Cia sugli sprechi alimentari: buttati 198 kg l’anno a famiglia
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Il presidente della Cia Giuseppe Politi in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente dedicata agli sprechi alimentari: nonostante che in due anni siano diminuiti del 25%, ancora oggi in Italia il 10 per cento della spesa mensile finisce nella spazzatura. Uno scandalo economico ed etico in un Paese in cui negli ultimi tre anni il numero degli indigenti è cresciuto del 33 per cento.
“La crisi morde ma nelle case degli italiani ancora troppo cibo va a finire nel bidone. Se le cifre degli sprechi sono diminuite, facendo cambiare abitudini a un consumatore su quattro, nel nostro Paese ancora oggi ogni famiglia butta direttamente nella spazzatura 198 chili di alimenti commestibili. Uno scandalo dal punto di vista economico ed etico, soprattutto se si pensa che solo negli ultimi tre anni in Italia il numero degli indigenti è cresciuto del 33 per cento”. Lo ha affermato ieri il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente.
“Cresce tra gli italiani la capacità di risparmiare e di riciclare gli avanzi, a riprova della fase economica di estrema difficoltà delle famiglie. Ma anche se negli ultimi due anni gli sprechi alimentari sono diminuiti del 25 per cento, ancora oggi – ha rimarcato il presidente della Cia - rimane troppo alto il numero di chi non sa organizzare la propria spesa alimentare e finisce per far scadere gli alimenti nel frigo o per non dosare efficacemente le quantità da mettere nel carrello. Ed è così che nonostante oggi in Italia 16 milioni di famiglie siano costrette a diminuire gli acquisti di cibo, è proprio tra le mura domestiche che si concentra più del 40 per cento del totale degli sprechi del Belpaese”.
“Nonostante la crisi, infatti, ogni famiglia italiana spende mediamente 500 euro in alimenti che non consumerà –ha sottolineato Politi - gettando nella pattumiera il 10 per cento della spesa mensile. Complici soprattutto gli stili di vita frenetici e la scarsa capacità di conservare adeguatamente i cibi, a finire nel pattume con più frequenza sono i prodotti freschi (39 per cento), come latticini, uova, carne e preparati, ma anche il pane (19 per cento) la frutta e la verdura (17 per cento) e il 4 per cento della pasta”.
“C’è bisogno, quindi, di una maggiore consapevolezza da parte di tutti. Oggi più che mai è necessario – ha concluso il presidente della Cia - acquisire una coscienza solidaristica orientata al risparmio, evitando sprechi inutili”.
Fonte Ufficio Stampa