Tra ovvio e oscuro – Donald Baechler

Come Buster Keaton, il pittore americano Donald Baechler percorre con agilità il sentiero elegante sospeso tra la buccia di banana dell’ovvio e quella dell’oscuro.

Il rischio costante è scivolare, in quel caso il suo lavoro  finirebbe tra lacrime comiche, ma Baechler si salva sempre; nonostante un immaginario talvolta stucchevole costruito da volti da cartone animato, giocattoli e illustrazioni da libro per bambini. Riesce anche a evitare l’imbarazzo che potrebbe nascere dal confronto tra il soggetto dell’artista e la consapevolezza dello spettatore e, infine l’opera riesce a posarsi dalla parte della raffinatezza e del tatto.
Nei primi anni ’80 Donald Baechler catalizza l’attenzione su di sé per la prima volta, fa parte del fenomeno dell’East Village, una corrente influenzata dall’arte tedesca contemporanea e lui, più degli altri, ha partecipato attivamente allo scambio culturale transatlantico, studiando dal 1978 al 1979 a Francoforte alla Staatliche Hochschule fur Bildenke Kuenste.

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Pur non sciogliendo mai il suo legame con la pittura espressionista astratta, Baechler si lascia affascinare dai disegni per bambini e dalle immagini legate all’arte popolare americana, ma nel suo lavoro non c’è niente di outsider. Baechler lavora le superfici in modo posato, spesso con cupa decisione, testurizzando la tela con pezzi di spugna. Questi motivi funzionano come ampie espansioni grigiastre, indifferenti al colore, che è assente dal suo corpus.
Sembra che Baechler abbia reso le sue immagini infantili sempre più casalinghe; un disegno realizzato in modo rozzo si ripete, a volte diventando più goffo o deforme, senza mai perdere il contatto con il soggetto iniziale. Succede che le sue immagini sfiorino l’astrazione, i contorni diventano più spessi, scuri e strani ma anche più disarmanti: ecco apparire degenerazioni platoniche di animali, alberi, teste, figure simili a bambole. Qui trova il soggetto anche per le sue sculture affascinanti, ad esempio il grande “TREE” in bronzo del 1989, un susseguirsi d’imbuti incastonati uno dentro l’altro. La scultura si basa sul semplice ed espressivo “Princeless, Wordless, Loveless”, un dipinto realizzato tra il 1987 e il 1988. Interessanti anche il contorno rosso della figura in “Painting with Balls”, 1986-87 o i due alberi a forma di puzzle accanto alla testa tonsurata in “Deep North” del 1989. Del 1983 è “Root Hound”, dove il profilo anonimo si contrappone all’immagine di una candela fluttuante, l’ambiguità del dipinto suggerisce l’incontro dell’artista da giovane con una serie d’immagini senza radici di David Salle, in cui ritroviamo il rifiuto post-moderno del significato esplicito del giorno.

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Sono di una commovente semplicità le nature morte scultoree di Baechler, che ritraggono fiori e foglie. Alcune ricordano la scultura di Cy Twombly, sagome di compensato a cui sono stati lanciati gesso e cartapesta, altre invece sono fusi nel bronzo e evocano gloriosi biscotti di pan di zenzero floreali.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

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