Una pianta per… la Fondazione Collodi nella via della seta

gelso da Vannucci Piante alla Fondazione Collodi
Alla vigilia della Giornata nazionale degli alberi e della concomitante Festa dell’albero di Legambiente, anzi due giorni prima, nell’area in cui la Fondazione Nazionale Carlo Collodi sta allestendo la fattoria didattica di Pinocchio è stato piantato un albero di gelso donato da Vannucci Piante, l’azienda leader del distretto vivaistico pistoiese.
Alla cerimonia per la messa a dimora di questo esemplare di Morus alba, che è solo il primo di un piccolo gelseto che sarà creato lì a Collodi accanto alla statua di Pinocchio più alta del mondo e non ha quindi un significato simbolico generale legato alla celebrazione del ruolo degli alberi ma uno più specifico riguardante la sericoltura, hanno partecipato, oltre al presidente della Fondazione Collodi Pier Francesco Bernacchi, Vannino Vannucci, titolare dell’azienda donatrice, il responsabile marketing della stessa azienda Andrea Massaini e una classe dell’Istituto Sismondi-Pacinotti di Pescia (Collodi è una frazione del Comune di Pescia, in provincia di Pistoia) con le docenti Sonia Capecchi ed Emilia Marcori. L’obiettivo dell’iniziativa è inserire e valorizzare Collodi, che ha una tradizione importante di gelsibachicoltura risalente al 1300 e durata fino a circa la metà del secolo scorso, nel progetto della Via Europea della Seta a cui stanno lavorando anche otto provincie italiane fra cui quella di Lucca (ma non nell’odierna dimensione: il riferimento è alla Lucca del XIX secolo che abbracciava anche Collodi e il territorio pistoiese). Come è stato spiegato, a Collodi si trovava infatti la più grande delle tre filande storiche lucchesi dell’epoca e la Fondazione Collodi ha sede in una villetta che era appartenuta alla famiglia Arcangeli, titolare di quella filanda, che sorge qui vicino. 
Dunque la pianta al centro della nostra attenzione è stavolta il gelso o più precisamente la specie gelso bianco o Morus alba, delle cui foglie si nutrono i bachi da seta. Una specie originaria della Cina e della Corea caratterizzata dall’accrescimento piuttosto rapido che raggiunge fra i 15 e i 20 metri di altezza e i cui frutti, chiamati sorosi, sono commestibili, anche se meno gustosi di quelli del gelso nero o Morus nigra, tant’è che l’impiego del Morus alba come albero da frutto è sempre stato di scarsa rilevanza, pur esistendo diverse varietà selezionate a questo scopo con frutti migliorati e più pregiati. Alcune varietà dal fogliame particolare sono utilizzate come piante da giardino. A rendere interessante il gelso bianco come pianta ornamentale, sostiene Wikipedia italiana, sono sia il portamento sia il colore dorato del fogliame in autunno e a tale scopo ne sono state selezionate alcune varietà pendule, come ad esempio la popolare Morus alba v. ‘Pendula’, con chioma espansa e rami ricadenti. In Emilia-Romagna il legno di questa pianta è impiegato nella produzione dell’aceto balsamico tradizionale di Modena, utilizzato per la costruzione di botti che conferiscono un particolare aroma al prodotto. Il gelso bianco è una pianta rustica e resistente che si ammala di rado, ad eccezione dei vecchi esemplari nei quali la carie del legno è piuttosto comune. Come sottolineato da Wikiepdia americana, Morus alba è ampiamente coltivato in tanti paesi fra cui Stati Uniti, Messico, Australia, Argentina, Turchia, Iran e India per l’allevamento dei bachi da seta (attività che nell’originaria Cina risale a ben 4700 anni fa) e si contraddistingue per il rapido rilascio del suo polline, che viene lanciato a più della metà della velocità del suono, il movimento più veloce nel regno vegetale. Gli alberi di Morus alba ‘Pendula’ sono stati ampiamente utilizzati come arredi urbani in alcune aree degli Stati Uniti, sia per l’ombra che per l’estetica, ma il loro polline ha creato problemi in alcune città dove è stato incolpato dell’aumento delle allergie. Alcuni estratti sono stati suggeriti per i potenziali effetti benefici medici, ma mancano ancora sufficienti sperimentazioni cliniche per confermarlo. 


L.S.