Cosa possiamo imparare dall’amore del Bhutan per la natura

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Il piccolo stato asiatico, incastonato tra Tibet e India, non solo ha piantato ben 108 mila alberi per festeggiare la nascita del primogenito della famiglia reale, ma punta oggi a diventare il primo Paese del mondo 100% bio e a raggiungere al più presto l’obiettivo di Zero Waste per la riduzione dei rifiuti.

Il sei febbraio scorso è nato il piccolo Gyalsey, figlio del re Jigme Khesar Namgyal Wangchuck e della regina Jetsun Pema. Per festeggiare la nascita gli abitanti del Bhutan hanno piantato 108 mila alberi sigillando ognuno di essi con una preghiera per l’erede al trono, come da tradizione. Non un numero a caso, in quanto 108 è il numero sacro che denota la pulizia da altrettante contaminazioni che potrebbero impedire all’uomo di raggiungere l’illuminazione. Ma non si tratta di un fattore solo religioso, il Bhutan da tempo lavora per diventare il primo Paese del mondo 100% bio. Il rispetto per l’ambiente e l’amore per la natura sono alla base di molte scelte del piccolo stato: la soddisfazione morale dei cittadini viene considerata alla pari della produttività, parametro ormai imperante in altri stati. In questi ultimi anni, infatti, qui è nato il primo villaggio della felicità, dove il benessere dei cittadini conta più del PIL: il nuovo indicatore è il Fil, la “felicità interna lorda”, parametro finito poi anche nell’agenda dell’Onu come alternativa da affiancare ai classici indici basati su sviluppo e produttività. Ecco allora che possiamo imparare qualcosa di importante dal Bhutan: il nostro destino si intreccia sempre più a quello della natura che ci circonda e, di conseguenza, noi potremmo ridefinire il nostro concetto di benessere in questa direzione.

Redazione Floraviva