A Flormart 2024 confronto e strategie per i Distretti Florovivaistici

A Flormart 2024 confronto e strategie per i Distretti Florovivaistici

Al convegno conclusivo della 25a edizione di Flormart 2024, i relatori hanno sottolineato la necessità di un confronto costante e di una segmentazione più mirata dell’offerta per interpretare meglio i dati di settore. Con un focus sulle sfide ambientali e macroeconomiche, è emersa l’esigenza di un adeguamento normativo e di misure concrete per sostenere il floro-vivaismo in un contesto globale in rapida evoluzione.

Flormart 2024 ha messo in luce l'importanza di questo evento per il settore, in un momento di congiuntura geo-politica e socio-ambientale complesso. La partecipazione di figure come la Professoressa Silvia Scaramuzzi, docente di marketing all'Università di Firenze, che ha scelto di intervenire per condividere la sua visione sul futuro del florovivaismo di fronte alle sfide globali, insieme agli interventi dei rappresentanti dei principali distretti – il Sindaco di Saonara Michela Lazzaro, Alessandro Michelucci, Presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani, Aldo Alberto, rappresentante del distretto ligure e Presidente dell'Associazione Florovivaisti Italiani, e Remo Di Meo, vivaista del distretto di Latina – hanno reso il convegno un'importante occasione di riflessione.
Schermata_2024-10-08_alle_16.57.28.pngSilvia Scaramuzzi, docente di marketing presso l’Università di Firenze,  apre con un ringraziamento a Flormart per l’invito e, in particolare, a Renato Ferretti, che definisce il suo “mentore del florovivaismo”. Scaramuzzi racconta che, circa trent’anni fa, quando ancora non conosceva questo settore, Ferretti le svelava tutti i segreti, compresi quelli non scritti, aiutandola a comprendere a fondo questo mondo. Oggi, nel tempo che le è stato concesso, spiega di voler offrire una panoramica generale per inquadrare il contesto e aprire la discussione con i referenti dei diversi distretti. L’obiettivo principale del suo intervento è stato quello di esplorare come i distretti florovivaistici possano posizionarsi e svilupparsi in un contesto globale in continua evoluzione. La questione chiave, sottolinea, è il rafforzamento delle strategie private e delle politiche pubbliche, rimarcando l’importanza della presenza degli amministratori locali per favorire una collaborazione tra pubblico e privato, indispensabile per affrontare le sfide del settore.
Sintesi sui dati: La professoressa Silvia Scaramuzzi evidenzia come, nell'ultimo trentennio, ci siano state poche fonti di dati ufficiali e che, quelle esistenti, spesso risultano poco affidabili. Nonostante questo, presenta alcune informazioni chiave per comprendere le dinamiche del mercato florovivaistico e delineare possibili strategie di marketing e governance per il settore. In un panorama dominato da mercati con cicli produttivi e costi variabili, è emersa la necessità di distinguere tra i cosiddetti "paesi produttori domestici maturi", come l'Europa, il Canada e la Cina, che detengono la maggior parte delle quote di consumo mondiale. L'Europa continua a mantenere la leadership globale nel commercio di fiori e piante, nonostante l'aumento dei costi di produzione. Tuttavia, si rende evidente la necessità di puntare sulla qualità dei prodotti per poter competere in un mercato mondiale sempre più competitivo, soprattutto in quei mercati dove il reddito medio e la domanda continuano a crescere. Un aspetto positivo sottolineato è il trend costante di crescita delle esportazioni di fiori e piante, in particolare in Europa, dove la bilancia commerciale rimane positiva. Questo dato è stato ulteriormente rafforzato dalla Brexit, che ha ridotto la concorrenza britannica nel mercato europeo. Anche la bilancia commerciale per i fiori, storicamente negativa, ha mostrato segnali di miglioramento. Nonostante le sfide poste dalla pandemia e dalle fluttuazioni economiche globali, le prospettive per i consumi di fiori e piante in Europa e Nord Europa sono ottimistiche, con una crescita attesa del 20% tra il 2017 e il 2027. Questo incremento si è manifestato chiaramente durante il periodo post-pandemico del 2022-2023. Tuttavia, il consumo pro capite varia notevolmente tra i Paesi, con Italia e Spagna che rimangono in fondo alla classifica, mentre Germania e Regno Unito continuano a essere mercati dominanti in termini di spesa totale. In sintesi, la professoressa Scaramuzzi sottolinea l'importanza di adottare una strategia mirata alla qualità e alla sostenibilità per garantire la competitività delle esportazioni italiane e rispondere alle nuove tendenze di consumo emergenti, che valorizzano sempre di più i prodotti eco-sostenibili e ad alto valore aggiunto.

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Focus sulla domanda futura:  Sicuramente la pandemia ha giocato un ruolo molto rilevante, sostiene Silvia Scaramuzzi, poiché ha contribuito a consolidare la percezione di fiori e piante come beni essenziali. Tuttavia, dobbiamo affrontare altre sfide, come i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi, che possono avere effetti sia positivi che negativi, a seconda del periodo in cui si verificano. La crisi energetica, l’inflazione e i recenti conflitti internazionali hanno avuto un impatto negativo, ma parallelamente ci sono anche grandi opportunità, soprattutto legate all’urbanizzazione e al desiderio di migliorare la qualità della vita nelle città. Il consumo di piante e fiori si sta concentrando sempre più in aree specifiche, e vediamo emergere un modello di consumo che non è più considerato un lusso. Ciò permette di valorizzare prodotti unici, con un altissimo valore aggiunto, richiesti da fasce di popolazione con redditi elevati. Questi consumatori cercano prodotti che rappresentano uno stile di vita responsabile e sostenibile, con una crescente attenzione all’ecologia e al consumo consapevole. Le tendenze di consumo si stanno evolvendo. Innanzitutto, c’è un crescente riconoscimento dei fiori e delle piante come beni essenziali, con funzioni ecologiche e terapeutiche. Le piante vengono percepite come elementi che migliorano la qualità della vita, riducono lo stress, aumentano la concentrazione e la produttività, e contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico e alla conservazione della natura. A livello urbano, vediamo un interesse crescente verso il giardinaggio comunitario, l’utilizzo di piante perenni che favoriscono la biodiversità, come quelle che promuovono l’impollinazione. Dal punto di vista della qualità del prodotto, i consumatori sono sempre più disposti a pagare un premium price per prodotti che dimostrano attributi di sostenibilità, trasparenza e provenienza certificata. Questo vale anche per prodotti più specializzati come le piante aromatiche, le piante da orto e da balcone, che riflettono la crescente tendenza delle famiglie europee a riqualificare i propri spazi abitativi. Un altro cambiamento importante riguarda la composizione della spesa. Se una volta ci si rivolgeva al fioraio per acquistare una singola pianta o una grande composizione floreale, oggi i fiori e le piante sono visti come un ingrediente all’interno di composizioni complesse, in cui il valore aggiunto viene conferito dalla capacità artistica e dal design. Anche l’aspetto multicanale è sempre più importante: i consumatori utilizzano i social media, i blog e altri strumenti digitali per ottenere informazioni e fare acquisti, con una crescente integrazione tra canali fisici e digitali. Parlando dei segmenti di consumatori, i millennials, che rappresentano giovani adulti in cerca di una vita migliore e con crescente potere d’acquisto, vedono i fiori e le piante come strumenti per migliorare la propria salute e qualità della vita. Dall’altro lato, i baby boomers, ossia i pensionati o prossimi alla pensione, dedicano molto tempo alla vita domestica e sono fedeli ai loro canali di acquisto, cercando servizi personalizzati e prodotti di alta qualità. Infine, vediamo una crescente domanda anche da parte del settore pubblico, che sta investendo sempre di più nel verde urbano per migliorare la qualità della vita nelle città e nei luoghi di lavoro. Silvia Scaramuzzi  conclude sottolineando che i distretti florovivaistici devono puntare sulla collaborazione tra scienza, politica, imprese e società per affrontare con successo queste sfide. La collaborazione è fondamentale non solo a livello locale, ma anche a livello regionale, nazionale e internazionale. Solo attraverso un’azione concertata e una governance multilivello, potremo massimizzare le opportunità offerte da questo mercato in continua evoluzione.
lazzaro.JPG Renato Ferretti introduce Michela Lazzaro, sindaco di Saonara in rappresentanza del distretto vivaistico locale, che vanta una lunga tradizione produttiva. Saonara, situata tra Venezia e Padova e ben collegata alle principali vie di trasporto, è rinomata per la produzione di rose, piante da frutto e altre colture di pregio. Molte delle aziende del distretto, spiega il sindaco, hanno radici storiche, spesso gestite da generazioni, e combinano l’esperienza tradizionale con l’innovazione, rispondendo alle esigenze del mercato moderno grazie all’adozione di nuove tecnologie. Il nostro distretto, continua il sindaco Michela Lazzaro, è composto principalmente da piccole imprese familiari, ma la qualità del know-how e della produzione è molto alta. Oltre alla produzione di piante, diverse aziende del distretto operano anche nel settore del giardinaggio e della manutenzione di aree verdi, collaborando con enti pubblici e privati per valorizzare il territorio. Nel 2020, prima della pandemia, abbiamo formalizzato la creazione del Distretto Florovivaistico di Saonara, con l’obiettivo di promuovere non solo le aziende del territorio ma anche la storia e le tradizioni locali. Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, abbiamo partecipato a fiere nazionali e internazionali e abbiamo ottenuto un logo distintivo che rappresenta il nostro impegno verso la promozione del distretto. Stiamo inoltre collaborando con il comune per realizzare un bosco urbano di oltre tre ettari, dove pianteremo più di 3.000 alberi, con l’obiettivo di ricreare l’ecosistema locale e promuovere la sostenibilità ambientale. Questo progetto è parte di un impegno più ampio del distretto per rafforzare le sinergie tra le imprese, creare coesione e sviluppare nuovi contatti con le istituzioni e la politica, necessari per sostenere e far crescere il settore. Il sindaco  ha infine ringraziato tutti per l’attenzione e per l’opportunità di raccontare la realtà vivaistica di Saonara.
 michelucci13.JPGE' la volta della relazione di Alessandro Michelucci, Presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia che dopo i saluti e ringraziamenti a tutti i convenuti e a Flormart  per questo importante momento di confronto dichiara: “. Negli ultimi tempi è diventato necessario nel nostro comparto sottolineare un aspetto importante che spesso viene trascurato: la distinzione tra floricoltura e vivaismo. Questi due settori, spesso confusi, presentano differenze significative che, se non comprese adeguatamente, rischiano di compromettere la loro corretta interpretazione, non solo ai fini statistici delle loro performance. La floricoltura e il vivaismo hanno infatti una domanda, un'offerta e cicli produttivi molto diversi, con conseguenze profondamente differenti sulla programmazione produttiva e sugli investimenti. La floricoltura, per sua natura, è caratterizzata da cicli produttivi più brevi e prevedibili, spesso legati quasi totalmente alla domanda delle ricorrenze. Il vivaismo, invece, ha cicli molto più lunghi, che possono durare fino a 10 anni prima che le piante siano pronte per la vendita con un domanda dell’utente meno impulsiva e riflettuta. Questa differenza rende la programmazione del vivaismo estremamente complessa e difficile da prevedere su larga scala, e a ciò si aggiungono le difficoltà legate all’instabilità  dei mercati a livello macro economico e ai cambiamenti climatici, che influenzano i mercati e le produzioni in modo imprevedibile. Basti pensare alle attuali tensioni in Medio Oriente, che hanno sconvolto l'equilibrio del mercato globale. Sul fronte dei correttivi  e degli  incentivi, provvedimenti come il bonus fiscale Green, pur essendo un passo nella giusta direzione, non sono sufficienti per affrontare le esigenze specifiche del mercato perché devono essere resi più specifici. Pertanto è  fondamentale che il vivaismo venga distinto dalla floricoltura sia a livello nazionale che internazionale, sia in ambito normativo che economico. Il vivaismo italiano non rappresenta solo un settore economico, ma anche un patrimonio ambientale e sociale di grande valore. La gestione sostenibile dei vivai e delle strutture a lungo termine contribuisce non solo alla sostenibilità economica, ma anche alla tutela ambientale e sociale. Un esempio di questo è il nostro distretto, che, oltre a generare ricchezza, offre un importante servizio all'ambiente e alle future generazioni, ad esempio attraverso la manutenzione dei corsi d’acqua minori e la gestione sostenibile del territorio. Lo dimostra l'ultimo evento alluvionale del novembre scorso che ha colpito le province di Pistoia, Prato e Firenze ha dimostrato che le zone meno colpite sono state quelle con la maggiore concentrazione di vivai, a conferma del ruolo positivo che il vivaismo ha anche nella prevenzione al dissesto idrogeologico del territorio. Altro aspetto fondamentale sono le ricadute che il vivaismo ha sul sociale, con un tasso di occupazione elevato e un reddito pro capite superiore rispetto ad altre zone, oltre ad un tasso di criminalità inferiore alle province limitrofe a Pistoia. L’Associazione Vivaisti Italiani è il soggetto referente del distretto vivaistico ornamentale e, oltre alla sua attività di lobbying presso i principali enti nazionali e internazionali, grazie anche alla nostra presenza in ENA, riporta le istanze del settore e le comunica all'esterno con i suoi mezzi di comunicazione. Ma la nostra associazione, dall'interno del distretto, sta anche lavorando su diversi progetti di innovazione eco-sostenibilità ambientale e di   circolarità. Tra i progetti in corso, cito la costruzione di un laboratorio consortile di controllo fitosanitario Pistoia FitoLab, che analizzerà tutte le piante in entrata e in uscita da Pistoia, garantendo certificazioni che accompagneranno le piante nei diversi mercati di destinazione. Inoltre, primi in Europa,  stiamo portando avanti il recupero degli scarti vegetali, che vengono raccolti, trattati e riutilizzati come substrato per nuove piante, ammendanti e biomasse in collaborazione con una realtà specializzata. Un altro progetto riguarda il riciclo della plastica proveniente dai vivai: grazie a una collaborazione con un’azienda che ne certifica la tracciabilità, la plastica viene trasformata in un polimero riciclabile che viene utilizzato per produrre nuovi vasi, garantendo così la filiera del riciclo. Infine, il nostro distretto è stato recentemente selezionato per una sperimentazione europea che, nei prossimi tre anni, speriamo ci possa permettere di sostituire il cocco – non sempre considerato ambientalmente sostenibile – con compost stabilizzato, pomice e legno nei nostri substrati. Questa sperimentazione ci permetterà di verificare i risultati sul piano della sostenibilità e della resa produttiva. Questi sono i progetti operativi che il nostro distretto, uno dei più importanti a livello italiano ed europeo sia per PLV esportata che per superficie coltivata, sta portando avanti e che approfondiremo, insieme ad altri, durante la serata del vivaismo che si terrà a metà dicembre. Vi ringrazio per l'attenzione e auguro a tutti una buona serata.” 
Renato Ferretti nel ringraziare Alessandro Michelucci per il suo  intervento commenta che non ci sono molti dubbi sull’importanza del distretto Vivasitico Ornamentale di Pistoia che esprime il 40% della produzione italiana di settore rappresentando, una quota significativa anche a livello europeo. Questo è un aspetto indiscutibile. Come ho sempre sottolineato, la superficie dedicata alla produzione nella zona di Pistoia si attesta intorno ai 5.000 ettari, superando quella di qualsiasi altro distretto italiano, senza considerare i Paesi Bassi, dove le dimensioni sono diverse. A titolo di confronto, altri distretti italiani arrivano a circa 2.200 ettari. Un punto di forza di Pistoia è la concentrazione territoriale, con un’area che si può delimitare in un quadrato di 10 km per lato, favorendo relazioni e sinergie difficili da replicare altrove. Questo contesto mi offre anche l’opportunità di ricollegarmi alla distinzione storica tra agricoltura e vivaismo. Negli anni ’90, quando ho collaborato alla definizione dei primi piani regionali della Toscana, si è scelto di sviluppare piani distinti per la floricoltura e per il vivaismo, dato che le necessità operative e gli interventi richiesti sono molto diversi. In Toscana, infatti, abbiamo sviluppato un piano regionale per la floricoltura e un altro per il vivaismo ornamentale. Nonostante entrambi i settori siano accomunati dal focus su piante ornamentali o forestali, i processi produttivi sono diversi. Ad esempio, il vivaismo per scopi forestali differisce notevolmente da quello ornamentale, anche solo per gli utilizzi finali e le esigenze in termini di sostenibilità ambientale. Vorrei sottolineare un punto critico, evidenziato anche nella relazione della professoressa Scaramuzzi: la difficoltà nell’interpretare i dati ufficiali, come quelli ISTAT, a causa della classificazione merceologica non sempre precisa. Ad esempio, una voce comune è quella delle "rose", che però non distingue se si tratta di rose da fiore reciso, da vaso o ornamentali per giardini. È fondamentale che le categorie merceologiche siano definite con maggiore chiarezza, per poter individuare e valorizzare adeguatamente i vari segmenti produttivi prima di procedere con ulteriori analisi. 
 aldo_alberto.JPGSi prosegue con Aldo Alberto, presidente dell’Associazione Florovivaisti Italiani in rappresentanza del distretto della Riviera Ligure di Albenga, che sottolinea l’importanza per i distretti italiani di costruire una presenza forte e autorevole sul territorio, che permetta di interfacciarsi efficacemente con il sistema pubblico. Secondo Alberto, il problema della mancanza di pianificazione è evidente non solo nei distretti, ma nell’intero settore pubblico, che spesso si trova a gestire questioni complesse con risorse limitate e senza una visione a lungo termine. È essenziale quindi recuperare l'attenzione verso la programmazione per sfruttare al meglio le risorse disponibili. Aldo Alberto evidenzia poi la necessità di maggiore collaborazione tra i diversi distretti e all’interno del sistema florovivaistico nazionale, caratterizzato da una frammentazione che ostacola un approccio unitario e strategico. A suo avviso, il settore dovrebbe adottare una visione imprenditoriale che miri alla crescita collettiva, senza cadere nella competizione interna distruttiva. Riguardo alla promozione dei prodotti, osserva come il Florovivaismo italiano abbia una qualità riconosciuta ma manchi di una strategia di marketing efficace rispetto ai competitor europei, come i Paesi Bassi. Migliorare la promozione sui mercati esteri e rafforzare la logistica sono elementi cruciali per valorizzare il settore. Infine, Aldo Alberto tocca il tema della legislazione, in particolare quella relativa al settore florovivaistico, sottolineando l’importanza di regolamentare in modo distinto le varie tipologie di produzione. Queste differenze interne, dal fiore reciso alle piante in vaso e alle aromatiche, devono essere rispettate per valorizzare ciascun segmento e non appiattire il settore con una normativa generica. Il distretto ligure, ad esempio, include sia la produzione in vaso sia quella di aromatiche di alta qualità, ma soffre per la mancanza di coordinamento tra i produttori, che si trovano così a competere in modo disordinato sul mercato, anche con margini ridotti a causa della scarsa forza negoziale rispetto alla grande distribuzione. Aldo Alberto ha concluso rimarcando l'importanza dell’aggregazione come mezzo per rafforzare il settore, migliorare la competitività e affrontare le sfide del mercato in modo più coeso.DiMeoRemo.jpgInfine, Remo di Meo, florovivaista in rappresentanza del distretto di Latina, sottolinea la carenza di dati internazionali aggiornati e rilevanti sul settore florovivaistico italiano. Secondo lui, questa mancanza costituisce un limite significativo in termini di rappresentatività politica, impedendo al settore di presentarsi in modo autorevole nei contesti internazionali e di valorizzare appieno il contributo italiano. Questa situazione riflette la necessità di un maggiore impegno da parte delle istituzioni per raccogliere e diffondere dati che possano supportare il florovivaismo italiano nelle sue sfide globali.

 

 Andrea Vitali