Lettera aperta di Coldiretti alla redazione di Floraviva sull'elezione del Presidente del Distretto Pistoiese
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in Lettere
Pistoia, 12 febbraio 2015. Nei giorni scorsi Cia e Confagricoltura sono spesso intervenute sui giornali locali per esprimere le loro opinioni in merito al ritardo sulla rielezione del presidente del Distretto Vivaistico Pistoiese. Coldiretti, nonostante le accuse che le venivano pubblicamente lanciate, ha fino ad oggi taciuto, per evitare di turbare le trattative in corso. Ciononostante, ci sentiamo oggi in dovere di rendere pubblica la nostra opinione, perché riteniamo quanto detto nei giorni scorsi da Cia e Confagricoltura inesatto e inopportuno.
Sappiamo bene che il settore vivaistico locale si sviluppa su cinquemila ettari di piante, che da decenni restituiscono alla città ossigeno e occupazione. E che da oltre un decennio stiamo tutti lavorando per dare al comparto solide basi strategiche per il futuro (ricordiamo che la prima conferenza regionale per il florovivaismo si tenne nel 2003 ). Per questo, nel 2007, è nato il Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, che ha messo insieme tutti gli attori del territorio: comuni, provincia, camera di commercio, aziende e associazioni rappresentative, sindacati. Nel suo statuto si leggono parole come “coordinamento”, “confronto”, “consolidamento delle relazioni”. Parole sagge, che non sempre hanno avuto conseguenze pratiche.
Dopo la fine del mandato di Vannino Vannucci (titolare della storica azienda Vannucci Piante), eletto all'unanimità e per acclamazione per due mandati consecutivi (e che ancor oggi prosegue nel suo mandato in prorogatio), dal 2013 il Distretto è in fase di stallo. Non si riesce a rinnovare la presidenza.
L'assemblea del Distretto conta circa trenta componenti ed elegge il presidente (che deve essere, a norma dello statuto, un vivaista) a maggioranza qualificata dei due terzi. Ci teniamo a sottolineare che Coldiretti, direttamente o indirettamente, contribuisce alla nomina del presidente con soli tre membri presenti nell'assemblea del distretto, nonostante sia l'associazione agricola di maggior peso in Italia e nella provincia (alla nostra associazione sono iscritti circa il 60% dei vivaisti della provincia stessa, per intenderci).
Quando iniziammo a discutere della nomina del nuovo presidente, Coldiretti propose Riccardo Andreini, mentre Confagricoltura fece il nome di Giorgio Innocenti. Cia si manifestò fin da subito contraria alle due proposte (in maniera, talvolta, estremamente polemica) senza avanzare però alcuna candidatura.
Nonostante vari tentativi di mediazione, nell'estate del 2014 la situazione era ancora bloccata. Visto lo stallo generatosi, grazie all’azione del sindaco Bertinelli, vennero convocate le tre associazioni storiche ( Cia, Coldiretti e Confagricoltura ), assieme alla presidente della provincia Federica Fratoni e a Vannino Vannucci presidente uscente, per ascoltare e capire i motivi delle divergenze e cercare di trovare una sintesi.
Coldiretti espose a tutte le parti cosa intenda per Distretto: la casa di tutti i vivaisti, una grande risorsa per l'intera provincia, la sede giusta dove potersi confrontare e poter risolvere i problemi del comparto. La proposta di Coldiretti fu chiara e certamente non arrogante: dopo i due mandati di Vannino Vannucci (esponente di Confagricoltura) ritenevamo giusto, per una corretta e democratica alternanza, che fosse eletto presidente del Distretto Riccardo Andreini (ex presidente Coldiretti) per un mandato di tre anni. Dopo tale periodo, per evitare nuovi dolorosi e dannosi stalli, proponevamo (per la presidenza) di continuare con una giusta rotazione fra le tre associazioni storiche.
Fu un nulla di fatto, a causa del veto di Cia e Confagricoltura. Alla ulteriore ipotesi, di una possibile guida istituzionale pro tempore nella figura di Federica Fratoni, avanzata dal sindaco come possibilità temporanea per superare lo stallo, Coldiretti rispose esprimendo un sostegno convinto, la CIA si dimostrò disponibile, Confagricoltura invece si oppose.
Dopo questo ennesimo nulla di fatto, Confagricoltura avanzò la candidatura di Francesco Mati, attuale vicepresidente di Confagricoltura. E Cia, improvvisamente e incredibilmente, cambiò strategia appoggiando il candidato Mati, giustificando la precedente forte contrarietà ad un presidente di Confagricoltura come “semplice provocazione”.
La posizione Cia è in linea coi dettami della Cia nazionale, che punta ad una alleanza strutturata con Confagricoltura, alleanza che riunisce sotto l'unica sigla di “Agrinsieme” aziende e cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (una sigla che però non rinuncia alla rappresentanza multipla nei vari organismi di rappresentanza, Distretto Vivaistico Pistoiese compreso...).
Noi di Coldiretti abbiamo sempre mediato (è nel nostro DNA) tra interessi e priorità differenti, al fine del raggiungimento del bene comune. Abbiamo quindi accettato, dopo lunghe riflessioni, la candidatura di Mati, ponendo però alcune condizioni: vicepresidenza a Coldiretti, più una rappresentanza all'interno del comitato del distretto commisurata al numero di vivaisti che Coldiretti associa. La proposta: nel comitato di distretto su 7 rappresentanti del settore vivaistico si chiede che 3 (vicepresidenza compresa) siano di Coldiretti, e i restanti 4 degli alleati Cia e Confagricoltura. Attualmente composizione del comitato è così mal distribuita: 5 membri direttamente o indirettamente appartenenti a Confagricoltura, 1 appartenente a Coldiretti, 1 alla Cia.
Inoltre abbiamo chiesto di mettere subito all'ordine del giorno la Carta dei valori tra aziende, tanto auspicata dal sindaco Bertinelli, che punta a ridurre con gradualità (ma a RIDURRE!) i tempi di pagamento tra le aziende vivaistiche, al fine di dare a tutti respiro finanziario e maggiori possibilità di sviluppo (per primi e con coraggio, circa due anni fa, sollevammo con forza la questione, suscitando scandalo...).
Infine abbiamo chiesto una modifica dello statuto, in modo tale che tra tre anni la nomina del presidente non sia di nuovo una via crucis. E' l'assemblea del Distretto che elegge il Presidente, e riteniamo che la composizione dell'assemblea vada riconsiderata. Dell'assemblea fanno parte anche soggetti privati e associazioni di comodo che certamente non rappresentano e non possono risolvere i problemi generali del comparto. Il tempo e questo lungo stallo lo hanno dimostrato.
Infine, parlando non solo da presidente di Coldiretti, ma anche da vivaista e da cittadino pistoiese, mi auguro che anche le altre associazioni riflettano, come noi, sul problema. Il Distretto ha rapidamente bisogno di un presidente, e che tale presidente sia affiancato da collaboratori tutti convinti e motivati.
Mario Carlesi, presidente di Coldiretti Pistoia