Il presidente di Aipsa Sandini sulla transizione verso substrati con alternative alla torba

presidente di Aipsa Sandini - substrati con alternative alla torba

Intervista ad Andrea Sandini, presidente dell’Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti, dopo il convegno del 21 settembre a Flormart sullo stato del comparto, dove è stato presentato un progetto del Cts Aipsa in collaborazione col Crea OF per la valutazione della qualità di matrici organiche quali le fibre di legno e i compost, che consentano di ridurre la torba. Sandini ha spiegato a che punto siamo nella transizione ecologica e manifestato un certo scetticismo sull’uso dei compost in ambito professionale. 

 
“Substrati di coltivazione, impieghi, composizione, normativa, qualità”: questo il titolo del convegno organizzato giovedì 21 settembre alla Fiera di Padova, nell’ambito di Flormart – The Green Italy, dalla Associazione italiana produttori di substrati di coltivazione e ammendanti (Aipsa) e da Edizioni Laboratorio Verde. Un’occasione per fare il punto sullo stato di questo importante comparto, che vede l’Italia, con più di 5 milioni di metri cubi, al secondo posto in Europa, dopo la Germania, per consumo di substrati; e, con un giro d’affari di circa 260 milioni di euro, al primo posto in termini di valore economico (fonte Aipsa). Un comparto che è in questo momento alle prese con la transizione ecologica verso substrati con meno torba, se non ancora del tutto privi.
Verso la fine dell’incontro è stato presentato un progetto di studio sperimentale a cura del Comitato tecnico scientifico di Aipsa, definito in collaborazione con Sonia Cacini, ricercatore del Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo (Crea – OF) di Pescia, di “Valutazione della qualità delle fibre di legno e dei compost”. Come spiegato da Stefano Notari, nei prossimi anni ci sarà un aumento della domanda di substrati, sia in relazione all’espansione delle colture fuori suolo che alla diffusione di piante ornamentali in nuovi areali. Inoltre si dovrà ridurre l’impatto sull’ambiente e si punterà sempre di più su matrici organiche quali le fibre di legno e/o i compost, ma questi materiali dovranno «possedere caratteristiche peculiari per l’uso specifico, per garantire la sicurezza per gli operatori e la tutela dell’ambiente ed evitare squilibri nutrizionali e fenomeni di tossicità per le piante». Pertanto questo progetto di studio, articolato in due parti, sarà rivolto 1) alla caratterizzazione chimica dei compost attualmente utilizzati e alla valutazione dei requisiti di idoneità e 2) alla caratterizzazione di 20 fibre di legno con successivi messa a punto di substrati a base di fibre di legno e relativi test in serra.
Al termine del convegno Floraviva / il Vivaista ha intervistato Andrea Sandini, presidente di Aipsa, associazione costituita nel 2007 con lo scopo di valorizzare le produzioni di substrati e ammendanti e qualificare il mercato: un luogo di incontro per gli operatori del comparto che, si legge nel sito web di Aipsa, «riunisce oggi 22 imprese che costituiscono più del 75% del fatturato del settore» in Italia. La sala, come osservato dallo stesso Sandini, era effettivamente «piena, con tutte le tipologie di clientela: dai giovani studenti ai produttori di piante di vario tipo», segno che «è un argomento molto vivo».
Presidente, come si può fotografare la fase in cui ci troviamo nella transizione verso un uso sempre minore della torba nei substrati?
«L’Italia tradizionalmente è già molto avanti. Nel senso che i substrati tipici prodotti in Italia per il vivaismo e per la floricoltura hanno sempre utilizzato materie prime “non solo torba”. Quindi i dati dicono…».
… quali soprattutto?
«Il cocco era sempre stato un prodotto molto utilizzato, pomice, lapillo, perliti e via dicendo. Quindi noi già oggi siamo a una media nazionale di 50% torba tra hobby e professionale. Ma ci sono alcuni settori un po’ più critici, come i seminativi da alveolo, dove ancora la torba ha un ruolo che va dal 90% al 100%».
Come stanno le cose nel vivaismo ornamentale?
«Il vivaismo ornamentale ha delle percentuali di torba minori perché si usa molta perlite, si usa cocco…».
… a che percentuale di torba siamo qui?
«Nel vivaismo ornamentale la percentuale della torba si aggira intorno al 70/80%. Ma si va a ridurla e ci sono già prove fatte negli ultimi 3/4 anni, sia dalla Associazione che dai singoli produttori di substrati, per andare sul “peat free” [senza torba, ndr], anche perché molti produttori nazionali già vendono all’estero in Stati dove è richiesto il peat free” o il “peat less” [meno torba, ndr], quindi con il 50% massimo di torba oppure addirittura niente torba».
I materiali alternativi che saranno miscelati con la torba quali saranno?
«Per ora cocco e fibra di legno e vari minerali, perlite, lapilli, pomice e quant’altro».
E il compost?
«Il compost è ancora usato più nell’hobbistica che nel professionale, proprio per una questione di programmazione della produzione. Ossia si utilizzano nel professionale, per poter programmare bene le produzioni, delle materie prime che siano abbastanza neutre, ossia dove il fertilizzante va aggiunto in maniera tale che si possa pilotare la coltivazione. Col compost questo è un po’ più difficile. Quindi se uno ha bisogno di pilotare la coltivazione per gestire le consegne, il compost, come abbiamo sentito anche dai vari utilizzatori durante il convegno, non è proprio gradito».
Questo è lo stato attuale, ma come prospettiva, considerando anche il progetto di ricerca che voi stessi avviate sulle fibre di legno e sul compost, lei che attese ha?
«La ricerca che stiamo facendo come Aipsa si svolge adesso sulla caratterizzazione di alcune specifiche materie prime, mentre invece a livello europeo se ne stanno studiando anche altre, sia come ricerche ufficiali fatte da più università e centri di ricerca europei e si stanno valutando anche altre materie prime, oltre alle fibre di legno. Certo la fibra di legno è quella che ha un focus particolare in quanto è una materia prima reperibile ovunque, non solo localmente come la torba nel Nord Europa, ma ce n’è in Italia, ce n’è in Francia, ce n’è in Germania, ce n’è in Spagna, quindi ovunque localmente. Ed è un prodotto che ha una stabilità chimica e fisica notevole, quindi ci si può lavorare sopra».
E sul versante della ricerca sui compost?
«Stiamo facendo anche su questo dei grandi lavori, però ribadisco che è un prodotto che ha una stabilità diversa, perché è un prodotto molto più vivo di quello che può essere una torba, una fibra di legno e una fibra di cocco. Lavorare con un prodotto che ha una carica batterica e una salinità così è sicuramente più difficile che lavorare con materie prime neutrali».
Però, da un punto di vista economico, potrebbe essere interessante?
«Un compost fatto veramente bene ha un costo, perché deve maturare molto a lungo, che si stabilizza intorno a quello delle torbe più costose: medio, più costose. Invece un compost non veramente maturo, non lavorato al 100%, può avere dei prezzi molto più bassi. Però dipende appunto dal tipo di utilizzo che uno vuole fare».
Ultima domanda: a livello normativo ci sono novità all’orizzonte che possono interessare in particolare gli operatori del florovivaismo e in particolare del vivaismo ornamentale?
«A livello normativo ci si aggiorna costantemente, nel senso che noi abbiamo un elenco di materie prime che possiamo utilizzare. A questo elenco dobbiamo aggiungere man mano materie prime, chiamiamole così, “nuove”. Purtroppo il processo non è velocissimo. Quando si va a Bruxelles o a Roma per aggiornare questi elenchi i tempi sono abbastanza lunghi».
 
Lorenzo Sandiford