Legge delega sul florovivaismo: istanze dei vivaisti e come sarà attuata

Legge delega sul florovivaismo: istanze dei vivaisti e come sarà attuata

 A Firenze per il 25° Memorial di Vannucci Piante, l’azienda leader del Distretto ornamentale di Pistoia, il sottosegretario per l’agricoltura La Pietra è stato sollecitato sull’attuazione della legge delega sul florovivaismo del 4 luglio scorso. Le istanze dei vivaisti e l’anticipazione del sottosegretario: la legge delega sarà attuata, almeno inizialmente, con un decreto unico che sarà una norma quadro. Sentiti, oltre a La Pietra, Giansanti, Fini, Orlandini, Magazzini, Michelucci, Pagliani, Ferrini, Vannucci, De Castro e Tomasi.

 

Un tema caldo per tutto il florovivaismo italiano e in particolare per il comparto del vivaismo ornamentale, che ha nel distretto pistoiese il suo maggiore centro produttivo, è serpeggiato al Viola Park di Firenze il 19 settembre in occasione del 25° Memorial Vannucci (vedi): come verrà attuata la legge n. 102 del 4 luglio 2024 di “Delega al Governo in materia di florovivaismo” (vedi), che è entrata in vigore il 30 luglio 2024 e dà 24 mesi di tempo al Governo per esercitarla adottando uno o più decreti legislativi che ne attuino le indicazioni di principio e i criteri?

Il primo a farci cenno è stato l’organizzatore del Memorial, Vannino Vannucci, titolare dell’azienda leader Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, che, nel salutare di fronte all’uditorio il sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra che aveva appena finito la sua relazione, lo ha invitato esplicitamente a far adottare alcune revisioni a tutela del comparto vivaistico, con implicito riferimento anche al testo della proposta di legge 389 del 18 ottobre 2022 “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico” (vedi), che è il frutto in particolare del lavoro al Senato nella precedente legislatura di La Pietra (che ne è stato relatore) e a cui il Governo attingerà nell’attuare la legge delega del 4 luglio.

Ma qual è l’oggetto e quali sono le indicazioni della legge delega sul florovivaismo 102 del 4 luglio scorso? Essa innanzi tutto impegna il Ministero dell’agricoltura a proporre «uno o più decreti legislativi per costituire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità e dell’utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera florovivaistica». Decreto o decreti che dovranno essere adottati dal Governo entro 24 mesi dal 30 luglio 2024.

Nella legge delega sono stabiliti anche i principi e criteri direttivi che il decreto o i decreti dovranno seguire. Si tratta di 20 criteri, fra i quali i seguenti:

- la necessità di definire l’articolazione della filiera florovivaistica in tutti i suoi segmenti;

- la creazione di un coordinamento nazionale anche con un ufficio per questa filiera presso il Ministero dell’agricoltura;

- l’elaborazione ogni 5 anni di un Piano nazionale del settore florovivaistico «quale strumento programmatico e strategico che tenga conto delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche, da adottare in coordinamento con la strategia nazionale del verde urbano»;

- la predisposizione di un sistema di rilevazione annuale dei dati statistici del settore del florovivaismo, «comprendente la rilevazione della specie e della quantità di prodotto coltivato e dei relativi prezzi»;

- la pianificazione e istituzione a livello nazionale di piattaforme logistiche per macroaree per la movimentazione e distribuzione dei prodotti all’estero, tenendo conto della collocazione dei distretti florovivaistici e dei mercati;

- una ricognizione dei marchi nazionali esistenti, al fine di certificare il rispetto dei livelli qualitativi, «eventualmente promuovendo l’istituzione di un marchio unico distintivo che garantisca le produzioni nazionali»;

- la qualificazione come centri per il giardinaggio delle imprese agricole di cui all’articolo 2135 del codice civile che operano nel settore del giardinaggio e del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all’attività agricola e la definizione della «loro collocazione all’interno della filiera florovivaistica».

Floraviva, sulla scia della sollecitazione iniziale di Vannucci, ha sondato, fra gli importanti esponenti delle categorie agricole e del settore (floro)vivaistico, ma anche fra i politici più coinvolti da tali questioni presenti al Viola Park, quali sono le aspettative e le istanze sul testo di attuazione della legge delega con cui il Governo disciplinerà finalmente in modo organico tutta la filiera florovivaistica.   

giansanti_25_memoriale1.jpgPer il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti «certamente siamo di fronte a un aspetto quasi epocale perché era da tanto tempo che aspettavamo una legge quadro sul florovivaismo. Certamente il floro è una cosa e il vivaismo è un’altra. Bisogna coniugare gli interessi di chi oggi produce fiori, che è una cosa diversa rispetto a chi produce vivaismo». «Completamente diverso – ha continuato Giansanti - è chi fa la gestione del verde o chi cura il verde, come addirittura tutta la parte del gardening. Quindi è un mondo complesso che va giustamente considerato come attività agricola nei limiti e nel rispetto di chi l’agricoltore lo fa però a titolo principale, proprio per evitare che poi possano beneficiarne chi agricoltore non è. Su questo sarà fortissimo l’impegno di Confagricoltura affinché questa attività sia agricola a tutti gli effetti, rivolta esclusivamente agli agricoltori, e certamente sarà importante anche ascoltare il contributo di Confagricoltura Pistoia su alcune modifiche che dovranno essere apportate».

fini_25_memoriale1.jpgA sua volta il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Cristiano Fini ha affermato che «è una legge delega che ha avuto un parto piuttosto prolungato: da anni era sul tavolo a livello ministeriale e finalmente siamo arrivati verso la fine. È chiaro che come tutte le leggi che sono state portate avanti nel corso degli anni hanno bisogno magari di qualche aggiornamento, quindi sicuramente qualche ritocco lo si può fare. Ma noi abbiamo bisogno di velocizzare, perché da anni la aspettiamo e finalmente ci siamo arrivati. Adesso abbiamo bisogno di applicarla perché le aziende hanno bisogno sì di risorse, ma hanno anche bisogno di un’impronta legislativa che possa dare veramente un nuovo impulso a questo settore che è fondamentale: tutto nasce da lì».

orlandini_25_memoriale1.jpgE come vedono la legge delega i vertici di Cia – Agricoltori Italiani e Confagricoltura a livello provinciale pistoiese, dove il vivaismo ornamentale fa la parte del leone nel comparto agricolo? Per il presidente di Cia Toscana Centro (Firenze Pistoia Prato) Sandro Orlandini «la percezione è stata inizialmente positiva perché s’è vissuta anche l’esperienza della legge regionale sul vivaismo: quando è stata fatta, poi il settore è diventato più riconoscibile, sono state indirizzate meglio anche le risorse, quindi continuiamo a guardarla con un pizzico di ottimismo da questo punto di vista e fa bene il sottosegretario [La Pietra, ndr] a rivendicarne l’ultimazione: l’essere entrati nella fase finale. Però ci sono alcune cose essenziali da sistemare. Per lo più quello che veniva detto prima, anche da lui in battuta, perché lo sa è uno dei punti dolenti che gli abbiamo sottolineato: di riuscire a distinguere meglio quello che è floro da ciò che è vivaismo, perché è vero che sono due mondi che si toccano per le questioni fitosanitarie e per alcuni aspetti, ma per tanti altri sono realtà assolutamente diverse». Va precisata meglio la distinzione? «Va precisata meglio – risponde Orlandini -. Noi auspichiamo, dove si riuscissero a raggiungere, delle intese anche a livello nazionale. Specie fra Cia e Confagricoltura abbiamo la strada abbastanza spianata perché i rapporti sono consolidati, e la presenza di entrambi i presidenti nazionali stasera ne è un segnale. Però laddove non si riuscisse ad arrivarci sul livello nazionale, sarà fondamentale il lavoro che faremo all’interno del Distretto di Pistoia, dove c’è assoluta unità di intenti, almeno per queste realtà, e credo che il Ministero terrà conto di queste istanze provenienti dal Distretto, laddove non si riuscisse a livello nazionale».

magazzini_25_memoriale1.jpgAnche il presidente di Confagricoltura Pistoia Luca Magazzini ha sottolineato l’importanza di tale distinzione e non per interessi territoriali. «In questo caso – ha spiegato - più che al vivaismo pistoiese dobbiamo pensare al vivaismo, perché quando si norma un sistema economico o settore produttivo non lo si può vedere solo in un ambito locale, ma va visto con una prospettiva quanto meno nazionale, se non sovranazionale. Quindi, come è stato detto durante l’incontro anche dallo stesso sottosegretario La Pietra, che c’è una necessità oggettiva di programmare separatamente lo sviluppo del settore vivaistico ornamentale da quello floricolo e orticolo. È sotto gli occhi di tutti, perché sono mondi completamente diversi, con dinamiche diverse». Anche tempi produttivi diversi? «Tempi, mercati di riferimento completamente diversi – conferma Magazzini -. Quindi, siccome anche l’utente finale spesso è diverso e il contesto è diverso, anche le prospettive della programmazione della comunicazione e della commercializzazione di questi due settori devono avvenire in modo distinto. I decreti dovrebbero aiutare questo tipo di procedimento».

michelucci_25_memoriale1.jpgPassando alle associazioni di rappresentanza dei vivaisti presenti al Memorial, Alessandro Michelucci, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), che è il soggetto referente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, ha puntualizzato che nell’attuazione della delega si deve «tracciare questa riga fra i fiori e le piante ornamentali (alberi, cespugli ecc.): i fiori si fanno in 2 o 3 mesi e si riescono a vendere in pochi giorni, mentre le piante vanno programmate di anno in anno e fino anche a 7/8 anni e quindi non è facile per il vivaista programmare quello che sarà venduto fra tanti anni. La floricoltura è più rapida. Ad esempio le stelle di natale si producono d’estate e a Natale si vendono, mentre gli alberi 20/25 ci vogliono 10 anni per farli». Inoltre, con riferimento agli aspetti fiscali delle attività della filiera florovivaistica, ha dichiarato: «non vogliamo che dentro a questa legge ci vengano accomunati ad esempio i giardinieri o i garden: bisogna distinguere chi è agricoltore davvero, produttore e coltivatore, da chi è fornitore di manodopera e venditore di prodotto. Qui la linea di demarcazione deve essere nettamente tracciata, perché noi vivaisti facciamo investimenti di milioni di euro per anni, restiamo esposti per anni, mentre il Garden va in base alla richiesta che ha in quel momento lì, cioè ordina e si rifornisce in breve tempo. Noi produciamo cose ora che non sappiamo se tra 7/8 anni avranno ancora domanda di mercato, perché magari sono cambiate le mode».

pagliani_25_memoriale1.jpgMentre il presidente dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve) Luigi Pagliani si è così espresso sull’attuazione della legge delega: «prima cosa: questa legge è pronta da 10 anni, anzi 11 per la precisione. Quindi 11 anni fa si parlava di questo. Nel frattempo in 11 anni può essere successo che per esempio è diventata vecchia in alcune cose, perché è passato così tanto tempo. Noi come Associazione l’abbiamo fatto presente anche al Ministero: ci sono delle cose che non funzionano più in questa legge. Poi non sappiamo esattamente come verranno fuori questi decreti, quindi per me è un po’ prematuro parlarne, perché ci han detto che dobbiamo prendere a riferimento quella legge che è passata al Senato, ma non sappiamo come saranno scritti questi decreti legislativi: saranno giusti o sbagliati? Non lo sappiamo. Diciamo che c’erano delle cose da correggere». Qualche esempio? «Noi personalmente come Anve – ha risposto - abbiamo presentato una richiesta al Ministro, ad esempio, di prendere in considerazione una cosa che, poiché è in ballo da 11 anni questa legge, non è stata minimamente presa in considerazione: il discorso delle vendite via Internet. Il che probabilmente 11 anni fa non era un problema come lo è adesso, ma questo canale di vendita dei prodotti non è minimamente accennato nella proposta di legge, ma le vendite via Internet devono essere un minimo regolarizzate. Per una serie di motivi, fra cui anche perché il discorso fitosanitario lo impone. Insomma ci sono degli aspetti che vanno ancora regolamentati. Sicuramente io so anche che per altri è molto importante il discorso della regolamentazione dei centri di giardinaggio. Per noi il problema è relativo: il problema esiste, però abbiamo pensato sempre che la legge delega può correggere il problema. Il Ministero è stato sensibilizzato sull’argomento da noi e dalle altre associazioni e quindi abbiamo fiducia che la legge delega venga fuori correggendo questi problemi».

ferrini_25_memoriale1.jpgE quali sono le aspettative del presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, prof. Francesco Ferrini, in merito all’esercizio di questa delega? «Ci aspettiamo che questi decreti attuativi – ci ha risposto - vengano adottati in poco tempo e che non si debbano aspettare i 2 anni che teoricamente sono a disposizione per completare la legge delega con i decreti attuativi e che si tenga conto di quella che è la realtà, che è un po’ diversa da quella che viene talvolta dipinta sui giornali. Cioè, per carità, è un settore che è molto resiliente, e lo ha già dimostrato in altre situazioni di crisi, però in questo momento, dopo il boom post Covid, c’è stato un notevole rallentamento. Quindi al di là delle parole dei politici di piantare tot alberi ecc. ecc. i fatti ci dicono ben altro, soprattutto nel nostro Paese». E vi attendete anche supporti economici? «Certo».

vannucci_intervistato.jpgInfine, ecco il pensiero di chi ha lanciato il tema della legge delega nel corso dell’evento, Vannino Vannucci, che peraltro è il maggiore vivaista ornamentale non solo del Distretto di Pistoia ma anche a livello italiano. «Abbiamo già presentato delle osservazioni precise sia come Associazione Vivaisti che anche come Confagricoltura e che il sottosegretario La Pietra conosce già – ci ha riferito Vannucci -. La prima, come ormai abbiamo detto fino allo sfinimento, è quella di distinguere floricoltura e vivaismo. Secondo, la richiesta di fare attenzione che i garden center, chi fa commercio, non venga confuso con chi fa agricoltura. Poi se il garden center è anche produttore e produce le piante, benissimo: questo aspetto va definito meglio. E ciò lo chiediamo non perché vogliamo male ai garden center, ché anzi sono i nostri clienti, ma perché non si vuol rischiare di mettere in discussione l’assetto fiscale che c’è nel nostro settore, che è composto da veri produttori agricoli». Altri aspetti? «C’è il tema delle piattaforme logistiche, che secondo me sono ottime per i fiori, ma non sono praticabili nel vivaismo ornamentale. Immaginiamoci di mettere una piattaforma logistica al Bottegone di Pistoia da dove partissero tutte le piante: ma quando partirebbero? E poi stando lì le piante soffrirebbero e si rovinerebbero. Non va bene». E sulle vendite online? «Noi online vendiamo qualcosina e solo in Italia (che rappresenta ora il 5% del nostro fatturato) e a prezzi molto alti perché vogliamo rispettare i garden center, che sono nostri clienti. Poi c’è il discorso dei marchi, che anche quello va ponderato bene, perché tanti dei nostri clienti all’estero non vogliono far sapere che le piante non sono loro oppure non sono del loro Paese. Ad esempio in Francia bisogna vendere francese, ma quando non hanno le piante le devono acquistare da noi: figuriamoci se vogliono un marchio! Bisogna stare attenti perché queste teorie a volte si applicano male alla realtà. Comunque nel testo di legge ci sono anche tanti aspetti positivi, questi sono i punti critici secondo noi».

de_castro1.jpgE che cosa dicono i politici e rappresentanti istituzionali sull’argomento? Abbiamo iniziato con l’ex politico Paolo De Castro, vista la sua grande esperienza, riconosciuta in apertura di lavori anche dal sottosegretario La Pietra. «Io con la mia esperienza a Bruxelles di parlamentare europeo non sono entrato dentro le problematiche nazionali – ha esordito - però posso dire che c’è bisogno di fare una norma che possa in qualche modo sistematizzare tutto l’impianto normativo che riguarda il sistema vivaistico, perché oggi ce n’è bisogno non solo dal punto di vista delle novità che introduce la norma. Le risorse sono sempre quelle, non è che la norma introduce opportunità finanziarie. Però è importante per fare rientrare a pieno titolo il sistema vivaistico o florovivaistico all’interno dell’agricoltura. Anche solo questo è un qualcosa di cui si sente bisogno».

tomasi_25_memoriale1.jpgInvece Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, che è territorio centrale per il vivaismo italiano, si è espresso in questi termini: «la legge è una legge quadro come molte leggi e va declinata. Ecco credo che questi decreti debbano tradurre in sostanza vera la peculiarità del vivaismo e quindi della sua filiera produttiva, del rapporto fra aziende, produttori, commercializzazione. Quindi secondo me deve affinare questo levando lacciuoli per far crescere le aziende. Io credo che si aspettino questo nel concreto i vivaisti. Già avere una legge è importante, poi come la si declina, bisogna riconoscere queste peculiarità. Ecco io la vivo quotidianamente nel Distretto. Credo che in questi anni si siano fatti degli sforzi molto importanti nel trasformare le aziende ancora di più nella direzione della riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dell’acqua. Però bisogna dargli una mano. Non si può paragonare questo prodotto ad altri prodotti, come fanno alcune leggi sulla concorrenza europea».

la_pietra_25_memoriale1.jpgInfine ecco che cosa ci ha detto il sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra, che è stato negli ultimi anni il principale promotore di questa legge quadro sul florovivaismo. Innanzi tutto ci ha dato una notizia: col suo ministero, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), sta lavorando a un decreto legislativo unico per l’attuazione della legge delega 102 sul florovivaismo. E sarà pronto fra qualche mese. Queste infatti sono le sue parole in replica alla domanda su come accogliere le istanze e richieste di ritocchi dei vivaisti e altre categorie nell’attuare la legge delega: «guardi le rispondo in maniera molto trasparente: noi nella scorsa legislatura abbiamo fatto già un lavoro importante. Avevamo approvato alla Camera un disegno di legge sul florovivaismo, era venuto al Senato, dove io ero relatore di quel disegno e quindi lo conosco molto bene, e avevamo fatto tutta una serie di correzioni concordate con le aziende del comparto. Quindi noi non è che partiamo da zero: partiamo da un lavoro fatto, che ci dà tante informazioni e che ci permette di avere a breve una bozza di decreti attuativi da presentare e ridiscutere con le associazioni. Questa è l’idea che mi sono fatto e spero di poter riuscire ad arrivare a un risultato concreto, cioè a poter definire il tutto nel giro di qualche mese». Dunque in qualche mese i primi decreti attuativi? «Io partirei con un decreto attuativo generale che definisce bene tutte le cose e poi da lì vediamo. Gli uffici stanno lavorando alla bozza di questo decreto».

Entrando nel merito della normativa, così l’ha riassunta La Pietra: «una legge quadro che definisce in maniera precisa quella che è la filiera e chi deve fare cosa; che parla di produzione primaria, ma anche di progettazione del verde, di commercializzazione, parla di un sistema che possa aiutare le singole aziende». La legge, ha proseguito, vuole «dare importanza ai distretti, dare importanza alle op [organizzazioni professionali, ndr], verificare le condizioni per un marchio nazionale di qualità, fare un tavolo permanente del settore, definire anche un ufficio specifico all’interno del Ministero, cioè tutto questo va nella direzione di fare in modo che il florovivaismo e il vivaismo non siano più la cenerentola dell’agricoltura, ma siano invece un elemento importante e fondamentale. Tant’è che all’interno della legge delega abbiamo inserito non solo quello che tradizionalmente viene definito il florovivaismo, cioè il fiore e le piante, ma anche tutto il sistema del vivaismo ortofrutticolo, che è fondamentale per le produzioni ortofrutticole nazionali, ma è sempre stato poco considerato».

Ci rientra anche il vivaismo viticolo? «Esatto. Quando parlo di vivaismo ortofrutticolo significa non solo gli ortaggi, ma significa le viti, significa gli olivi, significa gli alberi da frutto. E tutto questo si crea nei vivai specializzati. Ma anche questi devono avere il giusto riconoscimento. Così come quello che riguarda la forestazione, quindi anche i vivai forestali. Dobbiamo capire come possiamo fare integrare i vivai forestali con i vivai privati, perché noi abbiamo bisogno di produrre piante forestali ma i vivai statali non lo possono più fare, non sono in grado di produrre quella quantità di piante necessaria per andare nella direzione indicata dal prof. Mancuso nel suo intervento (vedi), cioè far sì che nelle città ci sia più verde. Ma per avere più verde, dobbiamo avere più piante. E quindi cercando di unire insieme questa specializzazione, questa specificità delle nostre piante forestali con la produzione e la professionalità dei nostri vivaisti, sicuramente potremo iniziare un percorso che ci porti a valorizzare al massimo il verde».

Lorenzo Sandiford