Igp delle piante aromatiche d’Albenga fra le strategie del Distretto florovivaistico della Liguria
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in Vis-à-vis
Intervista al coordinatore del Distretto agricolo florovivaistico del Ponente, a Genova per il Campionato europeo dei fioristi di Florint. Alessandro Lanteri auspica collaborazione fra i distretti italiani e spiega che in Liguria si punta a strategie diverse nei due comparti del fiore reciso e delle piante in vaso, che si spartiscono a metà i circa 250 milioni di volume d’affari annuo (all’85% da export). Fra gli obiettivi, far conoscere le varietà di fiori liguri, ancora sconosciute in molte parti d’Italia.
«Noi vorremmo incominciare a lavorare meglio e di più con gli altri distretti italiani, perché ogni distretto ha le sue peculiarità. Noi siamo specializzati verso l’export, sul reciso e sulle aromatiche. Ci sono altri distretti, come quello di Pistoia che è più specializzato sulle piante ornamentali, c’è Pescia che è più conosciuta per i fiori estivi, c’è Canneto sull’Oglio (Mantova, ndr) che fa alberi d’alto fusto, ecc. Però dobbiamo fare un po’ squadra fra tutti noi, perché siamo tutti piccoli alla fine, noi distretti italiani coltiviamo dei piccoli gioielli e dobbiamo imparare a collaborare fra di noi. Nel nostro piccolo qua in Liguria abbiamo incominciato a farlo, anche se al nostro interno ci sono una ventina di componenti. L’importante è capire sempre il punto di vista di tutti».
E’ il finale dell’intervista di Floraviva ad Alessandro Lanteri, dal 2008 coordinatore del Distretto Florovivaistico della Liguria (Distretto Agricolo Florovivaistico del Ponente, legge regionale 42/2001), sentito in occasione della Europa Cup 2016 dei fioristi a Genova sabato scorso, subito dopo i rappresentanti del Mercato dei fiori di Sanremo (vedi nostro servizio). Una conversazione in cui il coordinatore del distretto, che si distende a ponente nelle provincie di Savona e Imperia e che era presente alla manifestazione floreale organizzata da Florint con uno stand istituzionale, ci ha illustrato le caratteristiche di questa realtà di punta del florovivaismo italiano e le principali strategie per il futuro.
«Noi ci occupiamo di una realtà un più vasta del Mercato dei fiori di Sanremo – ha esordito Lanteri -, nel senso che all’interno della nostra filiera rientrano anche gli istituti di ricerca, gli ibridatori e soprattutto tutta l’altra parte di produzione ligure, che sono le piante in vaso. Quindi le piante grasse, le piante aromatiche e le piante fiorite che vengono qui prodotte»
Perciò anche le famose aromatiche?
«Sì. La zona di Albenga è la zona regina del mondo per la produzione delle piante aromatiche».
Il Distretto della Liguria quali territori copre esattamente?
«Il nostro distretto copre tutta la Regione, però il 99% della produzione è racchiuso nell’estremo Ponente, diciamo che parte da Finale Ligure e arriva fino al confine con la Francia».
Quante aziende in tutto?
«In totale circa 3500 aziende, includendole tutte: di produzione, ibridatori, commerciali, di servizi ecc. Per un totale di occupati che calcoliamo intorno ai 15 mila dipendenti e un giro di affari di circa 250 milioni di euro l’anno».
Quanto è attribuibile al reciso e quanto alle piante in vaso?
«Metà e metà. Varia a seconda degli anni per questioni climatiche, di mercato ecc., però diciamo che la produzione del vaso savonese e la produzione del reciso sanremese sono sostanzialmente equivalenti, bilanciate».
Quindi se il giro d’affari del reciso a livello distrettuale è sui 120 milioni di euro e il mercato di Sanremo sui 10 milioni di euro, esso, pur importante, incide solo per un 10%, o sbaglio?
«Sì e no, nel senso che lì ovviamente si tratta del valore del prodotto reso al commerciante, il quale poi rivende, dopo il trasporto, il confezionamento ecc., a un prezzo ancora maggiore al cliente finale».
Ma voi come calcolate il volume d’affari?
«Noi calcoliamo in plv (prodotto lordo vendibile), che equivale, semplificando, al prezzo all’ingrosso. Poi, ovviamente, dipende dal tipo di prodotto, perché se è un fiore vale in un modo, se è un bouquet per il supermercato va contato in un altro modo, se è una pianta, se è un bulbo, ecc. Ci sono tante variabili da considerare».
Come sta andando il distretto?
«Quest’anno direi che sta andando molto bene, per varie circostanze, la parte del settore reciso. La stagione per il vaso è ancora in corso, perché parte leggermente dopo. L’inizio è stato un po’ zoppicante, ma mi sembra che negli ultimi giorni si stia riprendendo. Il mercato delle aromatiche è stato un po’ complicato a causa del freddo nei Paesi di destinazione».
In che senso, non compravano?
«Sostanzialmente no, perché in pratica le piante aromatiche vengono poi seminate al 99% nei giardini in Germania e Nord Europa quando la neve se ne è andata. Altrimenti loro non comprano. Ma una cosa importante da sottolineare riguardo alla produzione ligure è che è per circa l’85% export».
Dove esattamente?
«Il grosso in Paesi di lingua tedesca».
E in Francia che è vicina?
«In Francia qualcosa, ma generalmente siamo rivolti verso Paesi del nord Europa: Germania, Olanda, Scandinavia e poi a seguire tutti gli altri. Però ci sono spedizioni giornaliere che arrivano anche in Giappone e negli Stati Uniti».
Quali prodotti arrivano così lontano?
«A lunga distanza sono solo fiori recisi o qualche varietà peculiare di piante grasse».
Finora abbiamo parlato dell’andamento di quest’anno. Ma come si è chiuso il 2015?
«L’anno scorso è andato molto bene per il fiore reciso, mentre è stata un’annata nella norma per le piante in vaso».
E in cifre?
«Guardi il problema serio che abbiamo è avere dati aggiornati. Però abbiamo le nostre fonti di informazione, che ci consentono di avere un polso del mercato».
Quali strategie avete per il Distretto florovivaistico della Liguria?
«Prima cosa, si tratta di strategie diverse a seconda della tipologia di prodotto. Per quello che riguarda le piante in vaso vogliamo sicuramente far partire una Igp per tutelare il nostro prodotto e caratterizzarlo maggiormente per quanto riguarda la provenienza territoriale».
Sta parlando di tutte le piante in vaso?
«Partiamo dalle aromatiche e sarà un processo lungo e complicato, perché poi il catalogo è molto ampio. Ma non ci spaventiamo, perché abbiamo dei validi istituti di ricerca».
Dunque un marchio di distretto o regionale?
«Sarebbe l’Igp della pianta aromatica di Albenga, che sarà coltivata in un territorio di cinque o sei Comuni, quindi è estremamente locale».
E, mi diceva, sul reciso..
«Poi, invece, per quello che riguarda il reciso, visto che alla fin fine per il fiorista il reciso prodotto da noi è un semilavorato, perché il prodotto finito poi lo confeziona giustamente il fiorista. E qui si tratterà di far conoscere meglio i nostri prodotti, perché abbiamo l’impressione che tanti nostri prodotti non siano abbastanza conosciuti dai fioristi. Abbiamo un’ampia gamma di verde che bisogna far conoscere meglio e che è disponibile sostanzialmente tutto l’anno».
Cosa intendete precisamente con “verde”?
«Per noi il verde sono fronde, foglie, bacche e questo mondo qua. Dopo di che si cercherà di passare a far conoscere meglio nelle zone in cui non sono ancora presenti le nostre nuove varietà dei prodotti tipici, principalmente ranuncolo, anemone e papavero. Perché sono molto conosciute in alcuni Paesi, ad esempio in Germania, ma non dappertutto. E paradossalmente i nostri prodotti non sono ancora ben conosciuti neanche in Italia».
Ecco sembra che la vostra partecipazione con uno stand qui alla Coppa Europa dei fioristi rientri in questa strategia di promozione dei prodotti anche all’estero?
«Esatto».
In che modo vi state presentando? E le pare che stia funzionando, che il feedback sia positivo?
«Noi siamo venuti qua a presentare i nostri prodotti nella maniera più semplice possibile. Il che vuol dire: qua ci sono i migliori fioristi di Europa che si contendono il titolo. Abbiamo dei dimostratori che stanno facendo nell’auditorium delle cose eccellenti. Noi presentiamo il nostro prodotto semplicemente, così come i fioristi lo potranno ricevere ed usare nel loro negozio. In modo che tutti possano avere delle informazioni esatte sulle varietà che abbiamo. La risposta è positiva nel senso che tanti non le conoscevano bene e le stanno apprezzando».
Si sta riferendo ai fioristi stranieri?
«Sì, anche perché qua i visitatori sono al 70% stranieri, ma non vogliamo certo scordarci dell’Italia».
Lorenzo Sandiford