Thierry Boutemy: innocenza ed illusione
Cresciuto nei pascoli verdi e rurali della Normandia, la carriera di Thierry Boutemy è “sbocciata” dopo essersi trasferito in Belgio per iniziare una propria attività. «Non volevo andare a Parigi e a 25 anni ho aperto, per caso, il mio negozio a Bruxelles. È più vicino ad Aalsmeer, in Olanda, dove si trova il più grande mercato di fiori al mondo».
«Ero un bambino solitario, mi piaceva esplorare la natura: i fiori erano uno strumento di comunicazione. Per me è più facile entrare in sintonia con la natura che con gli esseri umani. Ho studiato orticoltura e botanica e poi ho seguito il classico iter di chi vuole diventare fioraio. Ma non amavo gli studi, non riuscivo a ritrovarvi le sensazioni che mi davano i fiori».
Dopo aver lavorato nel 2006 con Sofia Coppola al film Marie Antoinette, Boutemy è diventato una figura importante nella scena della moda e del lusso, ha collaborato con Mario Testino per la copertina di Vogue America che ritraeva Lady Gaga e con Lanvin, Dior e Dries Van Noten.
«Mi piace parlare della fragilità della vita. Viviamo in una società votata al denaro ma a me non interessa fare affari. I fiori sono amore e bellezza. Mi piacciono quelli semplici, penso che il loro profumo aiuti a ricordare l’infanzia: Myosotis, Fiordalisi, Narcisi, Giunchiglie, Papaveri, Gigli, Ranuncoli, Tulipani, Dalie e Camelie anche le Peonie, ma da sole, Lillà e Delphinium. Una cosa non mi piace: ciò che facciamo con i fiori: li industrializziamo, li produciamo come frutti senza profumo e verdure senza sapore».
«Non lavoro molto con le piante ma ho una passione per le felci. Non amo i giardini perché preferisco camminare in un ambiente libero. Mi piacciono i boschi, i paesaggi delle Lande, della Cornovaglia e del Galles. Anche la Svezia e il Nord Cotentin, in Normandia; io sono nato lì, vicino a Cherbourg».
«Con i fiori realizzo Bouquet, decorazioni, scene. I fiori servono in circostanze molto diverse: dai matrimoni ai funerali. A me piacciono soprattutto questi ultimi, l’idea di rendere omaggio a una persona con la bellezza della natura».
«Vorrei cambiare il modo di coltivare i fiori. Fare in modo che non sia più un’industria».
«Vedo molti mutamenti nella società. Prima vendevo fiori a persone che volevano gratificarsi con poco, ma la classe media è sparita e oggi i fiori non hanno altro scopo che la loro bellezza. Non sono un bisogno primario, così i fiori davvero belli sono molto costosi e ce ne sono sempre meno. Personalmente preferisco un solo fiore in un vaso piuttosto che molti fiori».
«I migliori fiori arrivano dai giardini, la produzione industriale mi deprime».
«Tutti i colori vanno bene insieme e i fiori devono avere respiro: la moda dei bouquet rotondi è deleteria».
«Sono stato in Cina, negli Usa, in Grecia, in Libano. Parecchio in Italia, tra Puglia, Roma e Siena. Porto sempre con me i fiori. Realizzo i bouquet sul momento e ho una squadra di venti o trenta fiorai che lavora con me da dieci anni. All’inizio cercavano la perfezione ma io ho sempre detto di fare qualcosa di più naturale. Il Belgio, dove vivo, è tranquillo, adatto per pensare, non ci sono troppe distrazioni. Mi piace molto il lavoro di William Blake, amo i dipinti di Van Gogh e i murales di Cocteau. Adoro la chapelle Saint-Blaise-des-Simples, dove è sepolto».
«La mia ispirazione viene dal voler soddisfare i sogni delle persone. Sono attratto da cose malinconiche e spesso romantiche, ma nel vero senso del termine romantico; sono ispirato dagli scrittori del XIX secolo».
«Vivo in una casa circondata da alberi ad alto fusto e un giardino. Ho pochissimi fiori e quelli che ho sono discreti. Ho piantato molte felci e piante di sottobosco. Non mi piacciono molto i giardini con molti fiori perché spesso sembrano artificiali. A volte, mi chiedo cosa sto facendo con i fiori da ora la mia passione è diventata un business».
Stars Florist è una rubrica curata da AnneClaire Budin