Il giorno dei morti immaginato da Tino Rodríguez

Un incontro tra la tradizione azteca e Ognissanti, la festa cristiana portata dai conquistatores spagnoli, “El dia de los muertos” in Messico è stato istituito negli anni ’20 dai governi nazionalisti risultanti dalla rivoluzione del 1910.

Questo giorno è rappresentato dai “Calaveras”, una delle figure più singolari e allo stesso tempo più diffuse e peculiari della cultura popolare messicana. Per trovare le sue origini bisogna immaginare l’incontro tra la Morte pre-ispanica e le “danze macabre” dell’Europa medioevale, un’unione che attraverso le litografie del genio di José Guadalupe Posada, inconsapevole artista del XIX secolo, crea una rappresentazione della morte completamente nuova: una morte dal volto umano, non più spaventosa o allusiva alla triste e inevitabile fine, ma assolutamente vitale e ironica.
Il pittore messicano-americano Tino Rodríguez, nato e cresciuto a Guadalajara in Messico, è stato influenzato dal simbolismo e dai temi delle chiese cattoliche della sua gioventù, oltre che dal suo aver assimilato le fiabe.

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Il suo lavoro è una ricerca di una filosofia spirituale che trascende la semplice dualità tra bene e male, unisce forme animali e umane in immagini fantastiche, con sfondi e ambientazioni da sogno, dove trionfano fiori e insetti e, proprio di questi elementi naturali sono fatti i suoi teschi, per un’ancora più surreale giorno dei morti.
Rodriguez ha studiato alla Sorbona nel 1990. Ha conseguito il Bachelor of Fine Arts presso il San Francisco Art Institute e il Master of Fine Arts presso l'Università del New Mexico.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

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