Un biosensore portabile per la diagnosi rapida della Xylella
Un dispositivo capace, grazie alla sua elevata sensibilità e portabilità, di diagnosticare in tempi rapidi la presenza del batterio Xylella negli olivi. Un biosensore innovativo che costituisce un importante passo avanti verso la diagnostica in-situ.
E’ il frutto del lavoro di un gruppo di ricerca congiunto tra Università del Salento e Cnr Nanotec di Lecce i cui risultati sono stati pubblicati in questi giorni su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Come hanno spiegato due degli autori dello studio, Serena Chiriacò e Andrea Luvisi, si tratta di un dispositivo diagnostico prototipale, basato su microsensori, per la rilevazione sulle piante di olivo della Xylella fastidiosa, il batterio che vive e si riproduce all'interno dei vasi xilematici degli ulivi e altri generi di piante.
Il rilevamento di Xylella fastidiosa viene solitamente eseguito con tecniche di laboratorio (Elisa e Pcr). In questo lavoro, invece, ha affermato Serena Chiriacò, ricercatrice Cnr, «i due metodi tradizionali sono stati confrontati con il nuovo test elaborato su biochip elettrochimici, ottenendo risultati sovrapponibili a quelli dei test tradizionali, ma con vantaggi significativi in termini di costi e tempo impiegato per l’analisi». «Lo sviluppo di nuove tecniche diagnostiche – ha commentato Andrea Luvisi, ricercatore dell’Università del Salento - rappresenta un’utile risorsa per le azioni di monitoraggio, attività imprescindibile per il contenimento dell’epidemia».
Il lavoro, spiegano gli autori della pubblicazione, è stato possibile grazie alla composizione di un team fortemente interdisciplinare, con la presenza di patologi e fisiologi vegetali, biologi, biotecnologi e fisici, che hanno lavorato insieme alla realizzazione del biosensore in grado di rilevare la presenza del fitopatogeno.
Il lab-on-chip realizzato comprende anche un modulo microfluidico che consente di effettuare l’analisi su piccoli volumi di campione, e le sue prestazioni sono competitive rispetto ai metodi diagnostici convenzionali, ma con gli ulteriori vantaggi di portabilità (l’intero dispositivo misura pochi centimetri quadrati), costi contenuti e facilità d'uso. Una volta industrializzata, la tecnologia proposta potrà fornire un metodo di analisi made in Salento, utile per attuare uno screening su larga scala.
Riferimenti per informazioni: Serena Chiriacò, ricercatrice Cnr, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Andrea Luvisi, ricercatore di Patologia vegetale dell’Università del Salento Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Redazione