Olio di oliva made in Italy: export +23%, ma costi a +50%

I dati di Coldiretti dalla “Settimana internazionale dell’olio extravergine di oliva” su export di olio italiano e costi di produzione delle aziende olivicole.


Luci e ombre sull’olivicoltura italiana. È il quadro che emerge, nel secondo giorno della “Settimana internazionale dell’olio extravergine di oliva”, dai report e dati forniti da Coldiretti e Unaprol, che promuovono la manifestazione in corso a Roma dal 13 al 18 settembre insieme a Fondazione Evoo School e con il sostegno, fra gli altri, della Regione Lazio e dell’Agenzia Ice.
Ieri, giornata inaugurale della Settimana con il battesimo della campagna olearia 2022-23 tramite la spremitura dal vivo di un primo campione di olive di quest’anno, è stato presentato il report “2022, la guerra dell’olio Made in Italy” da cui emerge che «l’esplosione dei costi mette in ginocchio le aziende agricole e con l’inflazione generata dal conflitto in Ucraina volano sugli scaffali i prezzi al dettaglio» e nel frattempo con il crollo della produzione nazionale di olive, causato in gran parte anche dal clima, si deve «dire addio a quasi 1 bottiglia su 3 di olio extravergine Made in Italy».
La produzione nella prossima campagna olearia, infatti, conferma Coldiretti (vedi), è stimata in calo del 30%, sia per la siccità «devastante mai vista negli ultimi 70 anni che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante», sia perché «diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità, service e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni».
«Con l’esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole – sottolineano Coldiretti e Unaprol – quasi 1 su 10 (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura, secondo dati Crea. A pesare, in particolare i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne, mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati».
«E se i costi crescono mentre scendono i ricavi delle imprese, il carrello della spesa delle famiglie registra aumenti dei prezzi al dettaglio per la maggior parte dei prodotti della tavola – aggiungono Coldiretti e Unaprol – con l’olio extravergine d’oliva per il quale sono attesi forti rincari sugli scaffali in autunno con l’arrivo delle nuove produzioni».
«La raccolta – riferiscono Coldiretti e Unaprol – è partita in Sicilia, che da sempre anticipa tutte le altre regioni italiane con una produzione in netto calo rispetto alla campagna precedente, attestatasi intorno a 330 milioni di chili di olio prodotto. Il calo è diffuso del Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura come Puglia e Calabria, che da sole rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale. Specialmente in Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si rischia un taglio fino al 50% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento distrutto dalla Xylella, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale». «Nelle regioni centrali, come Lazio e Toscana – continua il report - l’andamento è a macchia di leopardo con un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente, stimabile tra il 10 e il 20%. Sembra andar meglio invece nel resto d’Italia con il Nord, che segna un aumento produttivo attorno al 40-60% fra Liguria, Lombardia e Veneto».
Di fronte a questa situazione, ha sostenuto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ieri, «occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani» e l’obiettivo è «rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute».
Oggi invece è stato presentato il report “I sentieri dell’olio” di Coldiretti sul patrimonio nazionale e i consumi in Italia e nel mondo, dal quale è emerso che nei primi 6 mesi di quest’anno il valore dell’export di olio di oliva Made in Italy è salito del 23%. «Il 62% del valore delle vendite italiane all’estero – precisa il comunicato di Coldiretti - viene realizzato negli Stati Uniti, principale area di export, seguita da Germania, Francia, Giappone e Canada. Nei primi sei mesi del 2022 il mercato USA è cresciuto del 20% in valore e quello canadese del +40%, mentre in Europa sono i tedeschi i maggiori appassionati di olio italiano con un +22% degli acquisti, anche se una crescita maggiore si registra in Francia con +29%. In estremo oriente, il Giappone segna un +27% con un valore di 52 milioni di euro nel primo semestre di quest’anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat».
«Un successo alimentato – affermano Coldiretti e Unaprol – da un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate dalle Alpi alla Sicilia per un totale di 250 milioni di piante dalle quali nasce il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa con 42 Dop e 7 Igp oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori con una ricchezza di profumi e sapori che non ha eguali al mondo. Un settore che cresce anche con il bio che negli ultimi 10 anni ha visto più che raddoppiare (+110%) le superfici coltivate con una forte propensione all’acquisto di olio bio in tutte le regioni d’Italia ma con uno slancio particolare del Nord Est dal Trentino Alto Adige al Veneto, dal Friuli Venezia Giulia all’Emilia Romagna».
Riguardo alla geografia dei consumi, l’Italia «è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali secondi elaborazioni Coldiretti e Unaprol sugli ultimi dati IOC (International oil council)».
«Gli italiani – specifica la nota di Coldiretti - usano in media 8 chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva, che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, addirittura più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno». «Per quel che riguarda i consumi interni – concludono Coldiretti e Unaprol - resta forte la propensione all’acquisto all’interno delle grandi catene commerciali, ma cresce la tendenza all’acquisto diretto dalle aziende agricole e dai frantoi». 

Redazione