Il Parco di Pinocchio a Collodi: «il prototipo di oltre cinquanta giardini con sculture in toscana»
Mariella Zoppi, fra i massimi esperti di arte e storia del giardino, sceglie, affidandosi al criterio storico, «il primo parco di sculture costruito nel Dopoguerra in Italia». Un parco con «firme famose di artisti», con poche ma ben utilizzate varietà di piante, che «ispira per l’atmosfera da fiaba» e per l’inimitabile contesto paesaggistico.
«Il giardino è sogno, aspirazione, manifesto, scena, rigore e trasgressione. Una dimensione assoluta e singolare dello spazio, in cui anche il tempo può essere cancellato. Il giardino è un atto creativo dove dominano le stagioni, i venti, il clima, le luci e le ombre. È una composizione in cui natura e cultura danno vita a un’opera d’arte».
Sono le frasi che si leggono aprendo il sito web personale di Mariella Zoppi e cliccando sulla voce «giardino» adagiata su uno sfondo fotografico raffigurante uno scorcio di paesaggio mozzafiato a Pienza. Già da tale indizio si capisce che non è un caso che cominci da lei il viaggio di questa rubrica attraverso i tanti giardini, e parchi e orti botanici, “da intervista” della Toscana. Ma soprattutto, ovviamente, c’è il curriculum: architetto e paesaggista, professore ordinario di Urbanistica alla facoltà di Architettura di Firenze, di cui è stata preside, Mariella Zoppi, già assessore alla cultura della Toscana, ha fondato, sempre a Firenze, nel 1997, la Scuola di specializzazione post laurea in “Progettazione dei giardini e architettura del paesaggio”. Dieci anni prima aveva tenuto una cattedra di Cultura italiana all’Università di Berkeley in California con un corso monografico sui “Giardini storici italiani”. Per non parlare delle svariate pubblicazioni su questi temi e, dulcis in fundo, il titolo del corso tenuto quest’anno nell’ambito della laurea magistrale in Architettura del paesaggio di cui è presidente: l’«Arte dei giardini».
Ebbene il giardino da intervista scelto da Mariella Zoppi è il Parco di Pinocchio a Collodi, a pochi chilometri da Pescia. Uno spazio museale aperto al pubblico in mano alla Fondazione Collodi, che gestisce anche il Giardino Garzoni situato lì di fronte, nella ripida collina su cui è abbarbicato il borgo, quasi fosse un’immensa scalinata di abitazioni. Fondato nel 1956, nacque da un’idea di Rolando Anzilotti che nel 1951, quando era sindaco di Pescia, pensò di creare in quello spazio davanti al borgo un complesso monumentale dedicato al burattino più famoso del mondo e costituì il «comitato per il Monumento a Pinocchio» invitando i maggiori artisti dell’epoca a un concorso. Vinsero ex aequo Emilio Greco con il gruppo bronzeo “Pinocchio e la fata” e Venturino Venturini con la “Piazzetta dei mosaici” in cui sono raffigurati i principali episodi delle Avventure di Pinocchio. Con gli anni il Parco è stato ampliato e arricchito sempre sotto la guida di grandi artisti e architetti, fra cui Pietro Porcinai.
Mariella Zoppi ha scelto questo parco di sculture per varie ragioni, che possono essere così riassunte: «è il prototipo di oltre 50 parchi del genere in Toscana», è «costruito da firme famose» e «ispira per l’atmosfera fiabesca e la vicinanza all’unico giardino barocco degno di tale nome in Toscana, il Giardino Garzoni». Ma approfondiamo un po’ la valutazione della professoressa Zoppi.
«Il parco è stato costruito in due tempi», spiega. «La prima costruzione risale al 1956, in seguito a un concorso del 1953, e vide coinvolti l’architetto Renato Baldi, pistoiese, e l’architetto Lionello De Luigi, docente alla facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, che progettarono lo spazio dove furono inserite le opere di due artisti importanti: lo scultore Emilio Greco, a cui si deve la scultura dedicata a Pinocchio con la fata che è un po’ il monumento simbolo dell’intero parco, e Venturino Venturini, pistoiese, autore della “Piazzetta dei mosaici”». «Questa prima parte – nota Mariella Zoppi – ha un impianto geometrico e accoglie circa 1300 piante: dai lecci intorno alla piazzetta dei mosaici ai pini e l’alloro. Una prevalenza di piante sempreverdi, dunque».
La seconda parte del Parco è il Paese dei Balocchi e risale al 1972. Si tratta di un percorso fantastico attraverso circa un ettaro di macchia mediterranea progettato da Pietro Porcinai, «il paesaggista più famoso nel ‘900 italiano», e ospita sculture in bronzo e acciaio di Pietro Consagra e costruzioni di Marco Zanuso. Quest’area, osserva la professoressa Zoppi, è contraddistinta da «un impianto molto più libero, con sentieri a serpentina, molto sinuosi, e si articola in vari spazi particolari, quali la balena, il labirinto e il covo dei pirati, e poi ancora spazi più minuti segnati da precisi edifici e statue». «Qui – aggiunge – la cosa più interessante è certamente la balena, che è una stupefacente scultura di Marco Zanuso decorata da Augusto Piccoli e circondata da un bellissimo boschetto di bambù. Poi ci sono tanti interessanti accorgimenti e dettagli. La vegetazione è caratterizzata da piante di tipo mediterraneo: olivi e il bambù usato con edera tappezzante in basso nei pressi del laghetto e come rampicante nel labirinto».
Il Parco di Pinocchio, commenta Mariella Zoppi, «riassume bene l’idea della fiaba e quindi di questo personaggio che è diventato ormai una sorta di mito a livello mondiale». «Ed è poi rilevante – dice – il fatto che sia un parco all’aperto di sculture e che quindi abbia in sé l’idea dell’arte e della cultura: il primo in Italia con queste caratteristiche, nato da un concorso pubblico nel Dopoguerra». Pertanto, continua, «ha un significato storico a livello nazionale come giardino capace di unire natura e cultura».
«Trovo che sia un parco che funziona sempre: a tutte le età e in tutte le stagioni dell’anno - aggiunge Mariella Zoppi –, e non è sempre così, per i giardini». Ad esempio lo stesso Giardino Garzoni «si può apprezzare in tutta la sua bellezza solo se si conosce la storia dell’architettura dei giardini, qui invece non ce n’è bisogno. E’ un luogo che sembra essere fuori dal tempo e dalle stagioni, come le fiabe che si leggono a tutte le età. E’ davvero qualcosa di eccezionale». «E poi, affacciandosi al bordo del Parco di Pinocchio, che è delimitato dal torrente Lima – conclude la professoressa - si vede in una prospettiva molto scenografica Villa Garzoni con le sue rampe e il borgo dietro sulla collina, e si può intuire la grandiosità del suo giardino, che dal parco resta invisibile».
Il passaggio di testimone per un futuro ruolo di “giardino da intervista” per quest’ultimo?
Lorenzo Sandiford
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