Guerra in Ucraina: forte contraccolpo sul distretto vivaistico di Pistoia
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in Il vivaista
Per il presidente di Coldiretti Pistoia, Fabrizio Tesi, la guerra in Ucraina colpisce mercati di sbocco che erano cresciuti del 72% nel 2021 e mette a rischio 13,5 milioni di euro di export di piante vive del distretto di Pistoia. Il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini: alcuni camion pieni di piante stanno tornando indietro dalle zone del conflitto, ma i problemi sono soprattutto logistici, in quanto molte aziende di spedizione hanno operatori ucraini o dei Paesi confinanti, e impattano negativamente anche sull’export in altre zone d’Europa; ora aspettiamo le indicazioni dell’Unione Europea su dove non potremo più vendere piante.
Nulla di comparabile agli effetti tragici nel territorio dell’Ucraina, ma l’attacco militare russo avrà pesanti conseguenze economiche anche sul distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, che fra blocchi delle vie di passaggio a causa della guerra e divieti legati alle sanzioni reciproche fra Paesi Europei e Russia non potrà praticamente più esportare piante vive in Russia e nelle repubbliche ex sovietiche, europee ed asiatiche. E anzi sono tornati indietro alcuni camion carichi di piante che non hanno potuto raggiungere le mete prefissate in Russia.
A esprimere le preoccupazioni di tutto il comparto su questo contraccolpo sul vivaismo pistoiese della guerra in Ucraina, che va a impattare proprio su alcuni dei mercati di sbocco dell’export di piante pistoiesi più in crescita, sono stati tre giorni fa Coldiretti Pistoia con un comunicato stampa in cui il presidente Fabrizio Tesi ha divulgato alcune stime sulle potenziali perdite del Distretto vivaistico pistoiese e ieri l’altro, sia attraverso le pagine della Nazione che su Tvl Pistoia, Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto.
«Russia e Repubbliche ex Sovietiche, europee ed asiatiche – ha spiegato Fabrizio Tesi, analizzando le elaborazioni di Coldiretti Pistoia su dati Istat - rappresentano mercati di estremo interesse per l’export di piante vive da parte dei vivaisti ornamentali del polo pistoiese, con un tasso di crescita nei primi tre trimestri 2021, rispetto al 2020, del 72%, considerando sia la parte europea sia quella asiatica dell’ex impero sovietico». Scomponendo il dato, Coldiretti Pistoia asserisce che «l’export verso i Paesi europei dell’ex Impero (Russia, Ucraina, Repubblica della Moldova, Bielorussia e le tre Repubbliche Baltiche) è cresciuto nel periodo considerato del 20%, la sola Ucraina del 26%. Ancora più rilevante, fatturato triplicato, la tendenza all’aumento dell’export di piante vive da Pistoia verso i Paesi ex sovietici asiatici: Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan». La guerra, secondo Coldiretti Pistoia, «obbligherà anche a ridisegnare le rotte commerciali verso l’Asia, mettendo a rischio le forniture anche verso quei paesi non direttamente coinvolti nella guerra». Risultato? «Complessivamente – è la stima di Coldiretti Pistoia - il conflitto russo-ucraino mette a rischio circa 13,5 milioni di export di piante vive».
Luca Magazzini ha confermato anche al Vivaista il quadro della situazione: «alcuni camion pieni di piante destinate in Russia sono dovuti tornare indietro. A questo punto sarà impossibile arrivare via gomma in Ucraina e in Russia». Quindi, dice il presidente di AVI, «ci sono contraccolpi commerciali sì, ma soprattutto dal punto di vista logistico, perché nelle aziende di spedizione una gran parte degli operatori vengono dalle zone interessate dalle vicende belliche o da quelle confinanti: Ucraina, ma anche Romania e Bulgaria. Pertanto alcuni sono trattenuti dalle famiglie, e in Ucraina ora c’è la legge marziale per cui credo sia impossibile muoversi. Quindi stanno mancando gli operatori per la logistica». E questo sta impattando negativamente in certa misura anche sulle esportazioni di piante pistoiesi verso altri mercati di sbocco europei lontani dal teatro di guerra, al Nord e all’Ovest d’Europa. In ogni caso, tornando ai mercati colpiti direttamente dalla guerra, Magazzini conferma che «i paesi ex sovietici sono importanti come sbocco commerciale, come clienti» e che erano in crescita. Adesso il pensiero del presidente di AVI è agli effetti delle sanzioni: «vedremo in che cosa consisteranno le limitazioni dell’Unione Europea negli scambi commerciali con queste realtà: non sappiamo ancora esattamente che cosa potremo commercializzare e che cosa no e dove».
L.S.