AGRICOLTURA E FLOROVIVAISMO 2024: I DATI ISTAT E I NODI ANCORA APERTI

Andrea Vitali
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Nel 2024 l’agricoltura italiana cresce e conferma il primato in Europa. ISTAT evidenzia segnali positivi, anche per il florovivaismo dove però restano alcuni nodi: bilancia pagamenti peggiorata, triangolazioni olandesi, scarsa segmentazione dei dati e ricambio generazionale.

Il 28 luglio l’ISTAT ha diffuso l’atteso rapporto sull’andamento dell’economia agricola 2024. E qui la sorpresa: produzione in crescita (+0,6%), valore aggiunto in volume a +2% e occupazione in aumento (+0,7%). Dopo anni di margini erosi dal caro-energia e dai costi dei mezzi di produzione, il 2024 ha segnato un’inversione di tendenza, favorita dal calo generalizzato degli input (-7,1%). Risultato: l’Italia si conferma prima in Europa per valore aggiunto agricolo (44,4 miliardi di euro) e terza per valore della produzione (77,1 miliardi), a un soffio dalla Germania.

Un cambio di scenario netto rispetto a quanto analizzavamo in primavera, quando – dati alla mano – avevamo registrato un export florovivaistico in flessione del 2% e un comparto in contrazione reale, nonostante l’apparente miglioramento del saldo commerciale. In aprile scrivevo di un settore che, dietro i proclami fieristici e gli slogan ottimistici, stava riducendo i volumi e difendendo solo i valori nominali, gonfiati dai prezzi.

Ora il quadro ISTAT offre un contesto diverso: l’agricoltura italiana nel suo insieme non solo regge, ma cresce e traina l’agroalimentare (+3% di valore aggiunto). Anche il florovivaismo ha mostrato un segnale positivo a valore, come riportato recentemente, rafforzando la percezione di un comparto che può beneficiare del nuovo ciclo di stabilizzazione dei costi e di maggiore competitività sui mercati internazionali. Restano però le dinamiche meno evidenti: export in calo, import in aumento, triangolazioni olandesi e una scarsa segmentazione merceologica della domanda e dell’offerta, che continua a confondere i dati e impedisce di distinguere con chiarezza tra vivaismo ornamentale, orticoltura e floricoltura.

A questo si aggiunge una criticità di fondo: l’avvicendamento generazionale. Alla guida delle imprese restano ancora in larga parte i boomer nati tra il 1960 e il 1970, mentre le nuove generazioni faticano a entrare nella governance aziendale. Secondo Istat, oltre il 40% dei conduttori agricoli ha più di 60 anni, mentre gli under 40 rappresentano meno del 10%. Una transizione lenta, che rischia di frenare innovazione e adattamento in un settore che avrebbe bisogno di energie fresche, nuove competenze e un approccio più digitale e sostenibile.

In attesa dei dati consolidati sui primi otto mesi del 2025, la posizione rimane di cautela: bene il segnale di ripresa agricola generale, ma l’attenzione va rivolta anche al rinnovamento della governance e al monitoraggio delle dinamiche commerciali reali. Correranno in aiuto i progetti legati ai Distretti del cibo e delle modalità di erogazione delle agevolazioni previste dal DM n. 0461776 del 18/09/2024 e prot. n. 0544040 del 15/10/2024. Sarà lì che si misurerà la reale volontà di rafforzare il settore, oltre i numeri di un singolo anno.

Andrea Vitali