Cia Pistoia: «amareggiati, così le aziende pistoiesi colpite dalla bufera non avranno aiuti pubblici»

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Per il presidente Sandro Orlandini i criteri di definizione dell’evento calamitoso su un territorio vanno rivisti «perché si tengono in considerazione solo le strutture, se distrutte per oltre il 30%, ma si ignorano i danni alle produzioni». «Peccato – dice Orlandini – la Regione ha attivato una misura per il rimborso delle spese di ripristino, ma vale solo quando viene riconosciuto formalmente lo stato di calamità». Eppure nel pistoiese ci sono stati agricoltori messi in ginocchio

«Fa un certo dispiacere leggere del sostegno alle aziende agricole danneggiate da calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici che è stato meritoriamente attivato dalla Regione Toscana tramite una misura specifica del Psr (Piano di sviluppo rurale) e poi rendersi conto che quel sostegno non potrà andare alle aziende agricole pistoiesi colpite lo scorso marzo dalla bufera di vento, con enormi danni a strutture e produzioni, stimati fra gli associati di Cia Pistoia intorno a 70 milioni di euro. Anche perché nei giorni successivi all’evento era stato detto sia a livello centrale che regionale che si sarebbe tentato di derogare al limite imposto dalla definizione di stato di calamità naturale».
Inizia così lo sfogo di Sandro Orlandini, presidente della Confederazione italiana agricoltori di Pistoia, sentito da Floraviva dopo che oggi Cia Pistoia aveva diffuso fra gli associati una comunicazione in cui si metteva in evidenza tale problema, a seguito anche della lettura di un comunicato stampa della Regione Toscana del 3 settembre (“Danni post alluvioni: ecco le agevolazioni disponibili per imprese e cittadini”) in cui venivano elencate tutte le misure di sostegno rese disponibili dalla Regione Toscana per le aziende che hanno subito danni dalle alluvioni e da altri eventi calamitosi.
«La misura del Psr per le imprese agricole sarebbe davvero interessantespiega Sandro Orlandini -, perché si tratta di rimborsi a fondo perduto (non si sa ancora se parziali o totali) per le spese sostenute per gli interventi di ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo agricolo distrutti o danneggiati. Il problema è che tale sostegno è subordinato al riconoscimento formale, da parte dello Stato, del fatto che si sia verificata una calamità naturale e che questa abbia causato la distruzione di non meno del 30% del potenziale produttivo interessato dagli eventi avversi a livello territoriale». 
E in provincia di Pistoia, ricorda Orlandini richiamando la comunicazione diffusa oggi, gli ultimi eventi, in particolare la spaventosa bufera di vento del 5 marzo, «non hanno mai raggiunto un livello tale da configurarsi per la legge come evento calamitoso, benché i danni calcolati siano stati ingenti e diverse aziende siano finite letteralmente in ginocchio». Infatti, «nonostante l’impegno dedicato dalla Cia e da altri soggetti a raccogliere ed inviare le segnalazioni di danno, non si è superata la soglia complessiva del 30%» alle strutture e pertanto non sarà possibile fare richiesta di rimborso per le spese sostenute.
«Il fatto è – conclude Orlandiniche si dovrebbe ridefinire questa soglia, ma soprattutto si dovrebbe incominciare a tenere conto, nella valutazione di un evento come calamitoso, anche dei danni alle produzioni, quando superano certi livelli. E a Pistoia diverse aziende hanno visto compromessa l’intera produzione stagionale».
 
Redazione Floraviva