Innovazioni nella logistica del vivaismo, che esporta -20%

logistica del vivaismo - export vivaistico

Risultati del progetto IN.TRA.VIVA, guidato da Coldiretti Pistoia, per migliorare la logistica del distretto vivaistico pistoiese, il cui export cala nel 2022.

 
La guerra ha fatto calare l’export di piante ornamentali di Pistoia del 20% nel 2° trimestre del 2022. Dopo una crescita del periodo post pandemia, con il record di esportazioni del polo vivaistico ornamentale pistoiese del 2021, pari a 377 milioni di euro annuali, di cui 109 mln nel 2° trimestre, la situazione è molto peggiorata quest’anno, a seguito della guerra in Ucraina: le vendite all’estero di piante del distretto pistoiese sono scese a un valore di circa 88 milioni di euro.
A renderlo noto ieri l’altro è stata Coldiretti Pistoia che ha presentato a convegno i risultati di un progetto di 4 anni dedicato al miglioramento di efficienza ed efficacia nella logistica del vivaismo e nei trasporti delle piante ornamentali: il progetto IN.TRA.VIVA, che ha avuto come capofila la rete di Coldiretti Pistoia (Impresa Verde) e quali filoni di ricerca principali la diagnostica delle piante durante i trasporti, i sistemi di carico, materiali biodegradabili per il confezionamento e le strategie di posizionamento commerciale tramite i vari canali di vendita. Obiettivi tanto più rilevanti in scenari di mercato così difficili come quelli attraversati negli ultimi anni, in cui abbiamo «vissuto appieno i tre eventi che hanno messo ‘sotto stress’ il mondo della logistica globale: pandemia, aumento dei costi delle materie prime, guerra in Ucraina».
Come sottolinea la nota di ieri di Coldiretti Pistoia, «il mondo della logistica nel vivaismo ornamentale è un puzzle di competenze scientifiche, tecniche e organizzative, risorse materiali e immateriali: tante tessere che si devono incastrare». Indici stivaggio, sensori, pellicole e antitraspiranti, temperature e sostanze volatili e così via. «Farne sintesi – viene osservato - è indispensabile per supportare nelle decisioni le aziende che producono piante e che operano lungo la filiera, per far loro intuire gli scenari futuri e le opportunità offerte dalla ricerca; strade promettenti e da evitare».
IN.TRA.VIVA ha messo insieme aziende ed enti di ricerca, con capofila Impresa Verde, ed è stato cofinanziato nell’ambito del Psr della Toscana. Le 4 aziende vivaistiche che hanno collaborato a vario titolo al progetto sono Giorgio Tesi Group, Romiti Vivai di Pietro e Figli, Floriamiata srl e Società Agricola G & G Baldetti S.S. Parte del gruppo anche il Centro Assistenza Imprese Coldiretti Toscana (CAICT), che ha curato gli incontri formativi.
 

Filoni d’indagine e risultati del progetto

Un primo aspetto messo a fuoco è stato quello della «diagnostica dello stato di salute delle piante durante i trasporti», vale a dire in primis «misurazione e studio dei sensori più opportuni, in relazione ai costi e all’efficacia». Ad esempio, in «un container che viaggia per mesi in Europa e nel Vicino Oriente, con dentro stipate piante di acero o cipresso, che dopo 2/3 mesi di trasporto dovranno essere messe a dimora e che dovranno essere ed apparire sane e belle». «Su questa simulazione – viene spiegato - hanno ‘indagato’ in parallelo il Dipartimento per l’Innovazione dei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali dell’Università della Tuscia e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Risultati: è minimo costo dei sensori che rilevano umidità, temperature e altre elementi utili a comprendere lo stato di salute delle piante durante i trasporti in container refrigerati». Inoltre viene spiegato che «la poca luce non crea eccessivo stress alle piante testate (più volte): acero, viburno, ligustro, cipresso, che nelle condizioni sperimentali hanno vegetato proficuamente. Piante che resistono bene anche all’assenza d’acqua. Anzi! È l’eccesso di umidità a creare condizioni propizie al proliferare di marciumi e muffe».
Un altro filone di ricerca, a cura del PackLAB, il laboratorio di Food Packaging dell’Università degli Studi di Milano, è stato la sperimentazione di un nuovo packaging biodegradabile. «La pellicola testata per ricoprire le singole piante, basata su Acido Polilattico (PLA), - viene riferito - è risultato alla prova ‘container’ troppo delicata, e a fine esperimento in molti casi si era già degradata. In combinazione con la pellicola (e non), per migliorare la tenuta delle piante in viaggio, sono stati sperimentati, a cura del Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pescia (Crea OF), nuovi prodotti antitraspiranti biodegradabili nel trasporto a lunga distanza delle piante ornamentali. È stato verificato che l’uso di antitraspiranti non apporta significativi utilità alle piante, che in generale si sono mostrate resilienti alle condizioni di trasporto».
«Un’altra tessera del puzzle – si legge nella nota di Coldiretti Pistoia - è stato lo studio di sistemi di carico, con il Polo Universitario Sistemi Logistici di Livorno dell’Università di Pisa che ha messo a punto il ‘Fito-Stand’  un sistema per caricare piante ornamentali sui mezzi di trasporti. Una innovazione degli attuali ‘carrelli’ che permette una maggiore efficienza e sicurezza nei piazzali di carico e a destinazione».
Inoltre è stato oggetto di studio il potenziale vantaggio economico/produttivo delle innovazioni, che è stato monitorato da Coldiretti-Impresa Verde Pistoia, tramite il lavoro della professoressa Silvia Scaramuzzi, docente Economia ed estimo rurale all’Università di Firenze, che ha evidenziato i fattori critici delle innovazioni in termini di costi e benefici.
Lo studio ha infine evidenziato «lo scenario competitivo verso cui si tende con una tripartizione dei canali di vendita, tra operatori specializzati nella distribuzione di piante (garden), distribuzione non specializzata (centri commerciali), e online. Con una quota di circa il 30% per ogni canale». 
 

Redazione