GLI EFFETTI DEGLI INVERNI MITI SUGLI ALBERI: PROBLEMI FISIOLOGICI E FENOLOGICI
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in Il vivaista

Il cambiamento climatico altera i cicli vitali degli alberi, aumentando i rischi per la loro salute. Il professor Francesco Ferrini lo spiega a Floraviva.
Gli inverni miti, una delle conseguenze più evidenti del cambiamento climatico, stanno avendo un impatto significativo sugli alberi, alterandone i cicli di crescita e riducendone la capacità di tollerare gli stress ambientali. Secondo il professor Francesco Ferrini, ordinario di Arboricoltura e Coltivazioni Arboree all'Università di Firenze, le temperature invernali insolitamente alte possono provocare una serie di cambiamenti nella fisiologia e nella fenologia delle piante, mettendole a dura prova.
Problemi fisiologici
Uno degli effetti principali di un inverno più caldo è lo stress idrico. Le precipitazioni invernali possono diminuire e, in combinazione con temperature elevate, nelle specie sempreverdi aumentano i tassi di evaporazione e traspirazione delle piante. Poiché le radici degli alberi sono spesso in stato di dormienza e non possono assorbire acqua in modo efficiente, la mancanza di umidità nel suolo può compromettere la loro salute.
Inoltre, il freddo invernale, oltre che avere effetti sulla differenziazione a fiore delle gemme, funge da regolatore naturale per parassiti e agenti patogeni. Inverni miti favoriscono la sopravvivenza e la proliferazione di insetti e funghi patogeni che, in condizioni normali, sarebbero ridotti dal gelo. Questo porta a un aumento delle infestazioni e delle malattie, con conseguenze dirette sulla vitalità degli alberi.
Un altro problema è il risveglio precoce delle piante. Molti alberi necessitano di un certo numero di ore di freddo per garantire un ciclo vegetativo equilibrato. Se le temperature rimangono sopra la soglia necessaria, le gemme possono iniziare a svilupparsi troppo presto, rendendo la pianta vulnerabile alle gelate tardive che possono danneggiare irreversibilmente i tessuti vegetali.
Problemi fenologici
Dal punto di vista fenologico, gli inverni miti alterano i cicli di fioritura. La mancanza di un periodo freddo sufficiente può comportare fioriture anticipate o irregolari, come è accaduto quest’anno con albicocchi e susini in fiore già a dicembre, con impatti negativi sulla produzione di frutti e semi. In particolare, alcune specie arboree potrebbero avere difficoltà nella fecondazione a causa di uno sfasamento con la comparsa degli impollinatori, influenzando così negativamente la biodiversità locale.
Un ulteriore problema riguarda la produzione di semi, che può risultare disallineata rispetto alla disponibilità delle risorse ambientali. Se i semi maturano in periodi anomali, il loro potenziale di germinazione e attecchimento può essere compromesso, mettendo a rischio la rigenerazione naturale delle foreste e la stabilità degli ecosistemi.
Strategie di adattamento
Per mitigare questi effetti, diventa sempre più urgente adottare strategie di gestione sostenibile del verde urbano e forestale. Tecniche come la scelta di specie arboree più resilienti, l’irrigazione mirata durante periodi critici e il monitoraggio fitosanitario per prevenire epidemie di parassiti possono contribuire a ridurre i danni. Allo stesso tempo, la ricerca scientifica deve continuare a studiare gli impatti del cambiamento climatico sulle piante per sviluppare soluzioni innovative ed efficaci.
La sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l’adozione di politiche di mitigazione climatica, conclude Ferrini, rappresentano passi fondamentali per garantire, nel lungo termine, la sopravvivenza e la salute degli alberi in un mondo in continua evoluzione.
Andrea Vitali