Materie prime agricole in rialzo, sì di Confagricoltura al piano Macron

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Mentre continua la corsa al rialzo dei futures delle principali materie prime agricole per effetto della guerra in Ucraina, all’apertura del Salone Internazionale dell’Agricoltura di Parigi il presidente francese Macron ha annunciato un piano di resilienza per l’agricoltura mondiale per arginare l’impatto della crisi in atto. 
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti dice sì al piano e propone di puntarlo «in due direzioni: sostenere i redditi degli agricoltori tagliati dalla crescita dei costi di produzione e salvaguardare il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo». Anche perché, sottolinea Giansanti, «la riduzione della produzione avrebbe effetti particolarmente negativi sull’inflazione».
Stando agli ultimi dati della Commissione Europea, spiega Confagricoltura, la produzione negli Stati membri della UE di cereali si è attestata a 291 milioni di tonnellate nella campagna di commercializzazione 2021-2022, con un aumento del 4% sulla media quinquennale. Grazie a questi livelli di produzione, le esportazioni di grano verso i Paesi terzi hanno superato in valore i 7 miliardi di euro nel 2020.
Se questo era il contesto prima dell’invasione dell’Ucraina da parte Russia, lo scenario è rapidamente mutato nelle ultime ore, come testimoniato oggi dall’andamento dei futures delle materie prime agricole: il grano ha registrato un aumento di quasi il 10%, informa Confagricoltura, mentre gli incrementi di mais e soia sono stati, rispettivamente, del 5% e 4%. «Sull’andamento delle quotazioni – spiega il presidente di Confagricoltura, Giansanti - incide prima di tutto il blocco dell’attività nei porti dell’Ucraina. I mercati riflettono l’assoluta incertezza sui tempi e sulle modalità per la ripresa delle esportazioni di prodotti agricoli». «Sale, inoltre, la tensione nei Paesi che sono i principali destinatari dei cereali prodotti in Ucraina e nella Federazione Russa – continua Giansanti -. E’ il caso dell’Egitto e della Tunisia, dove le scorte disponibili sono in grado di coprire il fabbisogno interno fino a giugno». E non va trascurato che «sono state riviste al ribasso le previsioni relative ai raccolti di cereali in Argentina e Brasile a causa di una stagione particolarmente secca».
 

Redazione