L’ex unità Cra-viv di Pescia si trasforma (e amplia) in centro Crea-of (orto-florovivaismo)
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Il direttore Burchi spiega le novità sancite il 31 marzo dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto di adozione del nuovo statuto del Crea e annuncia che oltre al florovivaismo, d’ora in poi inclusivo delle aromatiche, il suo Centro si occuperà di orticoltura e piante da biomassa. Fra le ricerche in corso, un’ortensia da fiore reciso per un’azienda di Sanremo, il miglioramento genetico del Limonium sinensis per una di Viareggio, un sistema di gestione a distanza dei giardini per un vivaista pistoiese. Al via una collaborazione col Mefit per una calla di Pescia e con Coripro e Vivai di Pescia per olivi virus esenti.
La transizione da Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) a Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), avviata a fine 2014 con l’incorporazione di Inea nel Cra, è giunta a compimento il 31 marzo scorso con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto n. 39 del 27 gennaio 2017: il regolamento con cui il Ministero delle politiche agricole ha adottato il nuovo statuto del Crea. A cui è seguita la settimana scorsa la nomina dell’ex Commissario del Crea Salvatore Parlato al ruolo di presidente. Nel frattempo, più o meno nello stesso arco temporale, è avvenuta l’evoluzione dell’ex Cra-viv, l’Unità di ricerca per il vivaismo e la gestione del verde ambientale ed ornamentale, in Centro Crea-of, vale a dire Centro di ricerca per l’orto-florovivaismo.
Al direttore Gianluca Burchi, incontrato sabato 8 aprile al seminario “Progetto di Riqualificazione Economica della Montagna: da Pescia all’Appennino Pistoiese” presso il Villaggio Albergo San Lorenzo di Pescia, abbiamo chiesto di spiegarci che cosa cambierà in concreto per la sua struttura di ricerca e di dirci qualcosa sui progetti in corso o ai blocchi di partenza.
Che cosa comporta l’adozione dello statuto del Crea per l’unità di ricerca pesciatina da lei diretta?
«Dal 15 aprile il Crea non sarà più composto dalle 48 strutture di ricerca che c’erano prima, ma queste sono state accorpate in 12 centri di ricerca. La cosa è stata positiva per noi perché praticamente l’unità di Pescia, che si occupava nel vecchio assetto solamente di vivaismo ornamentale, adesso diventa un centro di ricerca, quindi molto più ampio. In effetti è stata premiata l’attività che il centro ha svolto in questi anni, passando da due ricercatori a 6 ricercatori attuali di ruolo, più tutti quelli coinvolti nei progetti…»
In che cosa consiste il potenziamento?
«Praticamente l’unità è stata promossa a centro di ricerca e sono state ampliate le sue competenze. Quindi non si occuperà più solo di vivaismo ornamentale ma si occuperà anche di orticoltura, quindi il settore orticolo, che è un settore trainante dell’agricoltura italiana…»
Floricoltura?
«Floricoltura, ovviamente, ancora piante da vivaismo ornamentale, e poi vivaismo frutticolo, olivicolo ecc. Insomma tutte le forme di vivaismo, non solo ornamentale. E in più ci occuperemo anche di piante aromatiche. E due nuove introduzioni, che neanche ci aspettavamo, cioè le piante da biomassa, quindi le coltivazioni per la produzione di energia (colture dedicate o per il biogas o per produrre del cippato), e le piante oleaginose. Quindi dei settori importanti nei quali potremo avere molte più chance di trovare progetti di ricerca e aziende interessate».
Quindi, mi par di capire, sarete al servizio di un po’ tutti i distretti rurali: quelli esistenti, come il floricolo, e quelli in progettazione di cui si sta parlando in questi giorni, a cominciare dal progetto di distretto agroforestale di cui si discute oggi a San Lorenzo?
«Esattamente. Per esempio oggi il progetto di Pif che ha come tematica principale l’utilizzo delle biomasse per la produzione di energia, fossimo restati alla vecchia unità, avremmo dovuto contattare dei nostri colleghi che si occupano di questo settore. Oggi invece possiamo occuparcene direttamente noi, perché nella mission della nostra nuova struttura, che si chiamerà non più Crea-viv ma Crea-of, cioè orto-florovivaismo, è specificamente contenuto il tema delle piante da biomassa. Quindi ci sono delle opportunità in più per tutti i ricercatori della struttura di trovare finanziamenti o aziende disposte a finanziare delle ricerche»
Una richiesta di chiarimento/conferma: con floricoltura s’intende nel vostro caso sia il fiore reciso sia le piante in vaso?
«Sì, entrambe. Il settore ornamentale è completo».
E su questo fronte avete qualche progetto di ricerca interessante in ponte di cui si può già dire qualcosa?
«Per esempio sull’ortensia da fiore reciso abbiamo iniziato il quarto anno con le analisi in campo di alcune nuove varietà, ibridi costruiti da noi insieme a un’azienda di Sanremo. Quindi degli ibridi di ortensia da fiore reciso, non da giardino o da vaso, ma concepita per essere venduta come reciso».
Questo progetto è con un’azienda di Sanremo?
«Sì, sì, perché ovviamente il nostro è un centro di ricerca nazionale, non solo al servizio del territorio locale».
E con le imprese floricole locali c’è qualche iniziativa in corso o che sta per partire?
«Con l’imprenditoria locale abbiamo ad esempio sviluppato negli ultimi anni con un’azienda di Pistoia un sistema di gestione di giardini e parchi a distanza, quindi con il sistema wireless…».
Questo è quindi vivaismo ornamentale.
«Abbiamo anche un programma di miglioramento genetico sul Limonium sinensis con un’azienda di Viareggio. Poi abbiamo convenzioni e programmi di ricerca con aziende locali e di tutto il resto d’Italia».
Quindi diciamo che con il nuovo assetto di sei ricercatori dal 15 aprile…
«Sei ricercatori, più gli amministrativi, i tecnici e poi tanto personale, purtroppo precario, che però sono dei ricercatori qualificatissimi che al momento lavorano con noi con contratti a tempo determinato».
Tutte queste nuove competenze come pensate di gestirle efficacemente?
«Nei primi tempi, visto che negli ultimi anni ci siamo concentrati soprattutto sul settore florovivaistico, continueremo a privilegiare questo settore. Però sicuramente su quello delle piante da biomassa e delle piante oleaginose dovremo trovare degli accordi o nuovi ricercatori più specializzati in questi due settori nuovi per noi, con i quali scrivere progetti o rivolgerci alle ditte per svolgere ricerche. Invece sull’altra novità, il settore orticolo, che come dicevo è un settore importante, abbiamo già le competenze perché due dei nuovi ricercatori che vengono uno dall’Università di Pisa e l’altro dall’Università di Firenze e adesso sono integrati nel Crea-of, lavoravano nelle loro università proprio nel settore orticolo».
Infine, se partisse l’idea annunciata dal sindaco Giurlani e dal Mefit a un recente incontro al mercato dei fiori di fare un marchio territoriale di prodotto legato al Mefit o al distretto, dal punto di vista scientifico, mettendo un attimo da parte le ragioni del marketing, su quali fiori vi sentite pronti a lavorare?
«Uno è senza dubbio la calla, anche perché in realtà il Mefit ci ha già contattato e stiamo scrivendo una bozza di convenzione in proposito per sviluppare una calla di Pescia…»
Una varietà…
«Una varietà specifica di Pescia, perché la calla è una delle principali realtà floricole della nostra zona. E poi il secondo settore su cui già sono avviate delle collaborazioni è quello olivicolo, sia con l’Associazione Vivai di Pescia sia con il Coripro per la certificazione virus esente delle varietà tipiche di olivo prodotte dalle aziende di queste due associazioni».
Cioè?
«Lavoreremo con loro sia per lo sviluppo di materiale virus esente, quindi con analisi diagnostiche molecolari per certificare l’assenza di virus, sia per caratterizzare geneticamente le varietà tipiche sviluppate qui dai vivaisti pesciatini».
Lorenzo Sandiford