Al centro del Memorial Vannucci il ruolo primario delle piante contro il riscaldamento terrestre
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in Il vivaista
Il 19 settembre al Viola Park di Firenze, per il 25° Memorial Vannucci, l’azienda leader del Distretto vivaistico di Pistoia ha reso noto l’avviato progetto di misurazione delle quantità di CO2 stoccate da otto specie di alberi fra le più numerose dei suoi vivai, in vista della certificazione. Il prof. Mancuso: «un euro investito in alberi fissa molta più anidride carbonica di ogni soluzione tecnica mai inventata dall’uomo». Vannino Vannucci ha annunciato per fine anno il primo “bilancio di sostenibilità” della sua azienda. I commenti dei vip presenti sul ruolo delle piante e sul progetto: dai politici La Pietra, Giani, De Castro e Tomasi, ai vertici di organizzazioni agricole nazionali e locali come Giansanti, Fini, Orlandini, Magazzini, fino ai presidenti di Anve, Avi e Distretto Pagliani, Michelucci e Ferrini. Battesimo per la rivista Intelligenza Naturale di Vannucci Piante a cura di Massaini.
Il ruolo fondamentale delle piante, e in particolare della loro funzione di stoccaggio dell’anidride carbonica, nella lotta contro il riscaldamento terrestre e il cambiamento climatico. Questo il tema centrale del 25° Memorial Vannucci, l’evento che ogni anno l’azienda leader del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, Vannucci Piante, organizza in memoria dei genitori dell’attuale titolare, Vannino, e di sua sorella Monica. Appuntamento che quest’anno, giovedì 19 settembre, si è svolto in trasferta al Rocco Commisso Viola Park di Firenze, dove si sono potute ammirare le piante fornite da Vannucci per il design del parco curato dall’architetto Marco Casamonti.
Come spiegato nella sua relazione introduttiva di inquadramento del problema del cambiamento climatico dal prof. Stefano Mancuso, ordinario di arboricoltura all’Università di Firenze, «negli ultimi 200 anni abbiamo tagliato 2 mila miliardi di alberi e in questi 200 anni l’anidride carbonica ha iniziato a salire contribuendo al riscaldamento della terra. Quindi, oltre a produrre anidride carbonica [con le nostre attività, ndr], abbiamo ridotto la quantità di CO2 fissata dagli alberi ed essa va in atmosfera. Dobbiamo ripristinare una quota significativa di questi 2 mila miliardi di piante». «Non sto dicendo – ha proseguito - che gli alberi risolveranno da soli il problema del riscaldamento terrestre, ma che dobbiamo partire da questo: che problema c’è a farlo? Un euro investito in alberi fissa molta più anidride carbonica di ogni soluzione tecnica mai inventata dall’uomo. Oltre al fatto che gli alberi sono belli e importanti per la salute umana, sono uno strumento fondamentale per la cattura dell’anidride carbonica». «Dovreste essere orgogliosi – ha aggiunto Mancuso rivolgendosi ai vivaisti presenti, fra cui una trentina di importanti vivaisti stranieri colleghi di Vannucci – e impegnarvi perché gli alberi diventino la soluzione primaria per affrontare il cambiamento climatico».
Ma tale tema cruciale, ha ricordato Mancuso, è stato affrontato da Vannucci Piante in modo scientifico e operativo, attraverso un progetto avviato da qualche mese all’interno di uno dei propri vivai - con il think tank fiorentino di designer e scienziati vegetali PNAT e Mancuso stesso - di misurazione della quantità di CO2 sequestrata da 8 specie di alberi fra le più numerose in azienda: una varietà di pero da fiore (Pyrus calleryana ‘Chanticleer’), una di tiglio (Tilia hybrida ‘Argentea’), una di storace americano (Liquidambar styraciflua), una di gelso (Morus platanifolia ‘Fruitless’), una di acacia di Costantinopoli (Albizia julibrissin), una di platano (Platanus x acerifolia), una di lauro canfora (Cinnamomun camphora) e una di leccio (Quercus ilex). Questo progetto, che come accennato da Mancuso comprende anche il monitoraggio dell’assorbimento di altre sostanze inquinanti e poi si estenderà ad altre piante dei vivai, ha già prodotto qualche dato interessante e anche una prima stima della quantità di CO2 complessiva stoccata da tutte le piante nel loro ciclo di vita nel vivaio di Vannucci: 9 mila tonnellate. Ma il progetto prevede, ci ha spiegato poi Vannino Vannucci, che per le piante, in questa fase tutti alberi di taglia importante, venga stimata anche la capacità di stoccare anidride carbonica una volta fuori dal vivaio, con l’obiettivo finale di arrivare a una certificazione completa ai clienti delle capacità di sequestro di CO2 delle proprie piante. «Ad esempio – ha detto Vannucci – se vendiamo un albero, certificheremo al cliente che nei 7/8 anni che è stato nel nostro vivaio ha stoccato tot CO2 e che nei successivi 40/50 anni in cui sarà a dimora sequestrerà un ulteriore tot di CO2».
Questo progetto però, come sottolineato da Vannino Vannucci nel suo intervento iniziale, è solo uno dei tanti fronti del processo di innovazione e transizione verso l’eco-sostenibilità avviato da qualche anno a questa parte dalla Vannucci Piante, che ha ormai superato gli 85 anni di vita ed è giunta alla quarta generazione familiare con i figli Valentina e Tommaso. Ad esempio, già cinque anni fa, ha ricordato Vannucci, «abbiamo inaugurato il primo vivaio a impatto chimico zero» e da diverso tempo «collaboriamo con i maggiori centri di ricerca». Vannucci ha anche annunciato che alla fine dell’anno sarà presentato «il nostro primo “bilancio di sostenibilità”, in cui evidenzieremo precisamente uso e riuso di plastica, acqua, scarti verdi, fitofarmaci e il ricorso alla lotta integrata».
Vannucci ha inoltre riferito dell’incontro avvenuto in mattinata a Pistoia presso la sua azienda con un significativo gruppo di grandi vivaisti provenienti da tutta Europa per elaborare un documento che sarà portato a Bruxelles in merito alla revisione del Green Deal della Commissione Europea, che dovrà sempre di più coinvolgere il comparto vivaistico per il ruolo che gioca su questo tema, secondo quanto evidenziato dal prof. Mancuso. Per Vannucci è essenziale ricordarsi comunque che «non è importante solo il numero di piante, ma anche quali piante, in quali contesti e con che durata».
Ecco le reazioni e i commenti degli importanti esponenti del mondo politico-istituzionale e del settore agricolo nazionale e pistoiese presenti al Viola Park per il Memorial Vannucci 2024.
A cominciare dal sottosegretario di stato per l’Agricoltura Patrizio La Pietra, che ha detto: «la serata è estremamente positiva, per questo ringrazio l’azienda e in particolare Vannino Vannucci che riesce sempre con queste iniziative non solo a far parlare del verde e del settore, ma rappresenta anche un elemento estremamente importante nel tessuto sociale, soprattutto pistoiese, perché riesce a fare tante attività positive per il territorio al di là dell’attività produttiva. Poi, è chiaro, l’intervento del prof. Mancuso è stato molto bello e coinvolgente. Il compito di chi studia, della scienza, è trovare nuovi strumenti per poter avere una sempre maggiore precisione nella produzione e sugli effetti della produzione e per capire quale strada percorrere, per indirizzare». Mentre «il compito della politica e di questo Governo – ha aggiunto La Pietra - è di facilitare il più possibile le attività di chi lavora, anche con delle nuove leggi e con delle misure più precise e con delle risorse meglio definite e più adatte alla filiera. Nello specifico noi siamo riusciti finalmente ad approvare la legge delega sul florovivaismo, che è una legge che dà la possibilità al Governo di intervenire direttamente con una serie di decreti attuativi per creare di fatto una legge quadro nazionale del settore» [vedi].
Anche l’ex ministro dell’agricoltura Paolo de Castro - a lungo punto di riferimento dell’agricoltura italiana in Unione Europea (soprattutto dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo) - ha riconosciuto i meriti di «un’azienda leader in tutta Europa come i vivai Vannucci» e ha osservato che «la relazione di Stefano Mancuso ci ha colpiti a tutti quanti, perché il problema è certamente quello di ridurre le emissioni di CO2 e però lui ci ha fatto capire quanto sia importante il ruolo delle piante per ridurla questa CO2. Se noi riuscissimo a ritornare ai livelli di un centinaio di anni fa come numero di alberi, probabilmente saremmo in grado di assorbire anche le emissioni che stiamo emettendo adesso. Quindi è evidente che c’è una grandissima attenzione oggi sul tema che le piante possono giocare un ruolo non soltanto di bellezza, e questo posto ne è un esempio, ma anche una straordinaria utilità per tutti noi». E a proposito del progetto di misurazione della CO2 stoccata dalle piante e della sua utilità per far comprendere il ruolo degli alberi al di fuori del vivaismo ha risposto: «sì, perché nessuno ha, come ha detto il prof. Mancuso, la percezione di quanto sia importante questo lavoro di assorbimento. Se solo un’azienda, ancorché grande come quella di Vannucci, assorbe 9000 tonnellate di CO2: è una cosa straordinaria. E si pensi poi al verde urbano: anche quello ha una potenza di assorbimento straordinario, non solo di CO2 ma anche di tanti microelementi dannosi».
«Io ritengo che Vannucci sia uno dei grandi imprenditori che rendono la Toscana orgogliosa di un settore quale quello del florovivaismo che trova a Pistoia la sua centralità e in lui uno dei protagonisti in positivo – ha detto invece il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani -. È indubbio che vi è una visione imprenditoriale ma anche una visione strategica ambientale importante. L’imprenditore è colui che sa porsi nella sua dinamica di mercato, di manager in quello che è un flusso generale di andamento della società e oggi la società non possiamo che condurla in una dimensione più green, perché i cambiamenti climatici sono indotti da una presenza eccessiva di CO2 nell’aria e chi se non l’albero è in grado di trasformare ciò che è veleno in vita? La CO2 che si trasforma in ossigeno e conseguentemente consente il benessere dell’uomo che vive il pianeta». «Io ritengo – ha continuato - che la visione che oggi Mancuso ci ha offerto sia una visione non solo condivisibile ma che tutti ci dobbiamo impegnare ad applicare. La forestazione urbana è fondamentale perché è proprio nelle città che si creano le condizioni maggiori di inquinamento. E il rapporto con il verde è qualcosa di prezioso quanto salutare per ogni uomo e quindi per la nostra comunità. Un’occasione come questa è l’occasione per dare un senso di profonda riflessione culturale sull’importanza di una società green che trovi nella produzione florovivaistica l'elemento centrale di orientamento delle nostre comunità». E la Regione «ci metterà risorse – ha concluso Giani -. Lo abbiamo già fatto nelle linee di finanziamento dei fondi europei e del Pnnr, ma continueremo su questa strada».
Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi ha prima messo in luce quanto sia «bello far conoscere ai nostri cittadini direttamente che cosa aziende come la Vannucci Piante realizzano a Firenze e nel mondo» e che «il Viola Park è un esempio della capacità realizzativa di una nostra grande azienda, che si serve comunque di un distretto e di tantissimi collaboratori. È un’occasione per noi pistoiesi, io c’ero già stato personalmente, di toccare con mano le capacità, in questo caso della Vannucci, di fare cose che sono invidiate in tutto il Paese». Poi, sul ruolo delle piante e la possibilità di misurare sempre meglio l’anidride carbonica stoccata, ha fatto due osservazioni: «la prima è che la misurazione, sia pure scientifica, rende in modo chiaro alle persone comuni l’importanza della pianta. Cioè, se raccontato bene dal punto di vista comunicativo, secondo me anche una persona comune che non è dentro a questo tema ma che avesse sentito e ascoltato quanto spiegato oggi avrebbe capito che con una piantumazione intensiva si elimina l’impatto di anidride carbonica che magari in una zona industriale c’è, si lamenta e dà disagio ai cittadini. Quindi continuiamo così, traduciamo ciò in numeri concreti in un racconto per le persone comuni, perché il cambiamento deve essere condiviso con le persone comuni non solo tra gli addetti ai lavori». In secondo luogo, ha detto che «della relazione di Vannino Vannucci mi ha colpito una cosa molto importante: che è compito loro dire che è tutto bello, però le piante hanno bisogno di cura, hanno bisogno di professionalità, vanno mantenute e non solo piantate. Quindi in un racconto ideologico, fatto solo di numeri, di follia ideologica del green deal, ha detto da produttore: sì piantiamo, sì ma ci vuole qualità, vanno mantenute e ci vuole professionalità. E questo non va mai dimenticato, soprattutto noi di Pistoia lo sappiamo».
Passando agli esponenti dell’imprenditoria agricola, il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, vicepresidente del Comitato delle organizzazioni agricole europee (Copa), si è così espresso sul tema del Memorial: «non posso che ringraziare Vannino Vannucci che ha voluto mettere al centro del dibattito il valore delle piante. Piante che non hanno solamente un aspetto ornamentale ma oggi più che mai sono vita. Lo ha fortemente richiamato nel suo intervento. Stiamo affrontando ormai sempre di più gli effetti del cambiamento climatico e in questo percorso diventa fondamentale da parte di tutti gli agricoltori iniziare a darvi la giusta considerazione nella coltivazione e per tutto quello che riguarda la parte vegetale delle nostre coltivazioni. Che siano coltivazioni in ampio campo, che siano ambiti vivaistici o addirittura un miglior utilizzo degli ambiti forestali, diventa oggi sempre più fondamentale mitigare gli effetti del cambiamento climatico, sia rispetto agli aspetti erosivi sia rispetto alla qualità dell’aria. Ed è stato dimostrato anche oggi con gli studi presentati dal prof. Mancuso quanto gli effetti della pianta possano essere positivi nella gestione complessiva della vita di tutti noi. Quindi dobbiamo tornare a credere nello sviluppo e nella gestione migliore di quello che è il grande patrimonio delle piante con un grande progetto ambizioso in Italia e mi auguro in Europa, perché quando poi si parla di “green”, “verde”, chi meglio degli agricoltori è in grado di coniugarlo?»
Sulla stessa linea d’onda il presidente nazionale di Cia – Agricoltori Italiani Cristiano Fini: «finalmente viene affrontato questo tema in maniera molto diretta e anche molto forte, perché dobbiamo comunque diffondere, divulgare la cultura legata alla pianta, all’importanza delle piante. Lo diamo spesso per scontato, quando invece la pianta è per noi veramente fondamentale, come ha detto il prof. Mancuso, è il motore della nostra vita». «Le piante nelle città, ma anche nei boschi – ha continuato il presidente di Cia – Agricoltori Italiani - sono un patrimonio che dobbiamo coltivare, curare e fare crescere perché comunque abbiamo bisogno di aumentare davvero il numero di piante. Per fare questo sicuramente servono risorse, ma servono anche delle politiche e serve anche diffondere la cultura che la pianta è veramente fondamentale per la nostra vita: dall’assorbimento della CO2 ma anche per il contrasto agli effetti del cambiamento climatico, visto quello che esso sta provocando e a quanto ad esempio è successo purtroppo nuovamente in Emilia Romagna non più tardi di oggi e ieri. Quindi è chiaro che queste iniziative sono fondamentali per implementare l’impianto e la cura delle piante».
Mentre il presidente di Confagricoltura Pistoia Luca Magazzini, che è un vivaista con l’incarico di presidente della federazione di prodotto “Florovivaismo” a livello di Confagricoltura regionale toscana, ha prima sottolineato l’immagine positiva per Pistoia di un allestimento a verde come quello del Viola Park: «è il motivo finale per il quale si lavora ogni giorno, per poter ottenere queste realizzazioni. È un piacere poterle vedere: spesso da produttori non si coglie neanche questa apoteosi finale. Nel momento in cui si producono le piante si cerca di fare delle belle piante, di farle al meglio. Poi è la capacità degli architetti, dei paesaggisti di inserire queste piante in un contesto particolare come questo. Non riuscirei a pensare un modo migliore di porre le piante». Poi, riguardo al discorso di Mancuso sulla misurazione della capacità di assorbimento della CO2 delle piante in vivaio, ha detto: «è un processo conosciuto, ma sapere di poterlo quantificare è un qualcosa che ti inorgoglisce: capisci di poter fare una performance che va al di là delle proprie aspettative. Nel momento in cui produci una pianta pensi sempre al bello, pensi sì che può rendere la vita migliore a tutti, più piacevole, però ecco che abbia questa capacità di ridurre gli inquinanti sul pianeta e che lo possa fare in una maniera più performante di tutto il resto, come ha detto Mancuso, fa un effetto particolare».
Sandro Orlandini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze Pistoia Prato), premesso che lui rappresenta «soprattutto le realtà vivaistiche un po’ più piccole», ha evidenziato che «in questi casi si percepisce anche l’importanza di chi poi questo materiale riesce a finalizzarlo, a portarlo sul mercato, a valorizzarlo. E da pistoiese l’altra soddisfazione è avere qui il presidente di Cia nazionale». Sul ritorno d’immagine anche per i vivaisti subfornitori del Distretto risponde: «sì, assolutamente, anche perché poi tutto questo si tiene in piedi, come diceva prima anche Vannino Vannucci, perché di fatto si tratta di un vero e proprio cluster, di un territorio che lavora in sinergia, e non penso solo a tutte le aziende agricole ma anche alle realtà dell’artigianato e del commercio. Alla fine è un territorio intero che si muove. E poi si vede anche dalle presenze istituzionali: non è mancato nessuno dei personaggi del mondo politico-istituzionale ed economico pistoiese, dal sottosegretario La Pietra in giù». Riguardo all’assorbimento di CO2 delle piante e alla lotta al cambiamento climatico attraverso l’eco-sostenibilità produttiva dice: «io, da produttore forestale che interloquisce nello specifico col vivaismo, posso dire che sono tante le misure che si riescono ad attivare anche a livello regionale per portare avanti innovazioni ecosostenibili. Noi del settore forestale siamo un esempio di come piano piano il nostro materiale [legnoso per la pacciamatura, ndr] dalla bassa percentuale iniziale sta entrando prepotentemente nella produzione vivaistica. E questo [nostro prodotto, ndr] va ad aumentare la circolarità delle produzioni vivaistiche». Inoltre, a proposito del numero di alberi di cui ha parlato Mancuso, Orlandini ricorda anche «l’importanza della manutenzione dei nostri boschi cedui anche per l’assetto del territorio, oltre che per il contributo alla crescita delle realtà del vivaismo, che quando vengono visitate sono esse stesse un biglietto da visita grazie al fatto di essere inserite in una cornice come quella della Montagna Pistoiese, tenuta in una certa maniera e in modo da non creare dissesti a valle».
Floraviva ha sentito anche i presidenti delle organizzazioni del comparto florovivaismo invitate all’appuntamento, iniziando con Luigi Pagliani, presidente di Anve – Associazione nazionale vivaisti esportatori, che sul tema della misurazione del sequestro di anidride carbonica al centro del Memorial ha affermato: «sicuramente è importante, per il discorso dei cambiamenti climatici, andare incontro a questo tipo di domande. Ma soprattutto i vivaisti, oltre a produrre le piante, devono anche esserci politicamente quando si discutono questi tipi di problemi riguardanti l’ambiente. Quindi è fondamentale una presenza politica e non solo tecnica e, diciamo, non solo produttiva. Durante la serata si è visto anche questo. Le cose che mi hanno toccato di più sicuramente sono questo aspetto del verde che già conoscevamo bene, ma la richiesta anche di una presenza politica quando si parla del verde».
«Avere un’azienda così nell’Associazione vivaisti può far solo piacere – ha esordito invece Alessandro Michelucci, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia, riferendosi a Vannucci Piante -. Basta vedere i personaggi invitati e qui presenti. Significa che l’azienda è importante. E ci sono anche produttori stranieri, fra i più grossi vivai di produzione stranieri». Michelucci ha poi manifestato soddisfazione anche per il ruolo raggiunto da Avi, grazie appunto anche alla sua azienda leader, nel settore vivaistico nazionale ed europeo. Riguardo al discorso di Mancuso sul ruolo delle piante, ha detto: «finalmente c’è qualcuno che riesce a far passare questo messaggio e a farlo arrivare alla gente. Perché noi produttori le sappiamo già queste cose, ma quello che abita in città con le spiegazioni del prof. Mancuso magari riesce a capire meglio e credere a quello che i vivaisti sostengono». E sulla quantificazione della CO2 stoccata? «Non entro nel merito delle quantificazioni in questione, perché non ne ho conoscenza diretta. Comunque sia che le piante assorbano anidride carbonica è un dato di fatto, così come lo è che per fare abbassare la temperatura nelle città ci vogliano le piante, perché dove c’è il cemento si raggiungono temperature elevate e già con un pezzo di giardino o un prato si sta meglio rispetto a dove c’è l’asfalto».
Il presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia Francesco Ferrini, professore ordinario di Arboricoltura all’Università di Firenze, ha così riassunto il significato dell’appuntamento: «ciò che è venuto fuori dalla giornata di oggi, che si è completata con la parte di stamani, è che delle piante, come già sapevamo, non se ne può fare a meno, in particolare degli alberi. È anche venuto fuori che le aziende vivaistiche devono diventare una sorta di think tank, un hub da cui poi parte la rigenerazione urbana. Fino ad ora si sono fatti tutti approcci top down, cioè prima si decide il progetto poi si va a vedere se ci sono le piante. Io credo che debba esserci un cambio di paradigma, cioè che si va a vedere se ci sono le piante e sulla base delle piante si fa il progetto. Se le piante non ci sono, si fa in modo che queste vengano prodotte in tempo consono per produrre un buon progetto. Infatti un buon progetto sarà ricordato se le piante sono belle, perché in questo contesto in cui ci troviamo [il Viola Park, ndr] se le piante fossero state tutte secche, sarebbe stato tutto completamente diverso, nonostante lo stesso costruito». Riguardo all’incontro della mattinata a Pistoia fra vivaisti italiani e stranieri, così l’ha descritto Ferrini: «una sorta di think tank per capire come interfacciarsi a livello europeo per fare in modo che il vivaismo conti di più, ma anche semplicemente perché si tenga presente che quando si fanno certi annunci, come i 3 miliardi di piante, i 1000 miliardi di piante, si chieda a chi le piante le produce se queste piante ci sono veramente o no. Se poi c’è anche lo spazio per piantarle o no e se ci sono i soldi per piantarle o no, perché io ho dei dubbi che ci siano le piante da mettere a dimora e i soldi per comprarle e per gestirle e anche lo spazio dove piantarle». Infine, sulle misurazioni in vivaio dell’anidride carbonica stoccata dalla piante, ha rilevato: «l’aspetto positivo è che se ne parli, se ne parli sempre di più, ma ricordandosi che le condizioni di vivaio standardizzate non sono quelle dell’ambiente urbano, quindi ciò che esce dal vivaio deve poi essere declinato nell’ambito urbano e non sempre i risultati sono gli stessi».
In occasione del 25° Memorial Vannucci è stata lanciata la nuova rivista di Vannucci Piante, Intelligenza Naturale, a cura del direttore marketing Andrea Massaini. A lui abbiamo chiesto di riassumerci in che cosa consiste questa nuova iniziativa editoriale, che prevede 4 numeri esclusivamente cartacei da oggi al 2026. «A noi sembrava che ci fosse bisogno – ci ha risposto Massaini - di indagare un po’ di più in questo settore, di approfondire temi ricorrenti (anche con una certa retorica) sulle piante, sui valori di aziende familiari come sono tante aziende vivaistiche, andando a cercare delle parole totem che potessero significare qualcosa di veramente importante e profondo su questo mestiere e sulla nostra azienda. Quindi siamo partiti con quattro temi che sono quello del respiro, evocando l’uomo e l’albero e le piante; le mani, visto che la manifattura è ancora un elemento importante e le mani sono uno strumento di lavoro vero e proprio per le aziende vivaistiche; poi le città, che comunque, come abbiamo ascoltato stasera, sono pronte a recepire questa materia prima che le aziende vivaistiche producono; e il tempo (l’editoriale di partenza), che viene brutalizzato, velocizzato, mentre invece la natura ha bisogno del suo tempo. Su quest’ultimo tema gli scrittori scelti hanno preso degli spunti e sono andati per la loro strada costruendo dei veri e propri racconti. Sono testi molto evocativi, suggestivi quasi, e non c’è nessun riferimento alla produzione. Sono temi un po’ alti, alla Calvino. Però alla fine, anche con questa nota poetica finale e con alcune immagini un po’ bizzarre, penso che possano restituire al lettore delle sensazioni, che è un po’ il nostro intento». A chi è rivolta la rivista? «Inizialmente avevamo pensato ai dipendenti dell’azienda e ai collaboratori – ci ha detto Massaini -. Poi da come è venuto questo primo numero pensiamo che possa anche essere destinato al pubblico generale e al lettore comune e prossimamente lo promuoveremo in città e lo daremo pure ai clienti. È bilingue, in italiano e in inglese, e ci permette un’ampia diffusione. Non sarà mai una rivista tecnica, ma di taglio culturale. Abbiamo individuato una ventina di parole totem su cui andremo poi a pescare».
Lorenzo Sandiford