«Oasi salva clima» in città con le piante giuste per catturare gas serra e Pm10

Le ha lanciate l’11 novembre Coldiretti dai suoi “Stati generali dei florovivaisti italiani” a Giarre in Sicilia. Per il presidente Ettore Prandini: sono «fatti concreti per ripulire l’aria dalle pericolose polveri sottili, grazie alla scelta degli alberi più efficaci». I pochi metri quadrati di verde urbano medi a disposizione degli abitanti di alcune città italiane. In primo piano, la top ten degli alberi e piante da esterno più adatti a catturare le emissioni inquinanti. Ma significativa anche la top ten delle piante che puliscono l’aria degli ambienti chiusi.

«Non i soliti bla bla bla ma fatti concreti con la prima oasi salva clima in città per ripulire l’aria dallo smog e dalle pericolose polveri sottili, grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas serra, combattere l’inquinamento e mitigare le temperature».
E’ quanto ha annunciato l’11 novembre il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel mostrare il primo test di polmone verde sperimentale agli “Stati Generali dei florovivaisti italiani” a Giarre in Sicilia, dove più evidenti sono gli effetti dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di maltempo e caldo tropicale, in concomitanza con il summit della Cop 26 a Glasgow. «Si tratta – ha detto Prandini – del primo esempio di oasi salva clima da moltiplicare nelle aree urbane italiane per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di piantare 1000 miliardi di alberi nel mondo entro il 2030».
Per mantenere l’impegno a contrastare i cambiamenti climatici bisogna intervenire in modo strutturale sugli ambienti metropolitani, afferma Coldiretti, ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato, considerato che «in Italia ogni abitante dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano, con una situazione preoccupante per i grandi centri, dove si oscilla dai 15,2 metri quadrati di Messina ai 17,1 di Roma, dai 17,8 di Milano ai 22,2 di Firenze, dai 42,4 di Venezia ai 9,2 di Bari, secondo l’Istat».
Non basta rendere più verdi le città ma, mette in evidenza Coldiretti, «è anche necessario promuovere le essenze più adatte nel catturare i gas ad effetto serra e nel bloccare le pericolose polveri sottili responsabili dei cambiamenti climatici: dal Bagolaro al Ligustro, dall’Alloro all’Albero di Giuda, dalla Photinia al Viburno, dall’Acero riccio all’Olmo, dalla Betulla verrucosa al Tiglio», che «entrano nella top ten stilata da agronomi e ricercatori delle piante salva clima anche grazie all’altezza e all’ampiezza delle fronde e alle dimensioni delle foglie». «Nei giardini l’Acero riccio – afferma Coldiretti – può raggiungere un’altezza di 20 metri, ha foglie grandi e può assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni con un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani. Ma ci sono anche la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e il Bagolaro, chiamato anche spaccasassi o albero dei rosari, in grado di catturare fino a 2800 chili di CO2 in vent’anni (oltre a inquinanti gassosi e polveri sottili), che è in grado di sopravvivere anche in terreni carsici e sassosi asciutti grazie a radici forti come quelle dell’Olmo e del Tiglio selvatico, che hanno la stessa forza anti inquinamento». «Nella speciale oasi delle piante salva clima – continua Coldiretti – trova posto anche l’Albero di Giuda, così chiamato perché originario della Giudea in Israele, con fiori lilla o bianchi, che imprigiona azoto dall’atmosfera e assorbe fino a 450 chili di anidride carbonica in 20 anni con un alto potenziale di cattura delle famigerate polveri sottili PM10. Oppure c’è il Ligustro, conosciuto fin dai tempi degli antichi romani, che può arrivare fino ad una altezza di 30 metri e da adulto può assorbire fino a 25 chili di CO2 all’anno con capacità di bloccare anche le polveri sottili. Mentre la Photinia Red Robin, che fiorisce a fine primavera, che ha foglie sempreverdi e può sopportare una temperatura di 5 gradi sotto zero, in venti anni riesce ad assorbire fino a 450 chili di anidride carbonica. Una virtù anti inquinamento che appartiene anche all’Alloro, che cresce bene in tutti i terreni, e al Viburno che è una pianta spontanea tipica dell’area mediterranea capace di adattarsi a terreni diversi e che può essere utilizzata per formare siepi creando vere e proprie barriere anti rumore e anti polveri».
«Ma ci sono anche le piante da appartamento – aggiunge Coldiretti – che sono in grado di ridurre gli inquinanti presenti nelle abitazioni, i cosiddetti VOC, composti organici volatili come benzene, toluene, etilbenzene, xilene, formaldeide che sono emessi da prodotti e materiali presenti nelle nostre case, dalle sigarette ai detergenti. L’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi è talmente diffuso da meritarsi anche un nome: “Sindrome dell’edificio malato”. La Coldiretti ha stilato la graduatoria delle 10 piante da appartamento, piante più adatte a vivere negli ambienti chiusi e con l’effetto migliore contro il mix di sostanze nocive, ma anche alcool, fumo di sigaretta e odori sgradevoli: dallo Spatifillo al Falangio, dalla Dracena al Ficus, dal Ficus Bengiamino all’Anturio, dall’Edera all’Areca, dalla Felce al Potos».

Redazione