Alex Hanazaki e l’arte di raccontare con i giardini
Alex Hanazaki architetto del paesaggio e non semplicemente uno dei tanti discepoli di Roberto Burle Marx, bensì uno dei più grandi nomi del paesaggio brasiliano contemporaneo.
Il suo studio, a San Paolo, è uno dei pochi in Brasile ad essere specializzato nei progetti architettonici per aree esterne.
Hanazaki afferma “Il paesaggio è qualità della vita e mi piace trattare questa qualità come arte”, come dargli torto?
La maggior parte delle sue proposte sono incentrate sulla costruzione di paesaggi naturali, che hanno il merito di richiedere poche risorse e manutenzione.
Il suo team ha progettato soluzioni senza tempo, mescolando idee moderniste, brutalismo brasiliano e tropicalismo, ma è dalla natura che arriva l’ispirazione per tutte le forme, i colori, le texture degli ambienti creati dai progetti di Alex Hanazaki, che infatti confessa: “come paesaggista, cerco sempre di copiare la natura”.
Durante la sua formazione in Architettura e Urbanistica ha conciliato il lavoro in vari uffici di settore, questo ha aiutato Hanazaki a sviluppare la sua conoscenza pratica in diverse aree, fino a che non ha scoperto la sua vera vocazione. Attraverso un percorso complementare agli studi ufficiali ha ottenuto la sua risposta, ovvero: il paesaggio.
Il suo nome appare in diverse pubblicazioni di architettura ma, recentemente, Alex Hanazaki ha realizzato un’impresa che nessun altro designer brasiliano aveva raggiunto prima: per ben due anni consecutivi, nel 2014 e nel 2017, ha ricevuto i Professional Award dall’ASLA – American Society of Landscape Architects. È stato nominato uno dei migliori giardinieri del mondo.
Hanazaki progetta ambienti ricchi di diversità, sia negli elementi vegetali che nelle forme geometriche. Il suo è un rigore estetico sommo, che potremmo definire al limite del perfezionismo estremo ma, allo stesso tempo, esplora e fa esplorare esperienze sensoriali insolite.
La sua sfida? Creare giardini come opere d’arte.
I suoi giardini sono molto architettonici, la caratteristica principale dei suoi progetti è domandare ad alcuni materiali artificiali di unirsi in modo armonioso, esattamente come potrebbe accadere nell’ambiente naturale.
I volumi, con i loro diversi colori e trame, a volte generando movimenti o suoni, rappresentano come attori sul palcoscenico tutti e 5 gli elementi: terra, fuoco, legno, metallo, acqua.
Questo è più evidente nell’inserimento dei giardini verticali, camini e cascate.
La vegetazione è un elemento che integra e completa la sua architettura esterna. Ogni piccolo elemento e carico di memoria emotiva, una testimonianza della storia dell’architetto, di cui è così orgoglioso.
Con i toni della terra rappresenta, negli interni, la sua giovinezza, dalla sottile incidenza della luce naturale e da elementi di sostenibilità.
La sua fase urbana e cosmopolita è legata ai toni più grigi e all’impiego di alta tecnologia, come illuminazione a LED.
Il paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin