Sheila Hicks - L’arte di tessere la vita

“Segui il thread e guarda dove ti porta” questo è il motto su cui l’artista Sheila Hicks scherza. Crea sculture tessili e a 87 anni per il grande pubblico è ancora poco conosciuta. Con Sheila Hicks devi buttarti e non aver paura delle emozioni forti e della stravaganza.

Per anni si è portata dietro piccoli pezzi di tessuto, per lei era come avere un taccuino in tasca che poi ha dato vita ai lavori che traducono “momenti di meditazione” e ore di tranquilla ricerca, con la mente errante, compiuta da Sheila Hicks nel corso del tempo.
Nata nel Nebraska, ha vissuto a Detroit, a 9 anni ha iniziato a seguire lezioni d’arte settimanali che l’hanno introdotta soprattutto agli affreschi monumentali di Diego Rivera. Suo padre l’aveva lasciata libera di dipingere la sua stanza con i colori che preferiva, era un suo diritto! Così usò un rosso vivo per le pareti e un blu elettrico per le tende ma, i vicini che videro queste scelta decorativa ritenuta “eccessiva”, protestarono con i genitori così, alla giovane Hicks fu vietato di dipingere il resto della casa.
Anni dopo, presso l’importante Università di Yale la studentessa segue lezioni di design da Josef Albers, uno dei più grandi nomi del Bauhaus. Si manterrà per tutta la vita vicina ai principi di questa corrente modernista: mescolare l’arte con la vita. Alcune delle opere della Hicks sono state realizzate utilizzando brandelli di vestiti dei suoi parenti (anche i pigiami del marito che ha integrato in una installazione).
Per i suoi lavori usa di tutto, dalle fibre tessili: lana mohair, vigogna, cotone ma anche materiali come piume di uccelli, fibre di ananas, conchiglie, aculei di porcospino apprezzati anche dagli indiani delle pianure, o biancheria di neonati...
“Mi piace prendere oggetti umili, della vita quotidiana e dare loro un’altra vita, per abbellirli”, dice. Le sue sculture, sono vive e si evolvono adattandosi ai luoghi in cui sono dispiegate, cadendo diversamente a terra, prendendo la luce in un modo nuovo. Nel suo studio Sheila ha sempre lasciato che i suoi due figli giocassero e parlassero con lei della scuola e della loro vita, mentre la aiutavano con i fili.

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Dopo gli studi nel 1957 partì per il Cile grazie a una borsa di studio e viaggiò in Venezuela, Colombia, Ecuador e Perù. Si appassiona al modo di tessere delle donne indiane ai tessuti precolombiani, proprio questo sarà l’argomento della sua tesi. Incontra artisti come Jesus Rafael Soto, visual artist venezuelano, famoso per i suoi Penetrables, sipari a strisce in cui il pubblico si perde. La giovane Hicks arriverà persino ai confini del mondo americano, fino alle terre desolate e tormentate della Patagonia, in compagnia del grande fotografo cileno Sergio Lorrain (esposto in particolare ai Rencontres d’Arles nel 2013). In queste terre lontane incontrerà gli ultimi testimoni di questi popoli sterminati all’inizio del Novecento, “che fanno sacchi con erba e canne”, come racconterà nei primi anni ’70 a Monique Levy-Strauss.
All'inizio degli anni '60, Sheila Hicks insegnava design all'università di Città del Messico e viveva in un ranch dedicato all'apicoltura con il suo primo marito. Pur continuando a viaggiare e andando a creare nella regione di Kerala in India, a Rabat in Marocco, in Svezia, ecc., scelse di stabilirsi in Francia a metà degli anni 60. "I miei amici mi consigliarono la Francia, perché in Messico, io era un pesce grosso in un acquario piccolo, ed era meglio diventare un pesce piccolo in un acquario grande…".
"I fili sono elastici, anche nel senso che rendono la mente elastica, fantasiosa".
Sheila Hicks non ha mai fatto una classificazione tra discipline, scultura, design o decorazione. Ha realizzato cuscini per la famosa sedia Tulip di Eero Saarinen, grandi pezzi tessili decorativi come per la Ford Foundation a Manhattan a New York, una collezione di disegni tessili per la ditta Knoll, bassorilievi in ​​seta selvatica da adornare all'interno dei Boeing 74. Nel film “Shining” di Stanley Kubrick, i tappeti dell'hotel sono opera di Sheila Hicks.
Sheila Hicks è sempre stata affascinata dall'"intelligenza della mano".
Aggiunge “Gioco molto con i colori e con i materiali, costruisco architetture e i fili sono elastici, anche nel senso che rendono lo spirito elastico, fantasioso”.
“Le emozioni sono nei materiali e spesso, di fronte a un'opera, lascia che ti ricordino del loro viaggio”.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin