Florovivaisti di Confagricoltura: è crisi per piante e fiori

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Dalla federazione dei florovivaisti di Confagricoltura un grido di allarme per la «crisi» del «consumo di fiori e piante» persino durante le feste natalizie. Anche a causa del +7,3% di costi energetici nel 2012, il presidente della federazione Francesco Mati afferma che la situazione è drammatica e «in alcune aree vocate si sta assistendo alla chiusura di storiche aziende produttrici», per cui c’è bisogno di «politiche rapide e mirate».

Cala drasticamente il consumo di piante e fiori e la contrazione della domanda interna «si è tradotta addirittura in rimanenze di fiori tipici delle feste, come crisantemi e stelle di Natale». E’ quanto emerso ieri nel corso dei lavori della Federazione nazionale florovivaistica dei produttori di Confagricoltura.
Il significativo calo delle vendite si unisce al forte aumento dei costi di produzione (+7,3% i costi energetici nel 2012 rispetto all’anno precedente, secondo una stima di Confagricoltura su dati Ismea) ed alla crescente concorrenza dei Paesi Terzi. Una situazione che costringe molte aziende del comparto che non riescono a far quadrare i conti a cessare l’attività.
«Il momento è drammatico - commenta il presidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura Francesco Mati -. In alcune aree vocate si sta assistendo alla chiusura di storiche aziende produttrici con conseguente perdita dei posti di lavoro e con ricorso alla cassa integrazione. Un danno quindi non solo economico ma anche sociale, se si pensa ad esempio al patrimonio di conoscenze che si rischia di perdere, che interessa il settore e coinvolge l’indotto».
«In questa delicata situazione - osserva Mati - il florovivaismo ha bisogno di considerazione, di politiche rapide e mirate per superare la crisi dei consumi interni, di investimenti in ricerca e sviluppo di nuove varietà, di stimoli per raggiungere nuovi mercati, anche eliminando le barriere non tariffarie nei Paesi Terzi».
«Occorre avere la consapevolezza comune che il verde è un investimento e che quindi prestare attenzione per far ripartire questo comparto – conclude Matisignifica benefici per l’economia, in termini di crescita dell’occupazione e del settore turistico. Significa anche contribuire in maniera determinante al miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita, rendendo più salubre l’aria che respiriamo, riducendo l’inquinamento e donando benessere ed energia come solo un habitat ben curato può offrire».