Olio extra vergine di oliva: dalle stime Ismea ai dati reali -80% in Toscana
I consuntivi dei raccolti a livello regionale si rilevano addirittura peggiori delle previsioni: in Toscana siamo a meno 80% rispetto al 2013, nel Lazio meno 70% e in Puglia meno 50%. Le stime Ismea parlavano di flessioni non superiori al 45%, ma la realtà riporta uno scenario catastrofico. “Gli attacchi della mosca olearia, inoltre, hanno minato le quantità ma anche penalizzato la qualità, tanto che si immagina che i quantitativi di extravergine made in Italy non andranno oltre le 80mila tonnellate contro una media di 150mila”, così David Granieri, presidente Unaprol.
Si parla dell’annata peggiore per l’olio d’oliva italiano dalla tremenda gelata del 1956: i diffusi attacchi della mosca olearia, favoriti dalle abbondanti precipitazioni e dal mite clima estivo, disegnano uno scenario a dir poco preoccupante. Il Consiglio oleicolo internazionale (Coi) parla di un calo del 19%, rispetto allo scorso anno, per la produzione mondiale 2014-2015, che supererà di poco i 2,5 milioni di tonnellate. Questo conduce anche a un dato del tutto inedito: per la prima volta, dopo molti anni, il volume dei consumi mondiali sarà più elevato dei quantitativi prodotti. Ovviamente queste previsioni hanno immediatamente causato un rialzo dei prezzi: basta guardare all’Italia, dove, a Bari, l’extravergine con bassa acidità ha superato all’ingrosso la cifra dei sette euro. Una grave conseguenza di questo sono i recenti e ripetuti casi di furto di olive nei campi in Puglia. I due principali produttori, Spagna e Italia, sono anche i paesi più colpiti dalla mosca. Mentre in Grecia cresce la produzione con un +122% rispetto allo scorso anno, rimangono stabili Portogallo e Turchia, con un atteso exploit per la Tunisia, dove si prevedono 260 mila tonnellate contro le scarse 70 mila dello scorso anno. Restando in Italia, ci cercano le cause del drastico calo nella produzione. Secondo Giovanni Zucchi, presidente Assitol, l’associazione delle industrie olearie, sono state le condizioni meteo e gli attacchi della mosca a influire pesantemente sul bilancio, ma vero è che tanto poteva essere fatto intervenendo in tempo: “va anche detto che laddove si è intervenuto in maniera tempestiva con i trattamenti fitosanitari il raccolto o è stato salvato oppure i danni sono stati limitati. E questo dovrebbe spingere a riflettere sui ritardi con cui è stato lanciato l’allarme che forse tradiscono una sottovalutazione del problema. È invece imprescindibile mettere in campo una diversa capacità di reazione”. Forse da qui si può ripartire per migliorare davvero, come ricorda Granieri: “Spesso in agricoltura per far migliorare le cose occorre davvero ripartire da zero. In questa ottica penso che questa stagione possa rappresentare per l’olio ciò che il 1986 e la crisi del metanolo hanno rappresentato per il vino”. Si deve allora passare dalla ricerca delle cause del disastro alla ricerca dei rimedi per far ripartire un settore di produzioni di eccellenza e con un importante ruolo ambientale di prevenzione dal dissesto idrogeologico.
Redazione Floraviva
Fonte: Il Sole 24 Ore