Un fiore per… Paolo Batoni
Grave e prematura perdita nel florovivaismo toscano e in particolare della Valdinievole. Ci ha lasciati lunedì scorso, a soli 56 anni, dopo aver resistito con coraggio per diversi mesi a una terribile malattia, Paolo Batoni, presidente dal 2014 di Flora Toscana, la cooperativa con sede a Pescia attiva nella produzione e commercializzazione di fiori, fogliame reciso e piante in vaso, dalla talea al prodotto finito.
Numerose mercoledì, giorno dei funerali, le testimonianze di affetto e le attestazioni di stima sia nei giornali pistoiesi che nei canali social per Paolo Batoni, pesciatino di adozione, anche se nato in un piccolo borgo fra Firenze e Siena, che lascia la moglie Sabrina e i figli Pietro e Agnese. A cominciare da quelle dei colleghi in seno a Flora Toscana, dove ha continuato a essere presente fino all’ultimo. Ad esempio, Valter Incerpi, ex direttore, che ha sottolineato alla Nazione Pistoia-Montecatini l’equilibrio di Batoni nell’approcciare i problemi e l’umanità nei confronti di tutti. Oppure l’attuale direttore Simone Bartoli, che al Tirreno Pistoia-Montecatini ha messo in luce, tra l’altro, che Batoni ha voluto rafforzare il carattere mutualistico di Flora Toscana. Senza dimenticare il commosso post di cordoglio sulla pagina Facebook della cooperativa, in cui si leggono queste parole: «resterà impressa in tutti noi l’impronta indelebile della sua forza d’animo e della sua umanità. Faremo tesoro del suo lucido ottimismo e del suo forte senso di responsabilità».
Fra i vari ricordi fuori dal mondo della cooperazione, ricordiamo quello del sindaco di Pescia Oreste Giurlani, che lo ha ricordato come «protagonista dello sviluppo della nostra floricoltura» e come «uno degli artefici del distretto floricolo». E il messaggio di cordoglio di Coldiretti Pistoia, che si è soffermata sulla collaborazione nel corso degli anni con Batoni e ha dichiarato che «Paolo col suo lavoro ha proiettato il settore verso il futuro, un lavoro che ha dato e darà frutti».
Su suggerimento di Simone Bartoli, siccome Paolo Batoni era un valente produttore di camelie e ad esse «ha dedicato tanta passione e fatica» e poiché è un genere di pianta «con forti radici nel nostro territorio e che quindi si lega molto bene al suo ruolo e al suo amore per questo distretto», Floraviva ha scelto come fiore, o più precisamente pianta in vaso da fiore, per ricordarlo, una camelia (la cosiddetta «Japan rose», rosa del Giappone, come la chiamava nel ‘600 il botanico tedesco Engelbert Kaempfer). Per l’esattezza, si tratta di una speciale varietà di Camellia japonica, che è la specie di Camellia più coltivata come pianta ornamentale, con oltre 2 mila nomi di cultivar, in cui anche Paolo Batoni era specializzato.
Ebbene la scelta è ricaduta sulla varietà ‘Orandakō’ (vedi foto), una fra le tante varietà di Camellia japonica che Batoni coltivava. Come ci ha spiegato Alessandro Martini di Flora Toscana, «è una varietà molto antica raffigurata per la prima volta in un’opera giapponese del 1739 (Itō, Jukyū, 1739, Honzō Hanamaki’e, vol.15). L’ottenitore è incerto ma le fonti storiche la collocano nell’area di Kantō in Giappone. Si tratta di una delle prime varietà a fiore doppio perfetto arrivate in Europa tramite la Cina già nel XVIII secolo. Un esemplare nel Pazo de Santa Cruz de Rivadulla è senz’altro fra le piante più vecchie d’Europa messo a dimora alla fine del Settecento. In Toscana un esemplare secolare di ‘Orandakō’ dal tronco enorme che può essere stato piantato nei primissimi anni dell’Ottocento può essere ammirato nel giardino della Villa del Vescovo di Segromigno in Monte (Lucca)».
«Il fiore – aggiunge Martini - è medio-piccolo, rosso porpora con striscia mediana bianca su ciascun petalo. Un gioiello che ben si adattava, durante i primi anni dell’Ottocento a decorare l’occhiello delle giacche degli uomini ed il décolleté delle signore, ed ha contribuito in modo significativo all’accensione della enorme gloria e moda che la camelia visse durante il XIX sec. in tutta Europa».
Lorenzo Sandiford