Istituzioni e infrastrutture verdi

Intervista al responsabile del Gie “Florovivaismo” di Cia, Roberto Chiti, a margine del terzo forum su “Istituzioni e paesaggio” di Ifla 2016 a Torino, a cui è intervenuto anche Dino Scanavino. Chiti: daremo ai paesaggisti indicazioni su «fin dove si può arrivare a immaginare il paesaggio del futuro» e le loro informazioni sui trend paesaggistici aiuteranno noi vivaisti, carenti di varietà in listino per la crisi, a orientare le produzioni.

Uno degli appuntamenti più interessanti per i florovivaisti durante il 53° Congresso mondiale degli architetti paesaggisti (Ifla 2016), in corso a Torino dal 20 aprile a oggi, è stato il forum “Istituzioni e paesaggio”. Nella terza tavola rotonda, in programma nel pomeriggio del 21 aprile e intitolata “Paesaggio e infrastrutture verdi: dal progetto alla realizzazione e gestione”, è intervenuto il presidente di Cia e coordinatore nazionale di Agrinsieme Dino Scanavino.
Per Cia, in rappresentanza dei produttori di piante e fiori associati, era presente anche il responsabile nazionale del Gruppo di interesse economico (Gie) “Florovivaismo”, Roberto Chiti. Floraviva lo ha sentito a margine della tavola rotonda. A partire da una prima domanda generale sul significato del tema in essa affrontato.
«E’ una contaminazione, una contaminazione tra mondi che fanno parte della stessa filiera, la filiera del verde – ha spiegato Roberto Chiti -. Abbiamo i produttori, abbiamo i progettisti e le amministrazioni, cioè coloro che vanno poi a fare l’arredo a verde del nostro paesaggio urbano, e ci sono modi e modi di fare l’arredo a verde. L’arredo a verde che pensiamo noi per il futuro è un arredo che tiene conto di tutte le esigenze: a partire da quelle dei cittadini per una vita più sana in un contesto paesaggistico che sia più consono alla città del futuro. Quindi il verde non inteso come un abbellimento della vita, ma inteso come verde in una città del futuro che non può prescindere dalla salute dei propri cittadini inseriti nel loro contesto naturale, il contesto a verde appunto».
Nella tavola rotonda di oggi definite solo gli obiettivi e i metodi o parlate già di iniziative concrete?
«Oggi abbiamo siglato un importante accordo fra Agrinsieme e Aiapp, due associazioni di categoria che rappresentano Agrinsieme, il mondo della produzione, e Aiapp, il mondo della progettazione. Abbiamo già in cantiere molte iniziative in comune. Come dicevo, vogliamo contaminarci nelle nostre esperienze: fornire al mondo della progettazione quegli elementi che mancano per capire fin dove si può arrivare a immaginare il paesaggio del futuro e, noi produttori, vogliamo capire quali sono le idee, i trend verso cui il mondo della progettazione tende. Su questo ed altro stiamo lavorando per cercare di fare pressioni in maniera comune sulle istituzioni: sulle amministrazioni e su chi legifera a livello nazionale».
Visto che lei è anche un produttore del distretto pistoiese, quanto può contribuire al benessere del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia affrontare questi temi insieme agli architetti del paesaggio?
«Può incidere in maniera assoluta. Quest’anno abbiamo avuto un rilancio della produzione, un rilancio delle vendite anche all’interno del nostro distretto. Purtroppo però si nota che c’è anche una carenza, dovuta a tanti anni di crisi, di quelle che sono le varietà, di quello che è il listino. Abbiamo subito una grande perdita dal punto di vista sia del listino che delle quantità prodotte e a volte quando arrivano gli ordini non riusciamo a evaderli, non abbiamo le piante idonee per poter servire i nostri clienti. Ecco io credo che questo tipo di percorso, cioè capire le tendenze, metterci in comunicazione con il mondo della progettazione, ci possa aiutare anche come distretto pistoiese a capire dove orientare le produzioni per volgere sempre di più verso una produzione on demand e sempre meno su una produzione massiva lasciata al caso».

L.S.