«Un “quinto conto energia” che porti il fotovoltaico dalla fase speculativa a quella del risparmio energetico senza penalizzare la filiera»

Lo auspica Roberto Battaglini, consulente nel settore dell’efficientamento energetico degli edifici, sentito da Floraviva mentre si attende l’emanazione del decreto con nuove tariffe ed incentivi sugli impianti fotovoltaici. Oggi i prezzi dei moduli sono più bassi e un impianto costa circa la metà di 5 anni fa, ma non ci sono grandi margini per ulteriori riduzioni.

«Siamo a cavallo tra il quarto e il quinto conto energia, che dovrebbe cambiare sostanzialmente le regole del settore fotovoltaico. La bozza del decreto interministeriale prevede una Conferenza Stato-Regioni e ci sono pressioni da parte di operatori del fotovoltaico per modificarne alcuni punti. Alla luce di questo non ci sono certezze».
Così Roberto Battaglini, consulente di Montecatini Terme nel settore dell’efficientamento energetico degli edifici che, come dice lui stesso, «nel piatto del fotovoltaico ci mangia» ma non è fazioso perché si occupa anche degli altri tipi di energie rinnovabili, ci ha riassunto due giorni fa la situazione in cui si trova la filiera fotovoltaica disciplinata appunto dal cosiddetto “conto energia”. Tuttavia non si è sottratto alle domande di Floraviva e ci ha spiegato cosa si attende a grandi linee dalla nuova normativa, al di là dell’accettazione o meno di alcune delle modifiche richieste dagli operatori del fotovoltaico, e soprattutto cosa si auspica.
«La bozza del decreto – premette Battaglini precisando il quadro della situazione – prevede come entrata in vigore del quinto conto energia la data più lontana fra il 1° luglio 2012 e il momento in cui sarà raggiunto il tetto di spesa per gli incentivi di 6 miliardi. Adesso credo che siamo intorno ai 5 miliardi e mezzo di spesa, per cui verosimilmente al 1° luglio non avremo ancora raggiunto il tetto previsto. In ogni caso, raggiunto il tetto, ci sarà un altro mese da aspettare prima dell’entrata in vigore».
Però, a prescindere dai dettagli procedurali e da eventuali aggiustamenti in sede di Conferenza unificata, sostiene Battaglini, «il quinto conto energia porterà cambiamenti drastici». Si andrà verso «una sorta di tariffa incentivante onnicomprensiva corrisposta in base ai chilowatt prodotti» e l’incentivo sarà abbassato. Questo, spiega, «anche perché il costo degli impianti è diminuito: limitandoci a quelli domestici, nel 2007 ci volevano 7 mila euro per 1 chilowatt di potenza, adesso circa 3500 euro». Ma soprattutto sarà rivoluzionata la filosofia, l’approccio al fotovoltaico, che non sarà più visto come occasione speculativa grazie a «un sistema di incentivazione troppo ricco rispetto agli altri Paesi europei e insostenibile» e avrà invece come obiettivo, in particolare a livello domestico o di piccola impresa, «l’efficienza e il risparmio energetico» nel contesto di «un’ottimizzazione tecnologica complessiva degli impianti degli edifici».
In altre parole, in un quadro che vede ormai per le nuove abitazioni «l’obbligo di 1 kw di potenza per l’energia elettrica da fonte rinnovabile», sarà incoraggiata la produzione di energia elettrica che mira all’autosufficienza energetica o quasi degli edifici, e comunque alla loro efficienza complessiva. Ad esempio saranno sempre più diffuse le pompe di calore elettriche alimentate dal fotovoltaico in sostituzione delle caldaie. Ma sono tantissime le soluzioni tecnologiche e applicazioni pratiche legate a questo approccio del quinto conto energia che tende a “incentivare un uso diretto dell’energia” piuttosto che la vendita.
Verosimilmente, spiega Battaglini, con la nuova normativa «fino a 12 kw l’impianto fotovoltaico sarà realizzabile senza problemi, mentre da quel tetto (o una sua modifica) in su, per avere gli incentivi, si dovrà essere registrati dal Gestore dei servizi energetici (Gse), che stilerà una sorta di graduatoria secondo criteri diversi dal passato e più legati alla virtuosità energetica degli interventi che i vari soggetti intendono fare con gli impianti fotovoltaici».
E non c’è il timore che nella bozza definitiva gli incentivi siano eccessivamente abbassati fino al punto da compromettere una filiera in crescita e che dà lavoro a tante persone?
«Certo – risponde Battaglini – bisogna che la fase di transizione sia gestita in modo da dare alla filiera del fotovoltaico il tempo di adeguarsi alle nuove tariffe. Ci vuole una gradualità». Va considerato poi che «i costi degli impianti non potranno diminuire all’infinito, visto che l’incidenza dei moduli è sempre minore e il prezzo finale è determinato anche da tante altre voci non comprimibili fra cui la manodopera».

Lorenzo Sandiford