Nahal Sohbati: il design del paesaggio come strumento di cambiamento
Nahal Sohbati, co-fondatrice di Topophyla, crede che l’architettura del paesaggio sia un mezzo per migliorare le comunità, connettendo le persone all’ambiente e promuovendo un impatto sociale positivo.
Nahal Sohbati, architetto del paesaggio e co-fondatrice di Topophyla, è una voce influente nel campo dell’architettura del paesaggio, disciplina che ha scelto di seguire con passione dopo aver completato la laurea in Interior Architecture. Cresciuta in Iran e formata a Dubai, Nahal lavora oggi in California, dove ha sviluppato una visione unica dell'architettura e del design, influenzata dalla bellezza naturale e culturale del suo paese d'origine. La sua carriera si è quindi focalizzata sulla creazione di spazi pubblici con un alto impatto sociale, mirando a trasformare gli spazi in strumenti di connessione per le comunità.
Quando le si chiede cosa l’abbia portata verso l’architettura del paesaggio, Nahal risponde che il suo amore per l’arte e il design risale all’infanzia in Iran, un paese di paesaggi spettacolari e architetture maestose. “Essere esposta a tale bellezza sin da giovane è uno dei motivi per cui mi sono innamorata dell’arte e del design,” spiega. La laurea in Interior Architecture le ha permesso di apprendere come esprimersi creativamente, e, durante i suoi studi, ha scoperto l’importanza del biophilic design, l’idea di integrare elementi naturali negli spazi costruiti per promuovere il benessere umano. Questo approccio l’ha portata a comprendere che il design non è solo estetica, ma uno strumento di cambiamento che può migliorare la vita delle persone.
Uno dei progetti più significativi di Nahal è stato Ridge Lane, che ha ricevuto numerosi premi e l’ha ispirata a proseguire il suo impegno nella progettazione di spazi che rafforzino i legami tra comunità e ambiente. Nahal ritiene che ogni progetto sia un’opportunità per analizzare e rispondere positivamente alle sfide di ogni luogo. “Conoscere significa prendersi cura; prendersi cura porta al cambiamento,” afferma. Crede che un approccio progettuale trasparente, che coinvolga i membri della comunità in ogni fase, possa generare un senso di orgoglio e appartenenza e favorisca un’identità di quartiere che ispira partecipazione civica.
Lavorando in California, Nahal cerca di rendere il processo di design più accessibile e informativo, offrendo alle comunità gli strumenti per comprendere e interagire con l’ambiente. In un progetto recente, Topophyla ha collaborato a un piano di sviluppo per il futuro di State Street a Santa Barbara, puntando a creare un centro città più sostenibile, accessibile e pedonale, guardando ai prossimi 100 anni.
Il periodo della pandemia ha portato nuove sfide e opportunità per la disciplina. Per Nahal, la crisi sanitaria globale ha messo in luce le debolezze di settori come l’istruzione e la sanità, evidenziando l’importanza di spazi pubblici resilienti e funzionali. Un altro progetto in cui è coinvolta riguarda il futuro del settore retail. Nahal vede in questo settore un’opportunità per riorientare l’esperienza di acquisto, facendo emergere valori di comunità e durata al posto del consumismo puro. “Il retail deve diventare un’esperienza più umana e durevole,” sottolinea.
La sua visione non si limita alla progettazione degli spazi, ma si estende alla consapevolezza ambientale e alla responsabilità sociale. Crede fermamente che il design debba essere un’azione politica, una piattaforma per promuovere un cambiamento concreto che vada oltre l’estetica. Questo approccio è evidente nel suo lavoro, che cerca sempre di rispondere ai bisogni delle comunità locali e di valorizzare i legami tra persone e ambiente.
Nahal incoraggia i nuovi professionisti a essere autentici e a integrare le proprie esperienze culturali nel lavoro. “Per raccontare storie diverse, abbiamo bisogno di narratori diversi,” dice citando Mark Rios. Sostiene che l’architettura del paesaggio debba diventare sempre più inclusiva, invitando i giovani professionisti ad abbracciare la propria unicità e a usare le loro esperienze come strumenti di trasformazione.
Nahal sottolinea l’importanza di una maggiore rappresentanza delle minoranze in questo settore, che, a suo parere, necessita di una visione più ampia e inclusiva. “Come professione, dobbiamo migliorare, sia attraverso borse di studio sia coinvolgendo le comunità meno servite,” afferma. Ritiene inoltre che gli architetti del paesaggio dovrebbero occupare posizioni pubbliche, portando una visione green e sostenibile nei contesti decisionali. Senza una rappresentanza adeguata, sostiene, è difficile promuovere agende di sostenibilità e giustizia ambientale in modo significativo.
Per Nahal Sohbati, l’architettura del paesaggio è una missione. Ogni progetto rappresenta un’opportunità per educare, ispirare e costruire connessioni significative tra comunità e ambiente, promuovendo un senso di appartenenza e responsabilità condivisa. Il suo lavoro ci ricorda che il design ha il potere di trasformare il mondo che ci circonda, creando spazi che non solo soddisfano bisogni pratici, ma arricchiscono le vite delle persone che li vivono.
Il Paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin