprio per arrivare a un cambiamento massiccio: dalle pacciamature fino all’uso degli erbicidi». «Se saremo chiamati a partecipare – ha poi rimarcato il presidente dei Vivaisti Italiani - lo faremo consapevoli che la risposta del verde è una risposta necessaria per l’abbattimento della CO2. Sì c’è bisogno di ridurre l’uso dei combustibili fossili, ma c’è anche bisogno di polmoni verdi, in particolare nelle aree urbane. In questo contesto, in quanto produttori del verde, siamo in potenza uno dei soggetti più interessati a questo percorso, perché senza chi produce le piante, sarà impossibile arrivare al traguardo. Siamo quindi interessati sia come cittadini che come produttori. Anche se poi all’interno delle nostre produzioni ci sarà da distinguere quelle più adatte a ridurre le varie forme di inquinamento, fra cui anche le polveri sottili».
E sulla circolarità? Ad esempio per quanto concerne la plastica, tema sentitissimo in questi mesi in Olanda, il Paese leader mondiale del commercio di piante e fiori, che cosa pensa?
«Riguardo alla plastica noi già ora ne abbiamo quasi abbandonato l’utilizzo: usiamo teli di juta biologica per contenere le piante in zolla e quando si usano i contenitori in plastica provengono spesso dall’industria del riciclo, sono plastica riciclata. E poi adoperiamo sempre di più contenitori in legno più o meno pregiato, quando non in cotto dell’Impruneta, sia per la maggiore attrattività estetica che per il valore aggiunto sul piano commerciale. Molte di queste innovazioni nascono proprio così nella ricerca di un valore aggiunto per le nostre produzioni e sono sostenibili».
Ma si può migliorare?
«Certo, possiamo fare di più. E in tale prospettiva, in particolare per un’ulteriore riduzione della chimica, c’è bisogno anche di modifiche ad hoc normative, ad esempio rispetto ai regolamenti urbanistici. L’auspicio nostro è che questo indirizzo innovativo sia portato avanti in modo chiaro da soggetti istituzionali, fuori da una mera logica di iniziative facoltative e volontarie. E in effetti lo scopo del processo avviato stamani dalla Regione Toscana mi pare proprio quello di introdurre norme, vincoli obbligatori sulla strada dello sviluppo sostenibile, obbligatori ma condivisi, frutto di processi partecipati».
L.S.