Raccolta d’olive in impianto superintensivo: -80% di costi
E’ il risultato più eclatante della sperimentazione in un’azienda agricola di Montaperti (Castelnuovo Berardenga) di un sistema produttivo importato dalla Spagna ma applicato pure a cultivar autoctone. Per la raccolta meccanizzata di un quintale d’olive in un impianto superintensivo si spendono 9 euro invece dei 50 che ci vogliono in un impianto classico.
Si è conclusa ieri la raccolta delle olive nell’azienda agricola Vagnoni a Montaperti (Castelnuovo Berardenga), dove dal 2008 i proprietari e il Consorzio Agrario di Siena stanno portando avanti un progetto sperimentale per incrementare la resa olivicola dell’impianto con un sostanziale taglio del costo di produzione. Fra i risultati uno spicca su tutti: la raccolta effettuata con un macchinario nato per raccogliere le uve quale la vendemmiatrice semovente Braud, appena modificata, si presta perfettamente alla nuova funzione con gli impianti di olivi superintensivi. Da una spesa media di 50 euro a carico del produttore per la raccolta di un quintale di olive in un impianto classico si passa a circa 9 euro, con un risparmio di oltre l’80%.
«Un risultato – ha sottolineato Roberto Ceccuzzi, responsabile del servizio tecnico agrario Capsi - che proietta questo metodo di coltivazione nel futuro dell’olivicoltura allo scopo di sostenere l’olivicoltura tradizionale che deve comunque essere rispettata permettendo all’agricoltore una capacità reddituale ben più ampia dettata in primo luogo dal risparmio dei costi di produzione».
Come viene illustrato nella nota di Impress, nell’azienda agricola Vagnoni per il quarto anno consecutivo è stata portata avanti la coltivazione dell’olivo secondo la pratica di derivazione spagnola dell’impianto superintensivo. Per quanto riguarda le cultivar, la sperimentazione è stata fatta su diverse tipologie, autoctone e non, con selezioni precise e mirate ad una resa maggiore sia in termini di qualità che di quantità.
Sono stati confrontati alcuni sesti d’impianto per individuare gli investimenti ottimali di piante ad ettaro:
a) con varietà di olivo adatte al sistema superintensivo, sono state testate, in un caso, 1250 piante ad ettaro, con 4 metri di distanza tra i filari e 2 metri tra un olivo e l’altro; in un secondo caso, 1666 piante ad ettaro con 4 metri tra i filari e 1,5 metri fra un olivo e l’altro; e in un terzo caso, 2500 piante per ettaro con 4 metri tra i filari e un metro fra un olivo e l’altro.
b) con varietà di olivo tradizionali, invece, 1040 piante per ettaro con 4 metri tra un filare e l’altro e 2,4 metri tra una pianta e l’altra.
Le diverse cultivar sono state frante singolarmente per studiarne le rese e comprendere le differenze organolettiche. La produzione olivicola media è stata di 66 quintali ad ettaro, il 55% della produzione ideale. Ad incidere in maniera negativa sui risultati produttivi sono stati principalmente tre fattori della campagna olivicola: il gelo invernale, il forte vento di Scirocco durante l’impollinazione, le alte temperature e la siccità estiva.