Sistema UE delle privative sulle varietà di piante: impatto positivo!
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in Il vivaista
Uno studio di CPVO – EUIPO ha mostrato l’impatto positivo su economia e ambiente del sistema comunitario delle privative sulle varietà vegetali (il Community Plant Variety Rights system). Senza il sistema dei CPVR la produzione dei seminativi si ridurrebbe del 6,4% mentre quella delle piante ornamentali del 15,1% e anche l’occupazione ci guadagna (90.000 posti di lavoro in più). Riguardo all’impatto ambientale, stimati 62 milioni di tonnellate di gas serra in meno e 14 miliardi di metri cubi d’acqua in meno ogni anno.
«Lo studio mostra che il sistema dei CPVR (Community Plant Variety Rights, cioè le privative comunitarie o diritti di proprietà comunitari sulle varietà di piante o varietà vegetali, ndr), garantendo un livello equo di protezione della proprietà intellettuale agli allevatori di piante, consente loro di raccogliere i frutti del proprio lavoro e li incoraggia a continuare a innovare per affrontare le principali sfide della società nei campi della sostenibilità, produzione alimentare, crescita e occupazione».
Così Francesco Mattina, presidente del CPVO (Community Plant Variety Office, l’ufficio comunitario delle varietà vegetali, (vedi), ha sintetizzato i risultati dello studio “Impact of the CPVR system on the European Union economy and the environment” (Impatto del sistema dei CPVR sull’economia e l’ambiente dell’Unione Europea) che è stato presentato il 28 aprile scorso nella sede del CPVO ad Angers in Francia e anche in diretta streaming. Uno studio, frutto della collaborazione fra CPVO ed EUIPO (European Union Intellectual Property Office, cioè l’Ufficio comunitario sulla proprietà intellettuale) tramite l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, che ha quantificato il contributo economico del sistema dei diritti di proprietà sulle varietà vegetali e anche il suo apporto al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal dell’Unione Europea e a quelli sullo Sviluppo Sostenibile dell’ONU.
Lo studio prova anche che, come sottolineato da Francesco Mattina, «l'innovazione nel settore dell’allevamento di piante, unita alla protezione delle varietà, è estremamente importante per la società europea nel suo insieme. Conferma che il sistema comunitario delle privative sulle varietà vegetali agisce come un circolo virtuoso, fornendo il giusto incentivo agli investimenti in ricerca e innovazione da parte di aziende di tutte le dimensioni, tra cui un numero elevatissimo di piccole e medie imprese vivaistiche».
Ecco in pillole i risultati principali dello studio:
- Il sistema dei diritti comunitari sulle varietà vegetali (i CPVR) contribuisce a ridurre di 62 milioni di tonnellate all’anno le emissioni annuali di gas serra (GHG) dell'agricoltura e dell’ortoflorovivaismo. Inoltre, il consumo d’acqua in agricoltura e ortoflorovivaismo è ridotto di oltre 14 miliardi di metri cubi.
- In assenza del sistema dei CPVR, la produzione di seminativi nell'UE sarebbe del 6,4% inferiore, la produzione di frutta sarebbe inferiore del 2,6%, la produzione di ortaggi del 4,7% inferiore e, infine, la produzione di piante ornamentali si ridurrebbe del 15,1%.
- Senza la produzione aggiuntiva attribuibile alle colture protette dai CPVR, la posizione commerciale dell'UE con il resto del mondo peggiorerebbe e i consumatori dell'UE dovrebbero far fronte a prezzi alimentari più elevati. Il contributo aggiuntivo al PIL generato dalle colture protette dai CPVR ammonta a 13 miliardi di euro.
- Le colture protette dai CPVR generano maggiore occupazione nell'agricoltura dell’Unione Europea. Di conseguenza, il settore dei seminativi impiega 25.000 lavoratori in più, il settore dell'orticoltura 19.500 e il settore delle piante ornamentali 45.000 lavoratori in più, per un aumento diretto totale dell'occupazione di quasi 90.000 posti di lavoro.
- Molte delle aziende che proteggono le loro innovazioni con i CPVR sono piccole e medie imprese (Pmi). Queste piccole imprese (includendo le persone fisiche che detengono i CPVR) rappresentano oltre il 90% di coloro che hanno registrato CPVR e detengono il 60% di tutti i CPVR attualmente in vigore.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti scaricare lo studio integrale a questo link.
Redazione