Rottamazione serre, agevolazioni al verde privato, marchio nazionale Vivaifiori e altre azioni per la competitività del florovivaismo
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Intervista dal Flormart ad Alberto Manzo, funzionario del Mipaaf, circa i fattori specifici per migliorare la competitività del florovivaismo italiano. Sulle chance di presentare Vivaifiori a Expo, ci spera ancora, e se lo augura pure il presidente di Piante e Fiori d’Italia Genovali, deluso dalla presenza inferiore alle aspettative del settore a Milano. Manzo ricorda il risultato sui codici doganali per ranuncoli e altre nostre produzioni, e sottolinea che l’Italia ha «le serre più obsolete a livello europeo».
«Lo dico sommessamente: siamo arrivati adesso a settembre a chiudere disciplinare e proposte. Adesso stiamo vedendo la forma giuridica. Ricordo che è un marchio privato, non pubblico, però il Ministero ci conta molto e c’è una concreta possibilità che venga presentato prima della chiusura di Expo, a ottobre».
Questa frase si riferisce al marchio nazionale Vivaifiori ed è l’ultima parte dell’intervista che Floraviva ha fatto ad Alberto Manzo, funzionario del Dipartimento politiche competitive e della qualità agroalimentare del Ministero delle politiche agricole, il 9 settembre, primo giorno di Flormart 2015 a Padova, dopo che in mattinata aveva concluso il convegno “Florovivaismo e fattori meteorologici” allargando il discorso a tutti i fattori specifici di competitività del settore che si affiancano alla buona gestione della variabile meteorologica. Partiamo da qui non solo perché sulla presentazione a Expo di questo marchio nazionale (ma privato) di garanzia della qualità e tracciabilità dei fiori italiani Manzo si era già speso alcuni mesi fa, pur non dandola per certa (vedi “Il marchio nazionale Vivaifiori sarà lanciato ad Expo 2015 e quasi certamente sarà gestito da Piante e Fiori d’Italia”), ma anche perché sull’argomento, il giorno dopo, sempre a Flormart, abbiamo sentito en passant Cristiano Genovali, il presidente dell’associazione nazionale Piante e Fiori d’Italia, soggetto papabile alla gestione del marchio.
«Vivaifiori – ha detto Genovali - ha avuto un percorso un po’ farraginoso negli ultimi mesi in quanto dobbiamo capire quale sarà la casa in cui alloggerà per la gestione. Piante e Fiori è stata indicata dal Ministero come possibile casa madre di questo marchio di promozione e i nostri soci anche stamattina si sono espressi in maniera positiva su questo. Qualora Vivaifiori vada nella direzione che Piante e Fiori ha indicato, ovvero quella di sostenere una italianità delle produzioni, io penso che l’associazione sia pronta a gestirlo. E’ una cosa di cui si parlerà a fine mese al Ministero, dove si dovrà definire la chiusura dell’iter burocratico di Vivaifiori, in modo che da lì possa incominciare la vita vera e propria di Vivaifiori come marchio di promozione del settore florovivaistico». E sulla possibilità di presentarlo a Expo? «I margini per presentare Vivaifiori in extremis a Expo ci sono se i tassellini vanno tutti al loro giusto posto. Non so se il percorso è così maturo ancora per poterlo fare. Me lo auguro anch’io, come se lo augura Alberto. Sarebbe opportuno perché almeno diamo una presenza del settore florovivaistico ad Expo che non è stata invece così massiva come invece ci potevamo aspettare».
Ma torniamo al colloquio con Alberto Manzo sui vari fattori decisivi per la competitività del settore florovivaistico italiano. «I fattori meteorologici che sono stati enunciati oggi nelle varie relazioni che si sono tenute al convegno sono assolutamente importanti – ci ha risposto Manzo -. Ovviamente nel settore florovivaistico ci sono altri aspetti che devono dare la certezza o la capacità a tutti gli operatori di essere competitivi sul mercato. Proprio in questo periodo in cui veniamo da anni di crisi bisogna soprattutto innovare e quindi instaurare un’ampia sinergia con la ricerca, ma una ricerca che sia non di base, bensì operativa. E questo è un aspetto imprescindibile, tenendo conto che il settore florovivaistico è suddiviso in comparti ben precisi: fiori recisi, piante in vaso, piante superiori, e ognuno di questi comparti ha delle dinamiche diverse e delle competizioni sul breve, medio e lungo periodo. Però per fare questo bisogna appunto creare delle importanti sinergie con gli enti di ricerca, che molto spesso sono invece slegati da quelle che sono le necessità del settore. Molti aspetti sono ripresi dal piano di settore. Ovviamente le azioni previste dal piano devono essere applicate dalle regioni nell’ambito dei piani di sviluppo rurale».
Ecco, come stanno andando le cose dal punto di vista dei Psr?
«Dunque, capita spesso che i responsabili regionali facciano dei bandi che non sono proprio centrati sulle esigenze del settore. Credo che quest’anno nei Psr ci sia la possibilità di applicare alcuni aspetti. Si è parlato moltissimo del verde urbano, che permetterebbe una ripartenza del comparto delle piante superiori. Ma non solo di quello, maggiore competitività la possono avere anche i fiori recisi».
A Manzo preme sottolineare poi «quanto ha fatto il Ministero delle politiche agricole in collaborazione con l’Agenzia delle dogane, l’Istat e Ismea, in quasi quattro anni di lavoro e grazie anche al contributo dei rappresentanti del tavolo di filiera», e cioè che «finalmente si è messo mano alla riforma dei codici doganali. Il capitolo 6 (“Piante vive e prodotti della floricoltura”, ndr) a livello mondiale è stato modificato con delle proposte italiane che sono state approvate a maggioranza assoluta dall’apposito comitato dei codici doganali. Questo significa, per fare un esempio, che dal 1° gennaio del 2016 in tutto il mondo ci sarà un codice specifico per il ranuncolo, inoltre le piante non saranno conteggiate solo in peso, ma anche in pezzi. Tutto questo permetterà un approfondimento…»
Quanto è importante il ranuncolo per l’Italia?
«Il ranuncolo è fondamentale perché è il fiore reciso emergente ma soprattutto perché siamo leader a livello europeo e mondiale…»
Dove lo produciamo esattamente? In Liguria…
«non solo in Liguria ma anche in Campania, in Toscana. Ma la cosa importante è che sta aumentando la vendita a livello internazionale e questo va a sostituire dei vecchi fiori recisi ormai non più utilizzati. Ma non c’è solo questo, perché ci saranno i codici doganali per le piante ornamentali in vaso, tra cui gli agrumi ornamentali ad esempio. E ci saranno profonde distinzioni per le piante non solo in vaso ma anche con zolla, con un’evidenziazione dei contenitori. Quindi è veramente un’innovazione quasi epocale: erano vent’anni che non si modificavano questi benedetti codici. E questo contiene un elemento di positività importante per gli operatori, perché essi potranno operare sul mercato e con dei codici aggiornati avere delle statistiche che siano più realistiche per poter orientare la propria produzione».
Questi dunque sono i principali fattori competitivi?
«Ma ci sono anche altri aspetti, ritornando sulla tutela ambientale, è importante la sinergia tra il settore florovivaistico e tutta la ricerca energetica. C’è un passaggio nel piano di settore sui pannelli solari innovativi, quelli che si muovono in funzione del sole…»
Sono ombrari?
«Sì, non solo, ma si tratta di un nuovo brevetto, anche italiano finalmente, che è in sperimentazione, grazie a un progetto del Ministero con il Cersaa di Savona (Centro di sperimentazione e assistenza agricola). E’ un progetto finanziato dal Ministero che può sicuramente dare una ulteriore spinta di innovazione alle serre. Lo stanno sperimentando sulle colture per verificare di quanto riducono i costi, perché il pannello solare abbassa ovviamente i costi energetici e nello stesso tempo permette l’ombreggiamento. Però a differenza di quelli fissi, quando c’è molto sole si arrotola, per così dire… E poi ci sono, oltre a quelli a rotoli, quelli che si muovono a seconda delle esigenze della serra, per cui a seconda dell’inclinazione del sole si ha un’inclinazione diversa del pannello e queste sono tutte innovazioni tecnologiche. Brevetto italiano, quindi ulteriori possibilità».
Come mai sono così decisivi questi pannelli per la competitività del settore?
«E’ evidente, e questo non lo dice il sottoscritto, che c’è una criticità generale anche in funzione delle serre. Noi abbiamo le serre più obsolete a livello europeo nel settore orto-florovivaistico e sarebbe opportuno e quasi necessario che si facesse una sorta di rottamazione (con una promozione del governo ad hoc), tipo agevolazioni fiscali al 50% per la sostituzione o innovazione delle serre. Questa è una cosa che è stata proposta, speriamo che possa andare avanti».
E cosa pensa del ddl di Susta per le agevolazioni agli interventi nel verde privato?
«Magari si facesse. Ciò permetterebbe, se ci gettiamo la crisi alle spalle, di realizzare alcune di queste e altre proposte che sono state avanzate in seno al tavolo di filiera».
Lorenzo Sandiford