Verso il Congresso mondiale dell’olio: a Toledo il punto sul comparto

I tappa “Sulla strada per il Congresso mondiale dell’olio di oliva”, che sarà nel 2024 a Madrid. Dal convegno gli esperti: non mancherà olio. Gli ultimi dati.

Con il convegno “Olive hoy” tenutosi il 27 febbraio a Toledo è iniziato il cammino verso il primo “Congresso mondiale dell’olio di oliva” (Olive Oil World Congress: in sigla OOWC), che si terrà nel 2024 a Madrid allo scopo di promuovere nell’opinione pubblica internazionale la consapevolezza del valore e i benefici dell’olio di oliva.
Durante la prima tappa di questo percorso promozionale, denominato “On the Road to OOWC 2024” (sulla strada per il OOWC 2024), è stato fatto il punto della situazione generale del comparto olivicolo e di tutta la filiera delle olive e dell’olio a livello internazionale, che, come sottolineato nel comunicato post convegno degli organizzatori, sta attraversando una fase complicata e «una campagna olearia con molte sfumature» e vede la Spagna nella posizione di soggetto più influente grazie a circa il 40% della produzione globale. “Olive hoy”, hanno riferito gli organizzatori, «è servito per esaminare la situazione attuale dalla produzione alla percezione dei consumatori, passando per l'industria, e cercando di intravedere il futuro di questo settore molto importante per tutti i paesi produttori di olio d'oliva».
Come affermato dal coordinatore del Congresso mondiale dell’olio di oliva - OOWC Ricardo Migueláñez in apertura del convegno di Toledo, il Congresso OOWC - che è sponsorizzato da Agrobank, Junta de Castilla-La Mancha attraverso il marchio Campo y Alma, Grupo Interóleo, Balam Agriculture, Agrocolor e Kubota - è un’iniziativa internazionale nata in Spagna come «un progetto di collaborazione per l'intero settore dell'olio d'oliva, che mira a riunire tutti i paesi produttori». «Ecco perché – ha aggiunto - abbiamo la presenza di Italia e Portogallo in questa prima giornata, poiché è impossibile analizzare il settore dell'olio d'oliva senza sapere cosa sta accadendo in due importanti operatori mondiali come questi Paesi».
Sempre in apertura dei lavori, è intervenuto Francisco Martínez Arroyo, ministro dell'agricoltura, dell'acqua e dello sviluppo rurale del governo regionale di Castilla-La Mancha, sottolineando che «la Castilla-La Mancha ha più di 80.000 olivicoltori ed è la seconda regione spagnola in termini di produzione». Il ministro ha anche ricordato che la stagione olivicola di quest'anno è stata breve, «con una produzione di 70 milioni di chili, anche meno di quanto previsto».

Radiografia del comparto olivicolo internazionale
A fare il punto della situazione è stato Juan Luis Vicente, capo del Dipartimento di studi economici e statistici del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) con la relazione “Radiografia del settore dell'olio d'oliva nel mondo”. Nei paesi dell'Unione Europea, ha messo in evidenza per prima cosa Vicente, la produzione è diminuita del 33,8% rispetto alla stagione precedente. Nel caso della Spagna, la produzione è scesa da 1.412.000 tonnellate della scorsa stagione a 780.000 tonnellate nella stagione 2022/2023: un calo del 47,7%. Tendenza negativa anche in Italia e Portogallo, dove la produzione è scesa rispettivamente del 28,6% e del 39,4%. In Grecia, invece, la produzione è aumentata in questa stagione del 50,9%. Il calo produttivo, ha detto Vicente, è un dato globale e secondo le stime del Coi, «nella campagna 2021/2022 la produzione si è attestata a 3.724.000 tonnellate, mentre per la campagna 2022/2023 i dati indicano una produzione di 2.730.000 tonnellate».
Per quanto riguarda invece le importazioni, Vicente ha riferito che i Paesi al top all'interno dell'Unione Europea sono Spagna e Italia, con un aumento del 38,6% e del 32,2% rispetto alla stagione 2021/2022. Sul fronte dell'export, nell’attuale campagna olearia in Francia si è verificato un calo del 63,9% rispetto al 2021/2022, seguito da quelli della Spagna (-35,8%) e dell'Italia (-20,9%), mentre in Grecia è cresciuto del 14,3%. A livello globale si è registrato un calo del 16,6%.
Con una stagione molto breve, ha spiegato ancora Vicente, i prezzi dell'olio d'oliva alla fonte in Spagna sono di nuovo in aumento e il calo storico della produzione minaccia di continuare a spingere i prezzi verso l'alto. «Nel caso della Spagna – ha specificato - gli ultimi dati del Coi danno l'olio extravergine di oliva a 527,5 euro per 100 kg, il 58,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2021/2022. Una situazione simile a quella di altri paesi produttori».
Dal lato consumi, i dati forniti dal Coi mostrano che i consumi mondiali nella stagione 2022/2023 sono inferiori del 5,7% rispetto alla stagione precedente. La Spagna è in cima alla lista dei Paesi dell'Unione Europea che hanno visto calare i propri consumi, con il 27,6% in meno rispetto alla stagione precedente. A notevole distanza altri produttori come Francia e Portogallo, i cui consumi sono diminuiti rispettivamente del 5,1% e del 3,2%.

Le sfide e opportunità per il comparto
È seguita una tavola rotonda intitolata “Sfide e opportunità per il settore”, moderata da Pedro Antonio Martínez, direttore di Agrobank DT Castilla-La Mancha, con la partecipazione di Esteban Momblán, manager di Interoleo, Mariana Matos, segretaria generale della Casa do Azeite de Portugal, Nicola Carbone, addetto economico dell'Ambasciata d'Italia a Madrid, e Felipe Medina, segretario tecnico generale di Asedas.
In generale, sempre a quanto riferito nel comunicato conclusivo del convegno, fra le principali sfide per i professionisti del comparto olivicolo emerse durante la tavola rotonda vi sono «l'internazionalizzazione delle imprese del settore» e «l'impegno per la sostenibilità economica». Inoltre, «i partecipanti hanno evidenziato la necessità di instaurare strutture più competitive, sia in campo e nella produzione che nella commercializzazione dell'olio di oliva, e, dall’altro lato, la ricerca di relazioni commerciali stabili e la collaborazione dei diversi anelli della catena della comunicazione e promozione di questo prodotto rivolto al consumatore».
Mariana Matos ha sottolineato che in Portogallo «oltre il 60% delle esportazioni sfuse sono destinate all'Italia e alla Spagna» e ha aggiunto che nel suo Paese coesistono due realtà: «un settore dell'olio d'oliva nuovo e altamente professionalizzato e il 75% delle superfici con problemi strutturali, in cui è necessario intervenire per crescere in dimensione e mantenere la sostenibilità sociale e ambientale di queste regioni». Altre priorità per Matos sono «guadagnare consumatori, laddove il trend mondiale è in calo, e continuare a lavorare allo sviluppo dei mercati».
Nicola Carbone ha ricordato che le sfide dell'Italia includono «investire in ricerca e sviluppo per prevenire le malattie che possono colpire le colture, ringiovanire gli oliveti e meccanizzarli per ridurre il prezzo del lavoro e convincere i produttori a unire le forze per aumentare la competitività». L'Italia esporta il 3% della sua produzione annuale di olio d'oliva su mercati esteri come Stati Uniti, Francia, Germania e Giappone. Carbone si è poi soffermato, come riferito nel comunicato, sul fatto che in Italia si coltivano tantissime varietà di olivi e che «abbiamo 49 denominazioni di origine di oli di oliva», pari al «40% di tutte le denominazioni di origine dell'Unione Europea».

I nuovi consumatori di olio di oliva
Infine, la seconda delle tavole rotonde aveva come titolo “I nuovi consumatori di olio d'oliva” e ha visto la partecipazione di José Zafrilla, nuovo manager di Kantar WorldPanel, e Fernando Móner, presidente di Avacu.
Zafrilla ha spiegato che il comportamento del consumatore è influenzato da diversi fattori, «non solo il prezzo, ma anche la fiducia nel prodotto, i diversi formati in cui viene presentato, ecc.». Questo, ha aggiunto, «è il caso anche dell'olio d'oliva, prodotto influenzato da una moltitudine di fattori che devono essere seguiti per correggere e lavorare sulla percezione del consumatore, ed è necessario controllare la visione globale del consumatore».
Moner si è soffermato sul fatto che i consumatori «sono andati perdendo potere d'acquisto da 18 mesi» a questa parte e ciò, ovviamente, «ha colpito anche il settore dell'olio d'oliva». Inoltre parlato della necessità di un messaggio comune dell'intero settore ai consumatori «soprattutto per combattere le fake news che possono colpire il consumatore di olio d'oliva». L’olio di oliva, ha detto, «gode di un punteggio molto alto», ma nonostante ciò bisogna continuare a dare informazioni sulle sue proprietà nutrizionali, soprattutto tra i giovani.

Redazione