Il 14% di Firenze occupato da isole di calore: uno studio per il Piano del verde
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in Il vivaista
Illustrati il 15 novembre a Firenze alla presenza del sindaco Nardella i risultati di uno studio sulle isole di calore in città, realizzato dall’Università di Firenze e dal Cnr, che servirà da base di riferimento per il Piano del verde. Le aree più calde, pari al 14% della superfice comunale e con temperatura media estiva superficiale di 38° C, sono quelle con copertura arborea dell’1%, mentre le più fresche, pari al 3% e con temperatura di 10 gradi in meno, hanno copertura arborea del 93%. L’assessora all’ambiente Del Re: «forestazione urbana proprio nelle zone indicate dallo studio e anche tetti e pareti verdi». Nella piana Firenze-Prato-Pistoia il 55% degli edifici industriali ricade in aree calde estive e tali siti hanno una copertura arborea media inferiore al 4% e una erbacea sotto il 12%.
«Questo monitoraggio è un passaggio fondamentale perché ci offre una mappa puntuale sulle isole di calore in città e in base a questa possiamo e dobbiamo mettere in atto interventi di mitigazione del clima».
Così il sindaco di Firenze Dario Nardella ha inquadrato lunedì 15 novembre le finalità dello studio sulle isole di calore condotto nell’ambito dell’accordo tra Comune di Firenze, Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (Dagri) e Centro di Bioclimatologia (Cibic) dell’Università di Firenze e Istituto di Bioeconomia (Ibe) del Consiglio nazionale delle ricerche. «Nel percorso verso l’adozione del primo Piano del verde della città di Firenze - ha aggiunto l’assessore all’Ambiente e urbanistica Cecilia Del Re - abbiamo mappato insieme a Università di Firenze e Cnr i luoghi di Firenze e area metropolitana nei quali la temperatura è più alta rispetto alla media: esiti e prospettive saranno inseriti nel Piano del verde». E la tutela del clima sarà inserita direttamente nello statuto comunale. Un obiettivo, quello della tutela del clima, ha spiegato l'assessora, «che vogliamo raggiungere con varie azioni, tra cui la forestazione urbana proprio nelle zone indicate dallo studio, dove sarà possibile prevedere anche tetti e pareti verdi per rendere la città più salubre».
Ma che cosa è emerso dallo studio sulla distribuzione della temperatura dell’aria e della temperatura superficiale nel territorio fiorentino condotto da Francesco Ferrini, Fabio Salbitano, Simone Orlandini, Marco Morabito, Luciano Massetti, Martina Petralli, Giulia Guerri, Alfonso Crisci e Cristiano Foderi?
Innanzi tutto, come prevedibile, «differenze di temperatura tra zone completamente edificate e asfaltate e zone con percentuali diverse di aree verdi». Nello specifico, «le aree più calde (quelle generalmente chiamate ‘hot-spot’) ricoprono circa il 14% della superficie comunale di Firenze, con una temperatura media superficiale estiva di 38 °C, un consumo di suolo di poco superiore al 90% e una copertura arborea di circa 1 per cento. Le aree più fresche estive (indicate come aree ‘cool-spot’) invece rappresentano solo il 3% dell’intera superficie comunale con una temperatura media superficiale di 28 °C e una copertura arborea del 93%».
Dagli studi è risultato anche che «la temperatura media superficiale estiva (rilevata alle ore 10 in giornate serene) del Comune di Firenze è stata di 34 °C, con valori minimi e massimi di 24 °C e 45 °C». Inoltre che c’è un’alta variabilità del tessuto urbano fiorentino, come dimostrato dalle differenze nel numero di “notti tropicali” di oltre 36 notti tra le zone più calde e quelle più fredde della città.
Dal punto di vista storico, sono nettamente aumentati i giorni con temperature superiori a 34 °C: fino al 1980 erano circa 80 per decennio, mentre negli ultimi anni arrivano a circa 450 giorni per decennio. E le temperature medie annuali sono aumentate a Firenze dall’inizio del 1800 ad oggi di circa 1,5 °C, passando da 14,6 a 16 °C (quasi 1 °C negli ultimi 20 anni).
Gli studi hanno superato i confini comunali di Firenze estendendosi in tutta l’area metropolitana fiorentina (la piana Firenze-Prato-Pistoia), la cui situazione termica condiziona il microclima cittadino. E’ venuto fuori che circa il 30% dell’area metropolitana è interessato da anomalie termiche superficiali, in cui ricade oltre il 60% degli edifici industriali. Più precisamente, circa il 55% ricade in aree calde estive, mentre poco meno del 5% in aree fredde invernali.
Nei siti industriali che ricadevano nelle aree calde è stato rilevato uno scarso potere riflettente delle coperture degli edifici, un consumo di suolo generalmente superiore all’85%, una copertura erbacea inferiore al 12% e una copertura arborea inferiore al 4%. Ciò ha favorito una temperatura superficiale media estiva diurna di 38 °C. In queste aree è coinvolto oltre il 50% dei lavoratori del settore industriale nell’area metropolitana, con ripercussioni importanti sia in termini di potenziali impatti per la salute di quelli impegnati all’aperto o in ambienti confinati non condizionati, con impatti significativi sulla loro produttività e sui consumi energetici per il condizionamento degli ambienti di lavoro.
L.S.