Da “Medoliva” Salvadori promette un piano olivicolo regionale per ridare reddito ai produttori e chiede correzioni della Pac
L’assessore all’agricoltura spiega che è stato attivato un tavolo di filiera per elaborare il piano e ricorda alcune iniziative avviate: i sottoprodotti dell’olio concepiti non più come rifiuti ma risorse, i Pif per il settore con 3,5 milioni disponibili nel 2012, la richiesta di inserire nel greening gli oliveti, la promozione degli oli d’oliva certificati.
L’olivicoltura toscana è fragile. Anche nella filiera di produzione dell’olio di oliva la globalizzazione ha rotto gli equilibri commerciali esasperando la competizione sul ribasso dei prezzi.
La densità per ettaro è inferiore a quella ottimale e le piante hanno un’età mediamente assai elevata, in molti casi addirittura secolare, con soltanto l’1,5-2,4% dei circa 100 mila ettari di superficie regionale a olivo costituiti da olivi impiantati nell’ultimo decennio (il 90% dei quali viene dai vivaisti olivicoli di Pescia, uno dei principali distretti a livello nazionale per la produzione di piante di olivo). Circa il 30% degli olivi toscani (in tutto oltre 15 milioni di piante) rientra nell’olivicoltura marginale (in collina con pendenza superiore al 25%), il 60% in quella tradizionale (pendenza tra il 10 e il 25%) e soltanto il restante 10% in quella intensiva. Risultato? Il dato medio toscano di produttività di olio per pianta risulta molto basso: appena 1,2 kg, come media degli ultimi dieci anni, nettamente al di sotto della media nazionale.
D’altra parte, sul fronte della qualità e della tipicità delle produzioni, le Dop e l’Igp hanno prodotto finora solo in parte gli effetti sperati e la cultura della qualità degli oli extravergini di oliva appare ancora in generale carente sia presso i consumatori che presso gli stessi operatori del settore. Però in Toscana l’olivicoltura rappresenta non solo un’importante attività economica, ma svolge anche funzioni altrettanto rilevanti per la collettività di tipo ambientale, paesaggistico e culturale.
Questo, in sintesi, il quadro della filiera dell’olio d’oliva nella nostra regione emerso ieri nella tavola rotonda sul tema “Dove va l’olivicoltura toscana?” in occasione di Medoliva, la fiera dell’extravergine di qualità del Mediterraneo in programma fino a domani ad Arezzo. Incontro durante il quale l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori ha spiegato le iniziative già avviate dalla Regione Toscana per risolvere la situazione ed ha annunciato di aver costituito uno specifico tavolo di filiera con la partecipazione di tutte le rappresentanze degli olivicoltori dal quale dovrà emergere nei prossimi mesi un Piano olivicolo regionale. Una piano, ha affermato Salvadori, «che dovrà dare un quadro certo» ai produttori e il cui «imperativo» sia «riportare reddito a chi fa olivicoltura». «La Toscana – ha aggiunto l’assessore – ha l’obbligo di candidarsi come “Food Valley” d’Europa e con questo piano noi intendiamo dare un contributo al Commissario europeo Dacian Ciolos e al ministro Catania nella redazione dei piani olivicoli europeo e nazionale».
Salvadori ha inoltre spiegato che «è illusorio pensare che l’agricoltura possa reggersi sulla Pac, la politica agricola comunitaria. La Pac – ha sottolineato – non può sostituirsi al reddito delle aziende e noi dobbiamo avere imprese agricole (e olivicole) che si reggono sulle loro gambe, altrimenti non avremo futuro. Occorre mettere ordine e fare sistema e gli olivicoltori toscani devono sapere in quale orizzonte devono muoversi». In tal senso vanno misure come i Pif (Programmi integrati di filiera), che nel 2011 hanno visto due importanti cooperative di olivicoltori ricevere 2 milioni e 480 mila euro di contributi in grado di attivare investimenti pari a 5 milioni e 700 mila euro e per i quali quest’anno è stata stanziata una riserva specifica di 3,5 milioni di euro per la filiera olivicola olearia.
Ma la Regione ovviamente non prenderà sotto gamba la nuova Pac. Anzi, a proposito del cosiddetto “greening”, cioè sulle «pratiche agricole benefiche per il clima e per l’ambiente che gli agricoltori dovranno applicare a partire dal 2014», chiederà di «far rientrare nelle aree di interesse ecologico anche gli oliveti terrazzati oppure di equiparare le colture legnose agrarie, come appunto l’olivo, alla misura del greening corrispondente al mantenimento del prato permanente in virtù dell’elevato contributo allo stoccaggio del carbonio fornito dagli oliveti». Secondo la nuova Pac, infatti, il greening sarà costituito da tre misure: 1) l’obbligo di diversificare i seminativi (almeno 3 tipologie diverse); 2) l’obbligo di mantenere il prato esistente nell’azienda e 3) l’obbligo di destinare una percentuale di almeno il 7 % dell’azienda ad aree di interesse ecologico (per ulteriori approfondimenti vedi il comunicato della Regione Toscana).
Da ricordare poi la lettera congiunta dell’assessore all’agricoltura e di quello all’ambiente Anna Rita Bramerini, inviata nell’estate 2011, che mira a far sì che i sottoprodotti della lavorazione dell’olio (sanse e nocciolino) non siano considerati rifiuti, ma sottoprodotti adatti agli usi più diversi: disoleazione, combustione, estrazione polifenoli, destinazione a biogas, utilizzo per terricciati ecc.
E infine la promozione. Salvadori ha detto che «così come è stato fatto per il vino, che ne aveva bisogno, dal prossimo anno metteremo a disposizione risorse per la promozione dell’olio». Del resto la Regione si è già mossa quest’anno con la prima edizione della “Selezione degli oli extra vergine d'oliva Dop e Igp della Toscana”, una selezione destinata agli oli a certificazione d’origine (IGP Toscano e DOP Chianti Classico, Terre di Siena, Lucca e Seggiano) a cui hanno partecipato 135 oli (vedi nostro articolo). Tra di essi ne sono stati scelti 59, rappresentanti di tutte le cinque denominazioni geografiche esistenti in Toscana, che sono stati inseriti in un catalogo che farà il giro del mondo.
L.S.