Querce, restrizioni nell’export per la processionaria

Il Regno Unito cambia le norme fitosanitarie per ridurre il rischio di introduzione e di diffusione della Thaumetopoea processionea nel suo territorio, rendendo di fatto non esportabili verso la Gran Bretagna un elevato numero di piante. Il focus sulla pericolosità di questo insetto, sulle nuove normative e sulle loro conseguenze per il vivaismo italiano.

Dal 2 marzo scorso sono entrate in vigore le nuove norme del Regno Unito per l'importazione nel paese di piante di quercia per ridurre il rischio di introduzione e diffusione della processionaria delle querce.
Una misura che colpirà anche il vivaismo italiano, dal momento che molte piante presenti nei nostri vivai non sono per il momento certificabili e quindi non sono di fatto esportabili verso la Gran Bretagna.
Vediamo allora cosa è la processionaria delle querce, quali sono i rischi che il governo britannico vuol evitare con le nuove norme e cosa questo comporterà per il vivaismo italiano.



La processionaria delle querce è causata da Thaumetopoea processionea, un insetto dello stesso genere della più nota processionaria del pino, Thaumetopoea pityocampa.
Si tratta di un lepidottero con abitudini notturne, una falena, che sverna sotto forma di uova sulla corteccia delle querce. Queste uova a primavera si schiudono e diventano larve, più o meno in contemporanea con la ripresa vegetativa delle piante, e si nutrono delle foglioline appena germogliate, spesso divorandole completamente prima che finiscano il loro sviluppo. Questa larve, coperte di peli urticanti, si muovono in lunghe file sulla pianta o sul terreno, per poi formare delle strutture di ricovero - i così detti nidi - alla base dei rami, dove diventano pupe e completano la metamorfosi, in genere tra luglio e settembre. Spesso le larve possono essere trovate anche in gruppi compatti sul fusto dell'albero, quasi a formare un manicotto o una pelliccia compatta. E per quanto le querce siano l'ospite principale, cioè le piante più attaccate, possono essere infestate anche varie specie di faggi, betulle, mimose, sorbo e crataegus.



L'insetto quindi rappresenta un problema sia per queste piante, dove può causare defoliazioni anche importanti, sia per le persone e gli animali, dal momento che i peli urticanti, fatti a forma di arpione, possono attaccarsi addosso, causando gravi irritazioni alla pelle, agli occhi e alla gola e anche difficoltà respiratorie e reazioni allergiche.



Thaumetopoea processionea, secondo i dati Eppo - l'organizzazione europea e mediterranea per la protezione delle piante - è attualmente presente praticamente in tutti i paesi europei e del bacino del Mediterraneo, con l'eccezione dell'Irlanda, dove è stata eradicata, e della Gran Bretagna, dove è presente solo in alcune zone fin ora sotto controllo. Da qui la preoccupazione delle autorità di Sua Maestà che stanno cercando di bloccarne la diffusione. Preoccupazione che fu già fatta presente da una commissione scientifica britannica all'Efsa - l'autorità europea per la sicurezza alimentare -  nel 2009, quando il Regno Unito era ancora un membro dell'Unione Europea. Oggi in Gran Bretagna Thaumetopoea processionea, in inglese indicata con la sigla OPM (Oak processionary moth – falena della processionaria della quercia) è presente in diverse aree del sud dell'Inghilterra, in particolare nella contea di Surrey e intorno a Londra. In base alla presenza dell'insetto sono state classificate tre tipi di zone: zone esenti dalla processionaria (pest free areas), zone cuscinetto (buffer zones) limitrofe a quelle infestate dove i controlli fitosanitari sono più frequenti, e zone infestate (estabilished areas), dove ormai l'insetto si è insediato stabilmente e dove i proprietari dei terreni dove sono le piante infestate sono tenuti alle operazioni di trattamento e gestione. Operazioni che vanno dalla segnalazione delle piante, alla rimozione dei nidi e al trattamento con insetticidi a base di deltametrina o con antagonisti biologici, in particolare Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki. Ovviamente con la possibilità di essere assistiti dalle autorità fitosanitarie o consultando l'OPM-hub, il portale ufficiale per la gestione della processionaria  delle querce.



E ora, per rafforzare la protezione, sono entrate in vigore le nuove norme per l'importazione di querce sull'isola, promulgate dal governo di Londra. Norme più restrittive che non fanno più differenza come in passato tra le varie zone del paese (libere, cuscinetto o infestate), ma che sono valide per tutto il territorio britannico. Nel dettaglio sarà vietato importare tutte le piante del genere Quercus da qualunque paese al di fuori dell'Unione Europea. Mentre dai paesi comunitari saranno vietate le importazioni di querce considerate di grandi dimensioni e quindi suscettibili di essere infestate, cioè di piante con un fusto di circonferenza pari o superiore agli 8 centimetri, misurata a 1,2 metri dal collare radicale, praticamente da terra. Questo a meno che le piante non arrivino da paesi europei dove non sia presente l'insetto, ma nella fattispecie questa eccezione riguarda solo l'Irlanda. In alternativa le piante dovrebbero essere state allevate per tutta la loro vita in un sito con protezioni idonee ad evitare l'infestazione ed essere state sottoposte a controlli periodici per accertarne l'assenza. Ma come ha fatto sapere in una nota il Servizio Fitosanitario della Toscana, nessuna di queste condizioni è al momento certificabile e quindi le querce con una circonferenza di 8 centimetri misurata al collare radicale non sono di fatto più esportabili verso il Regno Unito. Almeno fino a nuove disposizioni.
Un problema che si va sommare a quello del rincaro dei carburanti agricoli e per autotrasporto che già stanno pesando sul bilancio di non poche aziende.

Matteo Giusti