Vino, Uiv-Ismea: nel 2022 in Gdo cresciuti solo gli spumanti low cost
Osservatorio Uiv-Ismea sul vino: nel 2022 la categoria “Altri spumanti Charmat” in Gdo a +13% in volume, mentre i vini in generale -6% in volume e -2% in valore
Il 2022 è stato «un anno di riposizionamento per le vendite dei vini in grande distribuzione (e retail) in Italia». A farlo sapere ieri è stato l’Osservatorio Unione italiana vini-Ismea, su base dati dell’Osservatorio Ismea-Nielsen IQ, con una nota in cui è stato messo in luce che l’anno scorso «l’unica voce chiaramente positiva è relativa alla categoria “Altri spumanti Charmat” (diversi dal Prosecco), che ha archiviato il 2022 con una crescita tendenziale in volume del 13% (+22% nei discount)». Ciò «a fronte di un calo generale degli acquisti allo scaffale che supera il 6% con perdite sopra la media per la tipologia dei vini fermi (-7%) e in particolare per le Doc rosse che scendono in doppia cifra (-11%)». E con un saldo 2022 delle vendite nella grande distribuzione «in passivo anche sul fronte dei valori: -2%, a 2,94 miliardi di euro».
«L’exploit degli spumanti low cost (il cui prezzo medio a 4,4 euro/litro registra un aumento molto più contenuto dei listini rispetto ai competitor) – sottolinea la nota di Uiv-Ismea - è lo specchio del limitato potere di acquisto degli italiani nell’ultimo anno (i più costosi spumanti a Metodo classico chiudono – dopo un 2021 da incorniciare – a -9%, gli Champagne a -25%, anche per effetto delle limitate disponibilità) ma allo stesso tempo evidenzia tutta l’ormai irrinunciabile centralità raggiunta dalle bollicine anche tra le mura domestiche».
Raffronto 2022 versus 2019
Secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea dal 2019 al 2022 le bollicine hanno registrato un incremento nei volumi commercializzati in gdo del 17%, con crescite ancora più nette per il Prosecco (+31%) e per gli “Altri spumanti Charmat”, che chiudono il triennio a +32% (34 milioni di bottiglie nel 2022). «Il divario tra le performance degli spumanti e il resto del mercato – dichiara il segretario generale di Uiv Paolo Castelletti - è sempre più evidente e l’effetto non è stato affatto neutro. A pagare le spese di un carrello che vede gli spumanti protagonisti dei consumi quotidiani, è probabilmente il vino fermo e in particolare i rossi, che nel periodo considerato scontano una contrazione dell’11%». «Quello che osserviamo dall’immediato pre-Covid a oggi – afferma il responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di Ismea Fabio Del Bravo - è un cambiamento con pochi precedenti delle abitudini al consumo degli italiani, che considerano ormai gli spumanti un vino a tutto pasto, svincolato da ricorrenze e festività e a cui non si è disposti a rinunciare neanche di fronte all’erosione del potere d’acquisto».
L’andamento dei vini Dop e Igt
Il saldo dell’ultimo anno delle principali denominazioni e indicazioni geografiche segue l’andamento generale negativo, ma «uno sguardo in prospettiva di medio termine – si legge nella nota congiunta - aiuta a inquadrare meglio quali sono i vini che strutturalmente hanno imboccato una fase involutiva e quali invece stanno ripiegando sui valori pre-Covid dopo la fiammata 2020/21». Fra i primi rientrano «alcuni rossi Igt, sia che provengano da vitigni autoctoni che da vitigni internazionali». Mentre «tra le Dop le battute d’arresto sono numerose e spaziano dal Piemonte alla Sicilia. Quelli in fase di rientro verso la “normalità” sono invece Montepulciano d’Abruzzo, Chianti, Salento (quindi Negroamaro), Lambrusco Emilia e Rubicone Trebbiano. Poi ci sono anche quelli (pochi a dir la verità fra i big seller) in fase positiva, nonostante volumi negativi nell’ultimo anno: Sangiovese Rubicone, Vermentino di Sardegna, Verdicchio, Castelli Romani, Valpolicella».
Male l’e-commerce
Comunque, come viene precisato nel comunicato, «il saldo negativo in volume più pesante (2022 vs 2021) lo si ritrova nell’e-commerce, con -15% cumulato tra vini e spumanti e picchi maggiori per le tipologie più pregiate, come per esempio gli spumanti metodo classico (-21%)». Questo canale, «al contrario del retail fisico, ha sperimentato diffusi segni negativi sui prezzi, con listini in media a -10%. Dopo aver sperimentato un vero e proprio boom delle vendite nel 2020 (da 2,6 a 8 milioni di litri) e un ulteriore incremento nel 2021 (9 milioni), il segmento pare destinato ad assestarsi sui livelli dell’anno pandemico, e quindi aver interrotto la crescita».
Redazione