Produzione d’olio in Ue: rialzi per Italia e Portogallo, giù Spagna e Grecia
Il quadro della filiera dell’olio di oliva tracciato dall’Area Politiche europee di Confagricoltura a metà dicembre in seguito agli incontri di fine novembre di Copa Cogeca e Commissione Europea: dalle stime produttive della campagna 2021/22 in Europa (-3% della media degli ultimi 5 anni), al lavoro sulla modifica degli standard di commercializzazione (incluse le ipotesi di apertura alla vendita d’olio sfuso all’ingrosso e indicazione delle varietà di olive), ai risultati del progetto Oleum (compresi il metodo strumentale a supporto del panel test e quello per tracciare i polifenoli) e altro ancora.
Il punto della situazione della filiera dell’olio di oliva in Europa è stato tracciato il 18 e 19 novembre all’Olive Oil Working Group (Gruppo di lavoro “Olio di oliva”) del Copa Cogeca e al Civil Dialogue Group della Commissione Europea.
Ecco ciò che è emerso a questi due incontri secondo quanto riportato in una nota di sintesi del 14 dicembre dell’Area Politiche Europee di Confagricoltura.
Riguardo alle stime sull’andamento produttivo, «la previsione di produzione europea di olio di oliva per la campagna 2021/22 è di circa 1.984 mila tonnellate, in diminuzione del 3% rispetto alla media degli ultimi 5 anni – si legge nella nota - con Spagna (-16%) e Grecia (-15%) in calo e Italia (+15%) e Portogallo (+20%) in crescita». Inoltre, viene specificato, «la Commissione prevede fino al 2031 una diminuzione delle aree olivetate italiane del 3%, ma con un aumento della produzione, a fronte di una crescita della superfice e produzione europea del 5%, l’incremento dell’uso di varietà resistenti alle fitopatie ed un impiego sempre più ampio dell’irrigazione» (vedi allegato 1).
«La Commissione – prosegue la nota - ha poi presentato il lavoro sulla modifica degli standard di commercializzazione dell’olio di oliva (vedi allegato 2) ipotizzando una revisione in due step. Con il primo step intende semplificare e chiarire il quadro legislativo attuale anche per adattarlo ai requisiti legislativi introdotti dal Reg. UE n.1308/2013, mentre con il secondo la Commissione mira a realizzare nuovi obiettivi, come la sostenibilità, la tracciabilità e la qualità. Fra le iniziative sul tavolo di discussione per la sostenibilità vi è la vendita di olio sfuso all’ingrosso, per la qualità l’indicazione delle varietà di olive da cui è estratto l’olio e per la tracciabilità l’indicazione in etichetta dei paesi di origine delle miscele e l’inclusione nella definizione della categoria OO di un requisito per una percentuale minima obbligatoria di oli vergini». A questo proposito, Confagricoltura «ha condiviso gli obiettivi di sostenibilità, tracciabilità e qualità evidenziando la necessità di valorizzare le caratteristiche nutrizionali in etichetta e l’opportunità di definire la percentuale di olio vergine nell’olio di oliva per dare uno sbocco di mercato più ampio agli oli vergini».
Sono stati inoltre presentati i risultati del Progetto Oleum che «propone tra l’altro un metodo strumentale a supporto del panel test ed un metodo per tracciare i polifenoli negli oli EVO». Confagricoltura ha colto l’occasione per ribadire «l’attenzione delle aziende per l’uso degli Health Claims [indicazioni sulla salute, ndr] in etichetta inerenti al contenuto di polifenoli finora di difficile utilizzo». (vedi allegato 3)
È stato poi illustrato un resoconto di Finoliva dell’esperienza italiana sulla sostenibilità e valorizzazione territoriale degli oli di oliva (vedi allegato 4).
Redazione