Più alberi contro i gas serra record: parte Foresta Italia

In coincidenza con l’allarme del Wmo sul livello dei gas serra lanciato il progetto Foresta Italia di Rete Clima con PEFC e Coldiretti. Cercasi aree di 5000 mq.


Una nuova campagna di forestazione con il sostegno di grandi aziende in tutto il territorio nazionale, sia attraverso le forestazioni urbane che migliorando la gestione delle foreste esistenti.
Questo in sintesi il progetto “Foresta Italia” a cura di Rete Clima, in collaborazione con PEFC Italia (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes) per quanto riguarda la gestione delle foreste esistenti e con Coldiretti per il coinvolgimento delle aziende florovivaistiche italiane nella fornitura delle piante, delle specie arboree e arbustive più adatte, tramite contratti di coltivazione e di cura.
“Foresta Italia” è stato presentato in un incontro a Roma il 18 maggio in concomitanza con l’allarme lanciato dalla Organizzazione mondiale meteorologica (World meteorological organization) dell’ONU, nel suo rapporto “Stato del clima globale nel 2021”, sui livelli record raggiunti da quattro indicatori chiave del clima, fra cui in particolare la concentrazione di gas serra, che secondo il rapporto nell’aprile 2021 ha segnato il record di 419,05 parti per milione (ppm) nel centro di rilevazione di Mona Loa alle Hawaii, contro 416,45 ppm nell'aprile del 2020 (ma quest'anno la concentrazione sarebbe già arrivata a 420,23 ppm). All’incontro, moderato dalla presidente di Assofloro Nada Forbici, sono intervenuti il presidente di Rete Clima Paolo Viganò, la responsabile Ricerca di PEFC Italia Francesca Dini, il presidente della Fondazione per la flora italiana della Società Botanica Italiana Carlo Blasi e, in chiusura, Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. Senza dimenticare gli interventi di Marcello Donini, Corporate Social Responsibility Manager di E.ON, Giuseppe Zuliani, direttore Customer Marketing e comunicazione di CONAD, Enrica Danese, direttore Institutional Communication, Sustainability & Sponsorship di TIM e Vanna Toninelli di Acque Bresciane, per raccontare l’impegno delle proprie aziende sul fronte ambientale.
«Con il record delle emissioni di gas ad effetto serra – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - i 6,6 milioni di alberi previsti a livello italiano grazie ai 330 milioni di euro stanziati dal Pnrr rappresentano uno strumento strategico fondamentale per gestire lo smog e le bolle di calore all’interno delle aree urbane». In uno scenario come quello tracciato dal Wmo, «non basta rendere più verdi le città ma – evidenzia la Coldiretti – è anche necessario promuovere le essenze più adatte nel catturare i gas ad effetto serra e nel bloccare le pericolose polveri sottili responsabili dei cambiamenti climatici: dal bagolaro al ligustro, dall’alloro all’albero di Giuda, dalla fotinia al viburno, dall’acero riccio all’olmo, dalla betulla verrucosa al tiglio». «Occorre far nascere foreste urbane – ha detto Prandini - con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio boschivo presente nelle aree naturali con un ciclo virtuoso in grado di garantire da una parte l’utilizzo delle piante e dall’altra la loro sostituzione in modo da assicurare sempre la superfice forestale garantendo biodiversità ed economia dei territori».
«Nelle foreste urbane di Rete Clima – si legge in una nota del 19 maggio - vengono utilizzate fino a 25-30 specie arboree ed arbustive diverse. Una tale complessità ecologica favorisce cibo e riparo a insetti, uccelli, piccoli mammiferi. Anche il numero ridotto di sfalci di erba, intorno ai boschi, favorisce la presenza di piante erbacee che fioriscono e producono semi di cui si nutrono insetti ed uccelli». Sull’importanza dell’uso di specie giuste per favorire e migliorare la biodiversità ed evitare l’inquinamento genetico si è soffermato il Prof. Carlo Blasi asserendo che «la scelta delle specie deve essere fatta in base alle ecoregioni, ambiti geografici omogenei dal punto di vista ecologico, cioè in termini di fauna, flora, clima, idrologia e geologia». 
L’incontro è stato anche l’occasione per lanciare la ricerca di aree che possano ospitare le attività di forestazione che devono avere una superficie minima di 5.000 mq, essere fruibili e non avere limiti temporali rispetto alla permanenza delle nuove foreste. Rete Clima accoglie le segnalazioni di disponibilità da parte degli amministratori comunali. Se l’area verrà valutata come idonea sarà possibile approfondire la possibilità di realizzare un progetto. 

Redazione