Contratto di filiera da 50 milioni per l’olio d’oliva italiano
L’accordo è stato siglato da Coldiretti, Unaprol, Federolio e Fai spa (Filiera agricola italiana) e vale 10 milioni di kg e 50 milioni di euro. Gesmundo (Coldiretti): «il mondo della produzione e quello della trasformazione sono ormai legati da un destino indissolubile». Granieri (Unaprol): «un nuovo modello per difenderci dalle aggressioni commerciali». Tabano (Federolio): «gli amici della produzione vanno aiutati, noi abbiamo bisogno di un maggiore quantitativo di olio».
«Un atto di responsabilità per costruire un nuovo modello e difenderci dalla aggressioni, ad esempio della Spagna che dichiara 2 milioni di tonnellate da vendere sul mercato finendo inevitabilmente con l’abbassare il prezzo. Abbiamo creato anche un fondo comune a disposizione di tutti, poi decideremo come svilupparlo, la priorità è la ricerca. Vogliamo costruire qualcosa di assolutamente innovativo con un taglio imprenditoriale».
Sono le parole con cui il presidente di Unaprol David Granieri ha commentato ieri il contratto di filiera per l’olio made in Italy firmato il giorno prima da Coldiretti, Unaprol (il maggiore consorzio olivicolo italiano), Federolio (la principale associazione delle imprese di confezionamento e commercializzazione di olio d’oliva) e Fai spa (Filiera agricola italiana, che promuove sui mercati le produzioni italiane). Un’intesa, promossa da Coldiretti e definita “storica” dai firmatari, che mira ad assicurare la sicurezza e la diffusione dell’olio d’oliva al 100% italiano stabilizzando le condizioni economiche della vendita e che riguarderà un quantitativo d’olio pari a circa 10 milioni di chili per un valore di oltre 50 milioni di euro.
Il contratto partirà con la campagna olivicola in corso e avrà durata pluriennale proprio per garantire la stabilità e la sostenibilità economica degli imprenditori agricoli che prendono parte al contratto di filiera. E’ prevista, infatti, una soglia minima di prezzo sufficiente a coprire i costi per la produzione e la tracciabilità di filiera con delle maggiorazioni anche in base a parametri qualitativi: pari a 4,3 euro al kg al produttore, stando a quanto rivelato da QN oggi.
L’obiettivo prioritario, si legge nel comunicato, è riunire le imprese italiane per dare un futuro al settore e difenderlo dai violenti attacchi delle multinazionali che acquisiscono marchi tricolori per sfruttarne l’immagine sui mercati nazionali e internazionali e dare una parvenza di italianità alle produzioni straniere con l’inganno, anche attraverso irrilevanti e fumosi accordi. Coldiretti si impegnerà nel monitoraggio dell’accordo.
«Il mondo della produzione e quello della trasformazione sono ormai intimamente legati da un destino che è indissolubile – ha spiegato Vincenzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti – L’agricoltura italiana sta subendo degli attacchi incredibili e preoccupanti, a partire dal sistema dell’etichettatura a semaforo in vigore in Gran Bretagna e in Francia. Questo accordo di filiera lo considero un presidio avanzato patriottico che vede uniti produttori e storiche aziende».
«Ieri sera abbiamo chiuso un accordo che è utile per l’Italia, è un segnale importante che andava dato al Paese per riprendere la fiducia e tornare a lavorare i campi – ha sottolineato Francesco Tabano, presidente di Federolio – Gli amici della produzione vanno aiutati, noi abbiamo bisogno di un maggiore quantitativo di olio. Stiamo parlando di numeri importanti perché un accordo da 100 mila quintali, significa 10 milioni di bottiglie di prodotto pulito e certificato».
L'ulivo in Italia, ricorda Coldiretti, è presente su oltre 1 milione di ettari di terreno coltivato con il maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP). L’Italia è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con un patrimonio di 250 milioni di ulivi ed è l’unico Paese con 533 varietà di olive. L’olio italiano è anche il più sicuro al mondo grazie a 9 livelli diversi di indagine sulla qualità e l’origine del prodotto e mediamente 20.000 controlli all’anno da parte del Ministero della Salute. Il comparto olivicolo è un asset centrale per lo sviluppo del settore agroalimentare e una bandiera del made in Italy nel mondo.
Attualmente le aziende olivicole italiane (circa 825mila) vivono un momento di grande difficoltà a causa di una serie di problematiche. Oltre ai cambiamenti climatici, a incidere pesantemente sullo stato di salute del settore sono, secondo Coldiretti, l’aumento delle contraffazioni a svantaggio del made in Italy, la prepotenza sul mercato di potenti multinazionali straniere che dettano politiche dei prezzi a scapito della qualità e della distintività, l’invasione di olio tunisino a seguito della decisione dell’Ue di porre il dazio zero sulle importazioni nel 2016 e 2017.
L.S.