Ferrini a Geo: Italia 1^ in UE per suolo impermeabilizzato, interveniamo

Allarme sul consumo di suolo in Italia a Geo su Rai 3: il prof. Francesco Ferrini, intervistato l’11 gennaio da Sveva Sagramola, ha detto che siamo «il Paese che ha la più alta percentuale di suolo impermeabilizzato in Europa, 7,1% contro una media del 4,2%». Bisogna intervenire de-pavimentando, anche con incentivi ad hoc come in una recente legge in Lombardia o attraverso progetti di forestazione urbana quale Prato Forest City.


Ogni Comune dovrebbe dotarsi, come suggerito nel libro Resistenza verde – Manuale di autodifesa ambientale di Francesco Ferrini e Ludovico Del Vecchio, di un «assessore alla liberazione del suolo».
E’ iniziata con questa proposta la finestra di Geo dell’11 gennaio scorso su “La salute delle piante e delle persone”, in cui la conduttrice Sveva Sagramola e l’intervistato Francesco Ferrini, professore di arboricoltura all’Università di Firenze e presidente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia, hanno affrontato la questione della impermeabilizzazione del suolo, conseguente alla cementificazione o più in generale “artificializzazione”, e di come affrontarla.
Una questione molto delicata, soprattutto in Italia, che, come aveva anticipato la mattina dello stesso giorno il prof. Ferrini nel suo post di annuncio dell’intervista a Geo sulla sua pagina Facebook “Arboricoltura Urbana-Arboriculture and Urban Forestry” e poi confermato in tv, ha il triste primato di essere «il Paese che ha la più alta percentuale di suolo impermeabilizzato in Europa: 7,1% contro una media UE del 4,2%». E se si considera il suolo utile, cioè la parte effettivamente disponibile e idonea alla presenza umana, ha osservato Ferrini, si sale a oltre il 9,1%.
Tanto più che questo trend al consumo di suolo non si è fermato, anzi non ha nemmeno rallentatonell’anno 2020 della pandemia di Covid-19 e dei giorni di lockdown: «con più di 50 chilometri quadrati persi, anche a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale».
E l’impermeabilizzazione del suolo – nuove coperture artificiali per 56,7 km2 nel 2020 contro solo 5 km2 di aree naturali ripristinate – non è una problematica di natura solo ambientale. Ma ha conseguenze economiche e costi nascosti pesanti, «stimati in oltre 3 miliardi di euro l’anno che – ha sottolineato Ferrini - potrebbero erodere in maniera significativa, ad esempio, le risorse disponibili grazie al programma Next Generation EU».
Come fare dunque per fermare questa tendenza? E fare in modo che, ad esempio, come ha osservato Sveva Sagramola, almeno le aiuole con piante fiorite e alberi non si vadano a inserire in pavimentazioni di cemento?
«Dobbiamo intervenire in qualsiasi modo per de-impermeabilizzare – ha risposto Ferrini -. Per esempio alcune regioni, tipo la Lombardia, danno dei fondi, degli incentivi per de-pavimentare, de-impermeabilizzare. Ecco dovrebbero fare a livello nazionale una cosa del genere. Come ci sono incentivi per altre cose, ecobonus ecc. ecc., anche per questo tipo di interventi andrebbe fatto». «Innanzi tutto quando c’è una perdita che non è irreversibile – ha continuato Ferrini - si può intervenire per recuperare. Quando la perdita è permanente purtroppo ci vogliono tantissimi anni, per recuperare un suolo che è stato impermeabilizzato e magari anche inquinato; però si può fare, basta aspettare».
E poi, al di là delle norme, è indispensabile una buona pianificazione urbanistica, che preveda progetti di forestazione ben congegnati. Come a Prato, dove ci sono Prato Urban Jungle e Prato Forest City. Quest’ultimo, che vede Ferrini impegnato in prima persona, include fra gli obiettivi anche quello della de-pavimentazione del suolo in certe aree, con conseguente aumento della biodiversità e miglioramento dalla salute globale, oltre ai vantaggi idrogeologici di una superficie capace di assorbire almeno parte della pioggia piovana.
L’intervista si può rivedere qua.

Redazione