Mower autonomi per la gestione delle infestanti in vivaio?
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in Il vivaista
Ne abbiamo parlato con i ricercatori del settore di meccanica agraria del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, che hanno già valutato con successo l’uso di tagliaerba autonomi (Mower) per il controllo della copertura dei frutteti riscontrando un risparmio netto di diserbanti, gasolio e manodopera.
Tecnicamente si chiamano mower - tagliaerba in inglese - e sicuramente tutti li abbiamo presenti nei giardini di molte abitazioni, dove in completa autonomia, girano per tagliare il prato con quel loro andamento zigzagante da grossi, simpatici insetti.
Ma oltre all’uso domestico, queste macchine possono avere anche un utilizzo professionale. In un recente studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista scientifica Agronomy, i ricercatori del settore di meccanica agraria del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa hanno valutato con successo l’uso di mower autonomi per la gestione della copertura erbosa nei vigneti, riportando risultati interessanti in termini di azzeramento dell’uso di erbicidi, risparmio di carburante agricolo e riduzione della manodopera.
Ma si potrebbero usare anche nei vivai? Sicuramente sì, anche se ovviamente bisogna valutare da caso a caso e da coltura a coltura. Indubbiamente potrebbero essere usati nel controllo del manto erboso dei vivai di prati pronti, dal momento che sono stati ideati apposta per tosare i prati.
Inoltre potrebbero essere usati anche per il controllo delle infestanti o della copertura erbosa nei vivai di piante arbore o arbustive in pieno campo, sia se coltivate in file più o meno fitte, come nel caso degli arbusti, sia in sesti di impianto più ampi, come nel caso di alberi di alto fusto.
Una prospettiva che potrebbe essere molto interessante nell’ottica sia della riduzione dell’uso di erbicidi, sia dell’abbattimento di costi aziendali, in termini di gasolio e di manodopera.
L’importante è riuscire a capire quali sono le macchine giuste in base alle superfici da gestire, alle coltivazioni in campo, alle sistemazioni del terreno, alla disposizione di impianti di irrigazione e a vari fattori che possano influire sulla funzionalità e l’efficacia dei mower.Per cercare di capirlo e valutarne i possibili vantaggi, svantaggi e opportunità, ne abbiamo parlato proprio con i ricercatori di meccanica agraria dell’Università di Pisa.
Come ci ha spiegato il dottor Marco Fontanelli, le estensioni massime e minime di superficie che possono essere gestite, possono andare da un minimo di 250-5000 metri quadrati per alcuni modelli, ad alcuni ettari per macchine più grandi.
Nei modelli più comuni, come quelli normalmente usati per il verde residenziale, si va dai 250 m2 ai 5.000 m2. In questo caso i robot rasaerba hanno traiettorie causali e normalmente devono far fronte alla presenza di ostacoli come alberi, lampioni, arredamento, etc. In questo caso l’area di lavoro deve essere delimitata con sottile ma resistente cavo elettrico disposto sul terreno e collegato alla stazione di ricarica che funge da recinto.
I modelli realizzati per le grandi aree verdi libere, come ad esempio quelle sportive, possono invece arrivare a gestire anche alcuni ettari e si muovono su traiettorie precise, come se fossero guidati da un operatore e l’area di lavoro è controllata dal GPS.
Per quanto riguarda la sistemazione del terreno e la presenza di impianti, come i sistemi di irrigazione non ci sono particolari problemi, purché non ci siano veri e propri ostacoli come fosse o tubi messi a terra. Nel verde domestico solitamente i mower passano normalmente sopra gli irrigatori a scomparsa, ovviamente programmando adeguatamente l’orario in modo tale che il robot rasaerba sia a riposo durante l’irrigazione. Invece in una situazione di campo posso tranquillamente operare in presenza di irrigatori a pioggia o di gocciolatori sospesi, dal momento che queste macchine sono progettate anche per lavorare sotto la pioggia. Per quanto riguarda i sesti di impianto i mower sono in grado di lavora sia nell’interfila, in caso di filari compatti, come nel caso di coltivazioni di specie arbustive, sia tra una pianta e l’altra come nel caso di vivai di piante arboree con un sesto di impianto più largo.
Andando a vedere quale è il costo medio di un mower, la sua durata tecnica e quindi la sua quota di ammortamento, le cose variano a seconda dei modelli e delle aree da gestire e i criteri per la scelta sono molti.
Ovviamente più è grande l’area da tagliare e maggiore è il costo della macchina. Per dare un ordine di grandezza, come ci ha detto il dottor Fontanelli, si può andare dai 600-700 euro fino a oltre 5.000 euro per i modelli per il verde residenziale da usare per piccole estensione. Mentre i grandi modelli attualmente usati per il verde sportivo possono arrivare a oltre 20.000 euro. La durata tecnica è molto elevata perché sono macchine elettriche, semplici da un punto di vista meccanico e generalmente dotate di buoni motori. Si possono tranquillamente superare le 10.000 ore di lavoro e raggiungere i 10 anni di vita con una buona manutenzione.
Ma quanto potrebbe far risparmiare in termini economici, confrontando con quello che è stato studiato nei vigneti? A questa domanda secondo il dottor Fontanelli è ancora difficile dare una risposta precisa. Anche il vigneto infatti è un contesto agricolo per cui queste macchine non sono state progettate, anche se riescono effettivamente a districarsi molto bene tra i filari. Il consumo elettrico è comunque mediamente molto basso. Per dare un ordine di grandezza per un modello di alta gamma per verde residenziale (come utilizzato nelle prove citate su vigneto) siamo intorno ai 20-25 kWh/mese.
Le potenzialità per un loro uso a livello vivaistico quindi ci sono, ma per avere dati più precisi sarebbe interessate realizzare delle sperimentazioni in campo in un vivaio reale. Se ci sono aziende interessate l’Università di Pisa è disponibile.
Matteo Giusti